UE: gli Stati devono riconoscere i figli delle coppie omosessuali 

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Secondo l’Unione Europea gli Stati sono obbligati a riconoscere i figli delle coppie omosessuali.
Lo ha affermato il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders.

Indice

1. Il significato di omogenitorialità


L’omogenitorialità è il legame, di diritto o di fatto, tra uno o più bambini, sia figli biologici sia adottati, e una coppia omosessuale.
Il termine omoparentalità, composto di “omo-” e “parentalità” e utilizzato come sinonimo, è un calco approssimativo dell’inglese homoparentality, che a sua volta è un composto di parent che significa genitore.
Per questo motivo, omoparentalità nella lingua italiana si deve considerare impreciso.
A parte ad essere formalmente inesatto perché non è rivolto direttamente alla genitorialità, parente esiste in italiano ma con un significato diverso e più ampio di genitore, ed è preferibile omogenitorialità, che esprime perfettamente il concetto inteso.
L’omogenitorialità non si può di solito verificare in maniera naturale, perciò è soggetta alle varie leggi nazionali, che a volte la consentono e a volte la proibiscono.
Se i gruppi LGBT chiedono l’approvazione principalmente di leggi che consentano alle coppie omosessuali di adottare, queste leggi sono osteggiate spesso dai partiti conservatori e da gruppi religiosi.
Nei decenni passati, in modo più o meno legale, sono cresciuti in famiglie omogenitoriali decine di migliaia di bambini, e il fenomeno è stato ampiamente studiato da psicologi, pediatri, psichiatri, sociologi del mondo, arrivando alla conclusione che i figli di coppie omosessuali hanno la stessa possibilità di crescere sani come i figli di coppie eterosessuali.


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2. Le indicazioni della Commissione Ue


In linea con la strategia per l’uguaglianza delle persone Lgbtq 2020-2025, la Commissione è in continuo dialogo con gli Stati membri in relazione all’attuazione delle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e comprende anche “l’obbligo per gli Stati membri di riconoscere i figli di genitori dello stesso sesso, ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti dall’Ue”.
Lo ha scritto il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, in risposta a un’interrogazione sui diritti delle famiglie arcobaleno in Italia promossa dagli eurodeputati del Movimento 5 Stelle.
La risposta della Commissione Europea sui diritti delle famiglie arcobaleno in Italia, a nome del commissario per la Giustizia Didier Reynders, mette fine alle inutili e dannose polemiche dei giorni scorsi in relazione al riconoscimento e dei diritti dei figli di coppie omogenitoriali.
Gli Stati membri, ha tenuto a precisare Reynders, “sono competenti per l’adozione di misure di diritto di famiglia sostanziale, comprese quelle riguardanti il genere e il contenuto dei documenti e dei moduli standard nazionali relativi al genere”.
Il diritto dell’Unione Europea, sostiene il Commissario Europeodisciplina le caratteristiche di sicurezza dei passaporti e delle carte d’identità, ma non limita il numero di campi che tali documenti devono comprendere.
Pertanto gli Stati membri possono includere campi riguardanti i genitori del titolare”.
Nonostante questo, sulla base dell’acquis in materia di libera circolazione, prosegue Reynders,“i termini utilizzati per rivolgersi a ogni genitore in un documento rilasciato in uno Stato membro non possono essere invocati da un altro Stato membro per rifiutare il rilascio di un passaporto o di una carta d’identità a un minorenne i quali genitori siano dello stesso sesso.
Gli Stati membri devono rispettare i diritti fondamentali che sancisce la Carta, compreso il diritto alla non discriminazione, esclusivamente in relazione all’attuazione del diritto dell’Ue”.

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