Tra stratificazione normativa e semplificazione codicistica

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Nella progressiva divisione tecnica del lavoro, che per La Grassa precede la divisione sociale del lavoro, vi è il procedere di una accumulazione della complessità normativa. “La scomposizione di ogni mansione in una rete di sub specializzazioni determina non solo una ovvia segmentazione, ma anche una stratificazione dei nuovi compiti, rendendo assai complessa la gerarchia produttiva”    ( La Grassa), vi è un continuo moltiplicarsi di processi lavorativi interconnessi e stratificati tra loro sia in termini produttivi che di controllo, una frammentazione che da sociale diventa normativa.
       Nel regolare normativamente questa progressiva crescita della complessità si pone il problema del ricorso alla codificazione quale momento di semplificazione e sistemazione di una struttura normativa altrimenti eccessivamente complessa e contraddittoria.
       Già il movimento di codificazione nel XVIII secolo rispondeva alla necessità pratica di superare lo stato di incertezza e confusione originato dal concorrere delle fonti consuetudinarie, locali e romane con l’abuso interpretativo dei giuristi , spingendo Beccaria, Bentham, Montesquieu, Rousseau, Voltaire e Verri all’affermazione della necessità di una sola fonte autoritativa del diritto, racchiusa in un solo testo legislativo dal quale il giudice e gli interpreti              dipendessero con una funzione esclusivamente applicativa.
       Lo sforzo di razionalizzazione ed unitarietà svolto dagli Illuministi sfocia nelle codificazioni del XIX secolo, a partire dal Code Civil ( 1804) napoleonico nel quale prevale l’impatto della scuola dell’esegesi con il suo sottolineare il valore della legge scritta.
       Attualmente si sta verificando un nuovo processo di complessità attraverso il moltiplicarsi delle fonti che solo apparentemente appaiono regolate, in realtà vi è un progressivo frammentarsi del quadro anche a seguito del crescere delle fonti sovrannazionali, per il formarsi di nuovi soggetti con proprie autonome funzioni in ambito internazionale mentre all’interno dello stato nazionale vi è il rivendicare nuovi compiti da parte di vecchie e nuove autonomie.
       L’attività interpretativa diventa di fatto un elemento autonomo all’interno del sistema quale collante fra fonti solo apparentemente dialoganti, questo tuttavia di fatto aumenta la complessità del sistema stesso e la necessità dell’assorbimento di nuove risorse, anche tecnologiche, e quindi finanziarie.
       Nasce, quale conseguenza, l’opportunità di definire il momento in cui si deve passare da un semplice coordinamento normativo fino ad una vera e propria nuova codificazione, se poi la complessità del rapporto tra le fonti lo rende sostenibile nel tempo è altro discorso.
       Dobbiamo quindi considerare i costi, tenendo presente che la valutazione dell’economicità non è frutto di una semplice misurazione ma il risultato di una analisi, che tiene anche presente le condizioni ambientali in cui si cala l’azione normativa.
       Si viene pertanto a valutare non solo l’impatto sugli operatori del diritto, l’analisi si estende ai fruitori del servizio sia in termini positivi di risparmio di tempo, certezza operativa e impegno, ma anche in termini negativi di apertura di un mercato alla minaccia di nuovi entranti o di sostituti. Questo tuttavia non può inoltre  sottacere i costi giudiziari di una riprogrammazione delle procedure e delle interpretazioni, non sempre quindi il coordinamento normativo è veramente desiderato dagli interessati se non in settori operativi che non ne intaccano i vantaggi competitivi.
       Se la riproduzione dei rapporti umani e quindi sociali è in parte centrata sul conflitto dispiegato per il potere ( La Grassa), dobbiamo valutare in tali termini la complessità normativa con una prospettiva parzialmente diversa, le teorie economiche moderne ci consentono peraltro analisi limitate a settori particolari, superando la pretesa di una loro esaustività.
 
 
 
Sergio Sabetta
 
 
 
Bibliografia
 
·        N. Abbagnano, Storia della filosofia, Vol. III, Utet 1974;
·        N. Bellanca, L’indagine del capitalismo contemporaneo nel marxismo italiano, Il Giornale della Filosofia, 33- 39, 23, 2/2009;
·        G. La Grassa, La tela di Penelope. Conflitti, crisi e riproduzione nel capitalismo, Editrice C. R. T. 1999;
·        G. Rodano, Il pensiero economico di Claudio Napoleoni, Rivista di politica economica, LXXXIX, 5 – 28, 4 – 5/2009.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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