Delibera assembleare e proprietà privata: limiti e poteri del condominio

La Cassazione ribadisce che l’assemblea condominiale non può deliberare su beni esclusivi senza il consenso del proprietario.

Redazione 19/08/25
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La Seconda Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16893/2025, ha riaffermato un principio fondamentale riguardante la gestione condominiale: l’assemblea dei condòmini non può deliberare su beni di proprietà esclusiva dei singoli, nemmeno quando queste decisioni riguardano la manutenzione dell’edificio condominiale. Il caso specifico che ha portato alla pronuncia verteva su una delibera condominiale che imponeva interventi di manutenzione sulla copertura dell’edificio, coinvolgendo un’unità immobiliare privata per l’accesso, senza il consenso del proprietario dell’appartamento interessato. La sentenza ha avuto implicazioni dirette sulla legittimità delle decisioni condominiali, stabilendo un confine chiaro tra beni comuni e beni privati. Per un approfondimento in materia condominiale, consigliamo la “Guida pratica al condominio dalla A alla Z”, con oltre 230 quesiti e soluzioni., disponibile sullo shop Maggioli e su Amazon. In materia, abbiamo anche organizzato il Master in diritto condominiale – Responsabilità dell’amministratore, gestione dei conflitti e casi pratici

Corte di Cassazione -sez. II civ.- ordinanza n. 16893 del 24-06-2025

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Indice

1. Il caso concreto e la nullità della delibera


La controversia ha avuto origine dalla decisione di un’assemblea condominiale che prevedeva che, per effettuare lavori di manutenzione sulla copertura dell’edificio, fosse necessario transitare attraverso un appartamento situato all’ultimo piano, di proprietà esclusiva di un condomino. Inoltre, la delibera imponeva la riapertura di alcuni fori nel muro di contenimento tra due proprietà, con la finalità di consentire il deflusso delle acque. La Corte d’Appello ha annullato la delibera, ritenendola nulla nella parte che autorizzava l’uso del bene privato senza il consenso del proprietario. La decisione è stata poi oggetto di un ricorso in Cassazione da parte di alcuni condomini che si erano opposti alla pronuncia. Per un approfondimento in materia condominiale, consigliamo la “Guida pratica al condominio dalla A alla Z”, con oltre 230 quesiti e soluzioni., disponibile sullo shop Maggioli e su Amazon.

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2. Il principio giuridico affermato dalla Cassazione


La Cassazione ha confermato la nullità della delibera, ribadendo che l’assemblea condominiale non ha la possibilità di decidere su beni di proprietà esclusiva di un singolo condomino o di terzi. La Corte ha richiamato una propria giurisprudenza consolidata, in particolare la sentenza n. 9839/2021, in cui si affermava che l’assemblea può deliberare solo sulle parti comuni dell’edificio. Qualsiasi intervento che riguardi beni di proprietà privata esclusiva, anche indirettamente, non può essere deciso a maggioranza, ma necessita dell’accordo esplicito e consapevole del titolare del bene.

3. I limiti imposti alle decisioni condominiali


L’orientamento espresso dalla Corte è chiaro: la deliberazione dell’assemblea che impone l’accesso a un bene di proprietà esclusiva, come nel caso specifico della necessità di transito attraverso un appartamento per accedere al tetto comune, è illegittima se non vi è il consenso del proprietario. L’assemblea condominiale ha competenza esclusivamente sulla gestione dei beni comuni e non può estendersi a decisioni che riguardano i diritti individuali dei singoli condòmini, senza una base contrattuale che preveda l’accordo di tutti gli interessati. In caso contrario, la delibera è nulla per impossibilità giuridica dell’oggetto deliberato, che incide sui diritti dei singoli e non può essere imposta a maggioranza.

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4. Le ricadute pratiche per gli avvocati


Questa sentenza ha implicazioni pratiche rilevanti per gli avvocati che si occupano di diritto condominiale. Prima di intraprendere qualsiasi azione legale in materia di delibere assembleari, è essenziale che gli avvocati verifichino se la decisione dell’assemblea rientra nelle attribuzioni dell’organo condominiale, come delineato dalla giurisprudenza della Cassazione. In particolare, le delibere che coinvolgono beni di proprietà esclusiva devono essere scrutinati con attenzione, poiché qualsiasi decisione che imponga limiti o obblighi su questi beni senza il consenso dei proprietari rischia di essere annullata in tribunale. La corretta valutazione delle competenze dell’assemblea e la necessità di ottenere il consenso dei singoli condomini potrebbero essere determinanti nel corso di eventuali contenziosi. Inoltre, la sentenza suggerisce che in caso di controversia, il ricorso alla giurisprudenza consolidata della Cassazione potrebbe essere una strategia vincente per contestare delibere illegittime, contribuendo a garantire una gestione condominiale più trasparente e rispettosa dei diritti individuali.

5. Conclusioni


L’ordinanza n. 16893/2025 della Cassazione ribadisce un principio fondamentale per il diritto condominiale: le delibere assembleari devono riguardare esclusivamente le parti comuni dell’edificio e non possono imporre decisioni sui beni privati dei singoli condomini senza il loro consenso. Questo rafforza la protezione della proprietà privata e stabilisce un limite chiaro alle competenze dell’assemblea. Per gli avvocati, questa sentenza sottolinea l’importanza di una corretta interpretazione delle attribuzioni dell’assemblea e delle necessità di consenso nei casi che coinvolgono beni esclusivi, con conseguenti risvolti pratici nelle consulenze e nei contenziosi condominiali.

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