Università: ricerca di senso

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All’inizio del millennio scorso spuntava nella società un’istituzione con la vocazione ad aiutare l’umanità a trovare vie per una vita migliore, tenendo conto della possibilità del buon uso delle risorse messe alla nostra disposizione dalla natura. La nuova istituzione fu ricevuta dalla società con le premure inerenti dell’epoca, come per esempio, “potrebbe il lavoro con la scienza confondere la dimensione della fede?” Invece, una tale preoccupazione offrì l’opportunità per cercare un vero significato per l’università.

Una ricerca sviluppata da un documento, che cerca di puntualizzare il significato dell’università, mostra che il dialogo è un istrumento fondamentale adoperato nell’ambito dell’accademia per stabilire come la verità debba essere lavorata in un processo di riflessione razionalizzato. Il documento afferma: “esigono evidentemente la necessaria e corrispondente ricerca del significato, in modo a garantire che le nuove scoperte siano adoperate per il bene autentico delle persone e della società umana nel suo insieme” 3

È interessante notare che, sin da quell’epoca uomini e donne si uguagliavano nei suoi diritti, nei loro scopi maggiori, e il sopradetto documento lo mete il risalto, che la ricerca per la verità dovrebbe essere intrapresa per uomini e donne. Ciò accade perché la Verità che si cerca nella nostra vita, così come la cerchiamo specificamente nell’ambito dell’università, porta ad una Forza Maggiore, inesorabilmente, ed a Essa tutti dobbiamo confluire, siano uomini che donne. Questa Verità è universale, accessibile a tutti gli esseri umani, senza alcuna distinzione.

Considerando la società umana comunitaria, il suo fine è il Bene Comune. Un concetto chiave della dottrina sociale tomista. Un bene comune che è diverso dalla semplice somma dei beni individuali e superiore agli interessi della persona come individuo, in quanto parte della società. È questo bene comune, essenzialmente, la vita irreprensibile dell’umanità riunita, di un insieme composto di persone, ossia allo stesso tempo materiale e morale. La vita sociale è un insieme le cui parti sono in se stesse altri sistemi complessi, ed è un organismo fatto di libertà, di esseri che nascono liberi.

L’obiettivo della società non è il semplice bene individuale o la semplice unione dei beni individuali di ogni una delle persone che la costituiscono. Il vero obiettivo della società è il suo bene comune, il bene comune del corpo sociale, delle persone. Questo bene comune è la vita umana buona, radicata nel bene, di ogni essere formato da materia e spirito.

Non dobbiamo immaginare che questo Bene Comune sia soltanto una vita migliore per le persone, con più risorse materiali alla loro disposizione, con più tecnologia, più conforto, ecc. No, il Bene Comune trascende la questione materiale. Questa può essere importante per una migliore qualità di vita in ciò che riguarda più salute, longevità e altri punti della vita moderna che ci permettono una situazione migliore, per chi ha condizione finanziaria. Il Bene Comune si traduce nell’aspetto collettivo dove tutti avranno queste opportunità e non solo quelli con più condizioni. Questo squilibrio non può esistere. A tutti devono essere offerte le stesse opportunità di accesso agli sviluppi e conquiste dell’umanità. Limitare o permettere l’accesso solo a quelli con più condizioni finanziarie non è raggiungere il bene comune, ma piuttosto allontanarsi da esso.

Il bene comune deve essere un contributo di ogni cittadino e di tutti i gruppi intermediari. I propri interessi si devono adeguarsi alle necessità degli altri, impiegando i beni e i servizi nella direzione indicata dai governanti, dentro le norme della giustizia e nel modo e nei limiti propri di competenza. Ciò vuol dire che i rispettivi atti dell’autorità civile non solo devono essere formalmente corretti ma anche di un tale contenuto che, infatti, rappresentino il bene comune, o ad esso possano dirigersi.

In verità tutti, piccoli o grandi operatori economici, sociali, culturali o politici sono responsabili davanti la società, nel posto che si trovano, essendo chiamati a impegnarsi per il bene. In questo senso tutti dobbiamo lavorare, tutti dobbiamo contribuire, pur con una piccola frazione, ma la somma di tutti i nostri sforzi raggiungerà l’esito del bene dell’umanità in genere. Se ognuno farà la sua parte, pur piccola, il globale sarà raggiunto e tutti proveranno il beneficio.

Se la società ha per scopo perseguire la costituzione del bene comune che si caratterizza per la buona vita delle persone, l’università deve sussidiare la società con categorie scientifiche che affermano il bene comune, creando in questo modo legami fraterni nel rapporto tra fede e ragione.

Nel cercarsi la verità nell’accademia, questa verità che è unica per tutti e senza limiti, la ragione si avvicina alla fede perché scopre la vera strada per il bene comune. E questa verità, quando raggiunta anche se in modo parziale, poiché la scopriamo a poco a poco, deve essere fatta in una certa maniera. Questa verità raggiunta deve avere un significato. Se essa non può essere usata per il bene, allora non è quella verità che cerchiamo, ma è invece una sua manipolazione, una deturpazione.

Recentemente il Papa Benedetto XVI ha posto l’accento su un nuovo rapporto tra fede e scienza affermando: “l’astronomia ha permesso e continua a permettere con le sue scoperte che comprendiamo meglio l’universo; d’altra parte la fede permette che lo scienziato scopra le meraviglie della creazione.” È con questa nuova tonica del sapere che l’università d’oggi deve cercar di raggiungere il suo destino senza disprezzare il pensiero di ognuno che si muove per essa.

La verità deve avere un significato. In questo momento troviamo anche la bellezza e la bontà.

 

3 Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae, del 15 agosto 1990.

Lafayette Pozzoli

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