TikTok, il social network più popolare degli ultimi anni, quello più in ascesa, utilizzato da giovani e giovanissimi, ma ultimamente anche da professionisti e aziende, torna ad essere nell’occhio del ciclone e sotto la lente del Garante della privacy italiano, a causa delle dichiarazioni rese da un ex dirigente della società ByteDance (capogruppo che possiede il social network). Secondo la fonte, ByteDance avrebbe stretti legami con il governo cinese, e il partito comunista cinese avrebbe libero accesso ai dati degli utenti di TikTok.
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Indice
1. Legami tra governo e società cinesi
Non è la prima volta che un’azienda cinese viene accusata di intrattenere legami diretti con il proprio governo (Huawei è stato finora il caso più importante), ma in tutti i casi, e questo non fa eccezione, i vertici hanno sempre negato.
Dal momento che le notizie si riferiscono a una possibile comunicazione illecita di dati personali anche di cittadini italiani da parte di TikTok verso il Governo, il garante italiano, nel suo ruolo istituzionale a difesa dei diritti e delle libertà fondamentali dei propri connazionali, ha invitato il social network a fornire la propria versione dei fatti e le proprie osservazioni, anche in merito all’eventuale coinvolgimento di TikTok Technology nella trasmissione di dati di utenti anche italiani ed europei alle autorità governative cinesi, entro quindici giorni di tempo.
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2. TikTok osservato speciale anche in Europa e Stati Uniti
Se ai dipendenti degli organi istituzionali dell’Unione Europa è stato fatto divieto di installare l’app sui propri device aziendali (e obbligo di disinstallarla nel caso fosse già presente), tanto che la società cinese che ne è proprietaria ha da tempo avviato il progetto Clover (dal valore di 1,2 miliardi di euro, con la previsione di una serie di misure innovative che verranno implementate per tutto l’anno in corso e fino al 2024 allo scopo di rafforzare il già esistente sistema di protezione dei dati e rispondere così alle preoccupazioni di Ue e Usa), con cui intende creare un’enclave europea autonoma per i dati degli utenti del Regno Unito e dello Spazio economico europeo, con in più Islanda, Liechtestein e Norvegia (See), le cose non vanno meglio negli Stati Uniti.
Oltreoceano, le preoccupazioni riguardo alla gestione dei dati personali da parte di TikTok sono state sollevate in diverse occasioni. Secondo quanto riportato dalla rivista Forbes, TikTok avrebbe archiviato informazioni finanziarie sensibili, come numeri di previdenza sociale e codici fiscali, su server in Cina, senza il pieno consenso degli utenti. Questi dati sarebbero accessibili ai dipendenti di ByteDance, l’azienda madre di TikTok.
È stato affermato che TikTok utilizza strumenti interni e database di ByteDance per gestire i pagamenti agli utenti, compresi creator e aziende, sia europei che statunitensi. Tuttavia, Forbes ha sostenuto di aver ottenuto informazioni che indicano che tali dati finanziari personali sono effettivamente conservati su server in Cina, nonostante le dichiarazioni contrarie rilasciate dal CEO di TikTok davanti al Congresso.
Queste affermazioni sollevano preoccupazioni sulla sicurezza e la protezione dei dati personali degli utenti di TikTok, anche se ad oggi non vi è nulla di confermato né di ufficiale su questo tema, poiché l’azienda continua a negare.
Vista la politica di trattamento dei dati presente negli Stati Uniti, è chiaro che in questo caso il problema si palesa più politico che giuridico: le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno portato a restrizioni sull’uso di TikTok da parte delle agenzie statali e federali negli Stati Uniti e c’è chi parla addirittura di divieto di utilizzo in tutto il Paese, sempre in nome dei famosi e onnipervadenti motivi di sicurezza nazionale.
Persino durante l’amministrazione Trump (che non è mai stato un paladino della privacy e della protezione dei dati), TikTok è stata oggetto di attenzione da parte del governo degli Stati Uniti, che ha sollevato preoccupazioni sulla gestione dei dati da parte della società madre cinese, ByteDance.
Nel tentativo di evitare un divieto federale di utilizzo dell’app o addirittura una vendita forzata, l’amministratore delegato di TikTok, Shou Zi Chew, ha testimoniato davanti al Congresso degli Stati Uniti a marzo scorso. Tuttavia, i sospetti e le preoccupazioni riguardanti la società cinese non si sono placati, tanto che nei giorni scorsi lo Stato del Montana è diventato il primo della federazione Usa a vietarne l’uso, motivando questa decisione con ragioni politiche: TikTok è “un’app legata ad avversari stranieri” e la protezione dei dati privati e delle informazioni personali dei cittadini americani dal Partito Comunista Cinese è la ragione principale per il divieto del suo utilizzo.
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