Via libera del Senato al ddl n. 2626, già approvato dalla Camera il 15 marzo scorso (vedi l’articolo su questo stesso sito), contenente «Norme per la tutela della libertà d’impresa. Statuto delle imprese»; il testo ritorna ora all’altro ramo del Parlamento.
Il disegno di legge recepisce gli indirizzi dello Small Business Act, il quadro fondamentale per le piccole imprese disegnato dall’Europa, definendo un vero e proprio statuto delle imprese basato sul riconoscimento del loro ruolo sociale. Il testo, fortemente voluto dalle piccole e microimprese imprese, definisce principi ed indirizzi programmatici in linea con le indicazioni provenienti dall’Unione europea, puntando a rivedere varie disposizioni dell’ordinamento giuridico per garantire la piena applicazione della comunicazione europea relativa a quello Small business act che costituisce il punto di riferimento essenziale per ogni azione sul fronte delle piccole imprese, sempre più stimolate a partecipare a processi di internazionalizzazione.
Lo statuto delle imprese rende infatti applicabili i principi dello Small business act alla legislazione nazionale, individuando norme, alcune delle quali immediatamente applicabili che consentiranno all’Italia, che vanta un numero notevole di PMI, di porre queste ultime al centro dell’iniziativa economica e delle strategie di sviluppo del Paese.
La normativa si snoda attraverso tre fondamentali direttrici: la semplificazione delle procedure per l’avvio delle attività d’impresa, con l’obiettivo di aprire un’attività imprenditoriale in un solo giorno; il contrasto ai ritardi di pagamenti tra imprese, che da sempre rappresenta uno dei limiti principali allo sviluppo del settore; la previsione di facilitazioni nell’accesso al credito.
Tra gli aspetti salienti dello Statuto vanno segnalati:
a) la misurazione preventiva dell’impatto delle disposizioni legislative e amministrative sulle pmi;
b) la promozione dell’avvio di nuove imprese, in particolare da parte dei giovani e delle donne;
c) l’applicazione di criteri di proporzionalità e gradualità nell’introduzione di nuovi adempimenti in base alla dimensione dell’impresa, al numero di addetti e al settore merceologico di attività;
d) la riduzione e la trasparenza degli oneri informativi a carico delle imprese;
e) la reciprocità nei rapporti tra P.A. e imprese;
f) la sostituzione dei controlli pubblici con il ricorso alle certificazioni degli enti di normalizzazione o dei professionisti.
Attraverso la previsione di procedure più trasparenti, la maggiore attenzione prestata all’emanazione di norme che hanno un inevitabile impatto sulle imprese, la semplificazione delle procedure per l’avvio dell’attività, si è voluto confermare il principio di libertà d’impresa contenuto nella nostra Costituzione, pur nel rispetto della libera concorrenza.
Particolarmente significativa è poi la previsione di un’apposita legge annuale per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, che costituirà l’occasione puntuale per adottare quelle misure e per effettuare quegli interventi che si renderanno via via necessari. Detta legge dovrà recare, in particolare, le specifiche misure da adottare per favorire la competitività e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, al fine di garantire l’equo sviluppo delle aree sottosviluppate. Ciò in coerenza con l’intento programmatico, espresso per effetto di una modifica introdotta dal Senato all’art. 2, co. 2, del disegno di legge, di garantire alle imprese condizioni di equità funzionale operando interventi di tipo perequativo per le aree territoriali sottoutilizzate già individuate dalla legge, con particolare riguardo alle questioni legate alle condizioni infrastrutturali, al credito e ai rapporti con la Pubblica Amministrazione.
Si istituisce, poi, la figura del Garante per le micro, piccole e medie imprese, che sarà attivo presso il Ministero delle attività produttive, con funzioni principalmente di monitoraggio dell’attuazione dello Small Business Act, di analisi preventiva dell’impatto dei provvedimenti normativi in materia di PMI, nochè di elaborazione di proposte che individuino le politiche e le specifiche misure da attuare per favorire la competitività di dette imprese.
Una serie di misure, pertanto, che valgono ad invertire il paradigma che ha sino ad oggi guidato le politiche per le imprese, rovesciandosi la tradizionale prospettiva di privilegio della grande industria e contribuendosi a liberare l’impresa dai lacci della burocrazia sia con lo stimolo alla semplificazione, sia con il ricorso alla sussidiarietà orizzontale. (Anna Costagliola)
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