Trattative per i rinnovi dei CCNL: guida pratica per giuristi e consulenti del lavoro

Rinnovi CCNL 2025: guida giuridica per gestire welfare, arretrati e clausole di garanzia, tra ultrattività e rischio contenzioso.

Lorena Papini 25/09/25
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Il rinnovo dei contratti collettivi (CCNL) in discussione nel 2025 (vedi tabelle nell’ultimo paragrafo) non riguarda solo le rivendicazioni salariali. È un passaggio che ridefinisce l’assetto complessivo del rapporto di lavoro, dal welfare ai sistemi di inquadramento. Per chi assiste imprese o lavoratori, questo significa confrontarsi con clausole nuove, interpretazioni non consolidate e il rischio concreto di contenzioso. Il punto di partenza è riconoscere che, in assenza di rinnovo, opera l’ultrattività: le vecchie regole continuano ad applicarsi, ma non senza ambiguità sugli arretrati e sulla maturazione dei diritti. Per approfondimenti sul nuovo diritto del lavoro, abbiamo organizzato il corso di formazione Corso avanzato di diritto del lavoro -Il lavoro che cambia: gestire conflitti, contratti e trasformazioni.

Indice

1. Le trattative settoriali: spunti di rilievo giuridico


Alcuni settori mostrano con chiarezza le questioni destinate a riflettersi sul piano interpretativo:

  • Metalmeccanici industria: la richiesta sindacale di aumenti consistenti (+280 euro lordi) si scontra con la linea datoriale incentrata sulla sostenibilità. In caso di mancato accordo, l’ultrattività contrattuale determina effetti complessi: la validità delle vecchie disposizioni e l’eventuale maturazione di arretrati divengono terreno di contenzioso.
  • PMI metalmeccaniche (Confapi): l’introduzione di 200 euro di welfare e di aumenti scaglionati ha reso necessario specificare criteri di erogazione e decorrenze. Giuridicamente rilevante la clausola di garanzia collegata all’inflazione, che impone di chiarire quale indice utilizzare (IPCA, inflazione generale, depurata).
  • Pubblico impiego: la negoziazione con l’ARAN tocca nodi delicati di compatibilità con i vincoli di finanza pubblica. La revisione delle declaratorie professionali e l’incremento della contrattazione decentrata pongono il problema di uniformità dei criteri e di coordinamento con la normativa primaria.

2. Gestire le clausole economiche


Sul piano retributivo, i rinnovi stanno introducendo due strumenti centrali: aumenti scaglionati e clausole di indicizzazione automatica. Nel settore metalmeccanico, ad esempio, gli incrementi vengono distribuiti in più tranche, con il rischio di contestazioni sulla decorrenza e sul calcolo degli arretrati. È quindi essenziale verificare i criteri temporali indicati nei testi contrattuali e chiarire con le aziende la corretta imputazione contabile delle somme. Quanto alle clausole di garanzia, il punto critico è l’indice di riferimento: IPCA, inflazione generale o altro parametro? In mancanza di un’indicazione univoca, il rischio di interpretazioni divergenti è elevato. L’avvocato dovrà valutare caso per caso quale parametro risulti più coerente con la prassi negoziale e con i principi generali del diritto contrattuale.

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3. Interpretare welfare e benefit


Un altro fronte in crescita è quello del welfare contrattuale. Le somme monetizzate (come i 200 euro previsti dal contratto Confapi) o i benefit in natura si pongono il problema dell’assorbibilità rispetto a premi aziendali o trattamenti individuali già in atto. In assenza di clausole esplicite, è necessario verificare la natura giuridica dell’istituto: se integra la retribuzione, tende a non essere assorbibile; se invece si configura come misura premiale, la cumulabilità deve essere valutata alla luce del principio di non discriminazione. Inoltre, occorre considerare il regime fiscale e contributivo dei benefit, spesso oggetto di circolari interpretative non sempre coordinate con la disciplina contrattuale.

4. Formazione, sicurezza e inquadramenti


Le piattaforme sindacali insistono sulla formazione continua e sul rafforzamento degli obblighi di sicurezza. Per i consulenti è importante distinguere tra clausole programmatiche e clausole cogenti: solo le seconde generano obblighi giuridicamente vincolanti e quindi azionabili in sede contenziosa. Sul fronte degli inquadramenti, la revisione delle declaratorie deve essere interpretata alla luce della transizione digitale ed ecologica. Qui il rischio è di sovrapposizione con le mansioni effettivamente svolte, con conseguenti rivendicazioni di corretto inquadramento e adeguamento salariale.

5. Prepararsi ai contenziosi


Il giurista deve attrezzarsi a gestire un aumento delle controversie, soprattutto in tre ambiti:

  • Decorrenza degli aumenti e calcolo degli arretrati, dove la mancanza di chiarezza nei testi può alimentare richieste divergenti.
  • Assorbibilità dei trattamenti di welfare, che richiede un’analisi comparata tra contratto collettivo, accordi aziendali e pattuizioni individuali.
  • Ultrattività contrattuale, con domande giudiziali volte a far riconoscere diritti maturati anche in assenza di rinnovo.

6. Conclusioni operative


Per avvocati e consulenti del lavoro, i rinnovi contrattuali dal 19 settembre 2025 rappresentano un terreno di lavoro complesso ma strategico. L’approccio corretto è duplice: da un lato, fornire alle imprese linee interpretative chiare e rispettose degli obblighi contrattuali; dall’altro, tutelare i lavoratori valorizzando le clausole più favorevoli e contrastando eventuali applicazioni riduttive. In prospettiva, la contrattazione collettiva tenderà a rafforzare il welfare, a moltiplicare le clausole di garanzia e a demandare sempre più alla contrattazione decentrata la disciplina dei dettagli. La funzione del giurista sarà quindi quella di garante della coerenza, dell’effettività e della sostenibilità di queste regole, affinché il contratto collettivo continui a rappresentare uno strumento di equilibrio tra competitività e dignità professionale.

7. Tabelle riassuntive sui CCNL in rinnovo


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