Il diritto nella logica complessa

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Quello che osserviamo non è la natura in se stessa ma la natura esposta ai nostri metodi di calcolo“ (Heisenherg – 52 – La rete della vita – F. Capra, BUR)

 

La scienza è un connubio generalizzazione/legami in cui la “rilevanza” è data dalla validità delle generalizzazioni, di cui l’essenza è la spiegazione del fenomeno; in questo rapporto la certezza dell’accadimento si trasforma nella probabilità dell’evento, il meccanicismo logico matematico viene a coniugarsi al dato sperimentale che può smentirlo per l’incompletezza o insufficienza, la visione del “mondo” viene quindi ad ondeggiare tra determinismo e indeterminismo, per Boltzmann vi è una approssimazione nello “stato naturale” che impedisce una visione completamente determinata, approccio che può essere solo erroneamente avvicinato ad un relativismo assoluto che a sua volta impedisce la costituzione di un qualsiasi sistema sostenibile.

Il metodo ipotetico-deduttivo deve essere quindi sostituito da un metodo fondato sulla induzione esplicativa nella quale il movimento va sempre analizzato relativamente al sistema di cui fa parte, ogni cambiamento riflettendosi nel sistema possiede, quindi, una doppia lettura relativa all’oggetto osservato e al sistema nel suo complesso, dall’osservazione del reale interviene una normazione logica di cui se ne osservano le conseguenze, queste tuttavia hanno implicazioni e deduzioni maggiori del momento empirico da cui sono scaturite, vi è quindi un’osmosi tra realtà e logica normativa che si risolve in una vicendevole dinamica di sistema, in cui a fronte di una analisi logica del sistema vi sono solo delle spiegazioni psicologiche per l’errore.

Il sistema giuridico moderno isolato, preso per se stesso, è strutturato secondo una logica meccanicistica tuttavia nel momento in cui interagisce con gli altri sistemi umani acquista una logica probabilistica secondo termini adattivi, nei sistemi complessi si verifica un fenomeno fondamentale di adattamento mentre acquistano informazione, circostanza che porta ad una riorganizzazione continua la quale non avviene linearmente, la presenza di continui feedback crea l’impossibilità di individuare il punto di partenza per le previsioni di comportamento del sistema, si perde così la correlazione temporale e causale con comportamenti imprevedibili che si svolgono parallelamente su più livelli temporali (Gandolfi).

La regolamentazione di un sistema di complessità crescente risulta essere direttamente proporzionale alla crescita esponenziale delle sue possibilità creative e combinatorie, naturalmente questo fa sì che il sistema per sussistere dovrà limitare questa libertà teorica dei suoi elementi costitutivi subordinandoli ai principi di funzionamento del sistema gerarchico superiore, i quali possono essere “constatabili empiricamente ma non deducibili logicamente”(Morin).

Al superamento di una determinata soglia critica di complessità vi è infatti il sorgere di una nuova autorganizzazione costituita dall’intreccio di numerosi ipercicli di feedback, la nuova dinamica globale del sistema che viene ad instaurarsi porta ad ignorare selettivamente i rapporti interni ai singoli elementi che lo compongono in quanto quello che prevale sono le relazioni fra gli elementi piuttosto che negli elementi (Haken), vi è di fatto una semplificazione della crescente complessità che tuttavia ricrea il processo fino ad un’ulteriore soglia di autorganizzazione (Laszlo).

Questi processi non sono tuttavia soggetti a leggi rigorosamente deterministiche, vi è quindi un principio di indeterminazione che si risolve in una probabilità dovuta ad una crescente differenziazione quale frutto della specializzazione, vi è una espansione inflattiva che riducendo il possibile campo di osservazione induce ad errori deduttivi, sull’orlo di questa espansione si forma la nuova formazione che a sua volta retroagirà modificando la struttura già consolidata, in questo interagire tra noi e il mondo in cui siamo immersi e di cui ne costituiamo una parte si pone il confine di una nostra possibile scelta e quindi del conflitto tra l’Io e il nostro desiderio di libertà, il confine sarà sempre variabile e in una relazione talvolta conflittuale, talvolta collaborativa tra le possibilità offerte e i limiti imposti dal sistema all’individuo, d’altronde l’impossibilità di una certezza meccanicistica richiesta al diritto che si risolve nel concreto in una probabilità regolativa legata direttamente nella sua efficienza al sistema culturale dominante, viene a confliggere con la necessaria razionalizzazione di un sistema economico efficiente e nella sua crescita sostenibile nel tempo (Weber).

“Il mondo appare così come un complicato tessuto di eventi, in cui rapporti di diversi tipi si alternano, si sovrappongono o si combinano, determinando in tal modo la struttura del tutto” (Heisemberg) (41 – La rete della vita – F. Capra – BUR), vi è quindi un’impossibilità di comprendere un sistema per mezzo di un’analisi riduzionistica anche se questa può essere risolutiva nell’affrontare il singolo evento di per sé isolato dal contesto, dobbiamo tuttavia considerare che anche la stessa regolamentazione raggiunto un sufficiente livello di complessità tende a far emergere delle nuove proprietà che ne rendono autonoma la gestione, talvolta indipendentemente dalla sua efficacia, d’altronde anche un semplice osservatore intervenendo diventa di per se stesso parte della soluzione del problema senza che tuttavia vi sia una effettiva conoscenza della configurazione dell’oggetto dell’evento nelle sue possibili relazioni, in quanto questo dipende dai nostri metodi di osservazione e di calcolo che rendono identificabile la configurazione dell’oggetto all’interno della fitta rete di relazioni (Capra).

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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