Pubbliche Amministrazioni: in sperimentazione la settimana lavorativa di quattro giorni

Introdotte anche nelle Pubbliche Amministrazioni alcune tipologie di articolazione dell’orario settimanale flessibile, già in sperimentazione nel privato

Il tempo che ciascun dipendente delle Amministrazioni Pubbliche deve destinare alle attività lavorative è stato sempre ritenuto un elemento primario da considerare per assicurare il buon funzionamento degli uffici e i servizi erogati, ma anche per offrire ai lavoratori condizioni favorevoli all’espletamento delle loro prestazioni.
In osservanza a tale principio sono state introdotte, anche nel settore pubblico, caratterizzato da una rigida legislazione, alcune tipologie di articolazione dell’orario settimanale flessibile, già da tempo presenti nel settore privato, e dopo la tradizionale settimana lavorativa dal lunedì al sabato,  è stato consentito  anche ai dipendenti pubblici di lavorare cinque giorni alla settimana, godendo di un giorno in più di riposo, senza modificare l’orario di 36 ore settimanali e con la stessa retribuzione.
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Indice

1. La sperimentazione della settimana corta nelle Amministrazioni Pubbliche


Quest’articolazione di orario, denominata “settimana corta”, ha trovato molti consensi tra i dipendenti che hanno potuto meglio coniugare le esigenze lavorative con quelle familiari.
Le Amministrazioni statali, come spesso accade, hanno introdotto il lavoro spalmato su cinque giorni settimanali con grosso ritardo rispetto alle aziende private, ove i primi interventi si sono avuti molti decenni prima e, se si vuole allargare la ricerca ai soggetti privati di altri Stati, troviamo una prima applicazione addirittura nel 1926, allorquando l’imprenditore automobilistico statunitense Henry Ford consentì ai suoi dipendenti di lavorare cinque giorni alla settimana, anziché sei, per 40 ore.
Ad oggi tutti i lavoratori, siano essi privati che pubblici, possono fruire della settimana corta di cinque giorni, essendo ormai consolidati i benefici che ne derivano per i dipendenti e anche per i datori di lavoro che, in tal modo, a parità di ore prestate, di retribuzione e di produttività, hanno visto ridotti i costi di funzionamento e di gestione.
Con il proposito di migliorare ulteriormente tali condizioni lavorative e il benessere dei dipendenti si è pensato di intervenire nuovamente sul numero di giornate lavorate, riducendole da cinque a quattro e conservando la stessa retribuzione.  
Cosicché, anche in aziende private italiane (Luxottica, Lamborghini, Intesa S. Paolo, Sace, Lavazza, ecc.) è stata introdotta, in via sperimentale, la settimana di quattro giorni lavorativi, che potenzia quei benefici che sono stati largamente apprezzati e interiorizzati dai lavoratori.
A livello  internazionale  un  contributo significativo è  arrivato  dall’esperienza  denominata
“4 Day Week Global”  portata avanti inizialmente da un gruppo di ricercatori della Nuova Zelanda ed estesa in Europa, Italia compresa, a seguito di un progetto adottato nel Regno Unito, dal quale sono scaturiti risultati molto incoraggianti riguardo alla conservazione della produttività e alla contestuale riduzione dello stress e del rischio di“burnout” . Per approfondimenti sul lavoro pubblico, consigliamo il volume “Il lavoro pubblico”, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon.

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A cura di Alessandro Boscati | Maggioli Editore 2021

2. Finalmente è giovedì


Ulteriori elementi che fanno meglio comprendere questo nuovo modello orario possono essere ricercati in un libro del 2023 di un professore portoghese, Pedro Gomes,Finalmente è giovedì “, ove vengono elencate, con  dettagliate argomentazioni, otto ragioni per scegliere la settimana corta e viene fatto rilevare che, allorquando fu introdotta la settimana lavorativa di cinque giorni in luogo dei sei, vi furono non poche contestazioni e non sembrava realizzabile.
A distanza di tempo, invece, come sostenuto dal prof. Gomes, è stato accertato che la produttività non è crollata, i lavoratori sono contenti e non sono stati rilevati tentativi di ritorno al passato: “questo può accadere solo a una misura che non danneggia quasi nessuno e che è ritenuta generalmente efficace “.
Il prof. Gomes fa anche rilevare che se le aziende, i politici e i lavoratori avessero dato ascolto alle contestazioni del passato che sono state avanzate nei riguardi di articolazioni orarie diverse, “tutti i lavoratori oggi lavorerebbero ancora dodici ore al giorno per sei giorni alla settimana”.

3. Iniziative legislative


Anche il Parlamento ha intrapreso delle iniziative in tal senso: basti pensare che sono state presentate alla Camera dei Deputati nel corso degli anni 2022 e 2023 da varie forze politiche  (Alleanza Verdi e Sinistra nel 2022, Movimento 5 Stelle nel 2023, PD nel 2023) specifiche proposte di legge  finalizzate a ridurre l’impegno settimanale dei lavoratori da cinque a quattro giorni, unitamente alle ore che dovrebbero diminuire, a seconda dei disegni di legge, a 36 o 32 ore alla settimana, assicurando comunque la stessa retribuzione.
Per compensare i datori di lavoro delle minori prestazioni rese dai dipendenti sono previsti, nei vari disegni di legge, forme di decurtazione dei versamenti contributivi, creazione di fondi incentivazioni e quant’altro.
Queste proposte di legge, al momento, sono state accorpate in un solo testo (proposta   C. 2067 del 1° ottobre 2024) che è giacente alla Camera e non sembra aver trovato consensi  all’interno della maggioranza né si intravedono successi, anche a causa dei costi che ne derivano.
Ma torniamo adesso a quello che più ci interessa nel presente lavoro, vale a dire la settimana corta nelle Amministrazioni del Comparto Funzioni Centrali (e precisamente  Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non Economici, ecc.), riguardanti circa 200.000 dipendenti: ebbene, occorre subito far rilevare che, al contrario dei ritardi registrati in altre occasioni, soprattutto rispetto alle aziende private, questa volta alcuni dipendenti pubblici sono stati destinatari, con anticipo rispetto ad altri lavoratori, di disposizioni che li pongono al centro delle attenzioni del proprio datore di lavoro, impegnato ad offrire condizioni più favorevoli al bilanciamento tra vita lavorativa e privata.

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4. Settimana di quattro giorni nel CCNL funzioni centrali


In effetti, dopo le sollecitazioni delle Organizzazioni Sindacali, è stata introdotta, in via sperimentale e “ferma restando la garanzia del livello di servizi  resi all’utenza “,  una nuova articolazione dell’orario di lavoro e nell’art. 18 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto Funzioni Centrali 2022-2024, sottoscritto il 27 gennaio 2025, é stata prevista  la possibilità, su base volontaria, di prestare servizio quattro giorni alla settimana,  per 36 ore complessive e a parità di retribuzione. Ad oggi è il primo e unico Comparto  che ha introdotto tale tipologia oraria.
Trattasi di una innovazione di notevole spessore e anche se, come sostenuto dal presidente dell’ARAN, Cons. Antonio Naddeo, impropriamente è stata definita settimana corta anziché “Articolazione dell’orario di lavoro settimanale” ,  essa “rappresenta un ulteriore tassello di flessibilità nell’ambito della gestione  del rapporto di lavoro”  messo a disposizione delle Amministrazioni del Comparto Funzioni Centrali.
L’orario di lavoro settimanale resta di 36 ore, da prestare in quattro giorni anziché cinque,    pertanto, le ore giornaliere dovranno essere nove, più la pausa pranzo.
Tutto ciò, come espressamente precisato nell’art. 18 del CCNL di cui innanzi, è stato  introdotto in via sperimentale e l’adesione del lavoratore deve essere volontaria.
Sempre l’art. 18, al primo comma, nel sottolineare che occorre garantire i servizi resi all’utenza, dispone che “le amministrazioni, previo confronto di cui all’art. 5 (Confronto), possono articolare l’orario ordinario di lavoro di 36 ore settimanali previsto all’art. 17, comma 1, del CCNL 12 febbraio 2018, su quattro giorni  “.
In effetti, queste innovazioni, poiché riguardano l’articolazione delle tipologie  dell’orario di lavoro, (art. 5, comma 3, lett. a,  CCNL 2022-2024) devono essere oggetto di “Confronto” con le organizzazioni sindacali.

5. Rendere il lavoro pubblico più interessante per i giovani


L’introduzione nelle Amministrazioni Pubbliche di una modalità oraria così significativa, potrebbe  destare stupore, ma le motivazioni di questo successo vanno ricercate, oltre che nella volontà di conciliare le esigenze di benessere e flessibilità dei propri dipendenti attualmente in servizio, anche  nel desiderio direndere il lavoro pubblico più interessante per i giovani “,come dichiarato dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, che, preoccupato dell’età media dei dipendenti pubblici, molto alta, ritiene indispensabile offrire ai giovani flessibilità lavorative utili a un corretto equilibrio tra lavoro e vita privata.
Per le stesse motivazioni sono state introdotte, così come disposto dall’art. 15 del CCNL 2022-2024, modalità più favorevoli per l’espletamento del lavoro da remoto (smart working, ecc.) .
Vediamo ora cosa occorre per rendere operativa questa nuova articolazione oraria e, quindi, offrire al dipendente interessato la possibilità di fruirne presentando espressa richiesta  all’ufficio di appartenenza.
L’art. 18 del CCNL 2022-2024 introduce una norma pattizia piuttosto prudente che  prevede una fase preliminare e rimette ad uno specifico “Confronto”, da tenersi tra l’Amministrazione e le Organizzazioni Sindacali, necessario per la verifica della sussistenza degli elementi essenziali che possano comunque “garantire il livello di servizi resi all’utenza”  , che in ogni caso non potrà subire pregiudizi.
Questo “Confronto” rappresenta un momento significativo perché deve tenere in debita considerazione e coniugare tra di loro le esigenze di servizio, dominanti su tutto, e le possibilità messe a disposizione dei lavoratori di fruire di una maggiore flessibilità oraria.
E’  evidente che occorrerà disciplinare, con molta cautela, l’impatto che potrà derivarne e, per quanto possibile, prevedere le specifiche esigenze degli impiegati, senza, però, pregiudicare l’organizzazione del lavoro già consolidata e  indebolire gli equilibri esistenti nei singoli settori lavorativi che certamente necessiteranno di una riorganizzazione, a seguito di prestazioni rese con una diversa articolazione oraria e una presenza di una parte degli impiegati in quattro pomeriggi, anziché i due tradizionali.
 In effetti, una delle difficoltà più significative che certamente si presenterà, e di cui si dirà più diffusamente avanti, deriverà dalla impossibilità, soprattutto per alcuni settori, di articolare l’orario su quattro giorni settimanali: basti pensare ai dipendenti assegnati agli sportelli e ai disservizi che potrebbero derivarne all’utenza qualora fossero ridotte le giornate e le ore di ricevimento.
Analoga considerazione va fatta per diverse attività che necessariamente devono essere previste per l’intera settimana o, addirittura, in qualche caso particolare, anche il sabato.
Dopo le considerazioni di cui innanzi si ritiene utile destinare qualche approfondimento agli elementi positivi dell’articolazione oraria offerta ai dipendenti, non mancando, però, di valutare alcuni aspetti negativi correlati ad un modello orario  decisamente innovativo e di grosso impatto.

6. Elementi positivi


Per una ponderata analisi degli elementi positivi occorre far rilevare che ad oggi  non esistono concrete esperienze nel pubblico impiego, in quanto siamo in una fase iniziale e non sono disponibili  contributi che consentano di effettuare profonde e solide valutazioni circa l’impatto che possa derivare dalla nuova articolazione oraria.
È possibile, però, anche alla luce di quanto già ampiamente rilevato nelle aziende private italiane ed estere, esaminare  non pochi vantaggi sia per i lavoratori che per le aziende.
Volendone considerare alcuni, si riportano, di seguito, quelli ritenuti più meritevoli di attenzione.
Riduzione dei costi
Lavorare quattro giorni settimanali anziché cinque riduce le spese sostenute dal dipendente per raggiungere la sede di lavoro e, di norma, anche quelle dell’ufficio di appartenenza, a seguito di minori consumi di riscaldamento, energia elettrica, ecc.
Questo beneficio si estende anche al minor impatto ambientale che consegue alla riduzione della circolazione di autovetture (per effetto di pendolarismo), ai consumi energetici, ecc.Va anche considerata una minore spesa sostenuta dal lavoratore per i pasti fuori  casa.
Miglioramento qualità del lavoro e del benessere
La possibilità di disporre di un giorno in più di riposo settimanale consente al lavoratore di   destinare più tempo alla famiglia, ai propri interessi, alle attività personali e determina  un miglioramento della qualità della vita, con conseguente maggiore benessere e potenziamento del senso di appartenenza all’Amministrazione.
Diminuzione dell’assenteismo
Lavorare un giorno in meno rende possibile programmare le attività da compiere con maggiore disponibilità di tempo, facendo meno ricorso a ferie o permessi vari per motivi personali o di salute (visite mediche e quant’altro). A ciò consegue una riduzione delle assenze e una maggiore produttività.
Conservazione dei dipendenti e nuovi ingressi
Il maggiore benessere lavorativo e l’interiorizzazione verso la propria amministrazione, consolidano il rapporto di lavoro scongiurando la possibilità di fughe verso altri impieghi.
Le stesse motivazioni possono risultare punti di forza, di attrazione, per favorire nuovi ingressi di giovani (talent attraction) che, a parità di retribuzione e lavorando solo quattro giorni settimanali, potrebbero avvicinarsi alle Amministrazioni Pubbliche e alleviare il fenomeno abbastanza diffuso,  in questi ultimi tempi, di disinteresse del lavoro pubblico e, in diversi casi, di abbandono dello stesso dopo averlo avviato.
Maggiore attenzione al lavoro delle donne e alla parità di genere
 L’articolazione del lavoro settimanale di quattro giorni è stato richiesto – anche in base a  quanto si è potuto rilevare nelle sue prime applicazioni in campo privato – in prevalenza  dalle donne che, dovendo sostenere maggiori impegni domestici, possono meglio coniugare le esigenze familiari (assistenza figli, divisione dei compiti con il partner, ecc.) con quelle lavorative, riducendo lo stress e migliorando la qualità della vita.
Riguardo al problema delle donne che evitano la maternità, causando un tasso di natalità molto basso, si vuole citare l’esperienza fatta in Giappone che ha la stessa criticità dell’Italia ed è alla ricerca, con molta determinazione, di possibili rimedi  per mitigare il fenomeno. Ebbene, unitamente ad altre misure (potenziamento dei congedi parentali anche per gli uomini, incentivi ai giovani che creano famiglie, ecc.) è stata introdotta anche la settimana di 4 giorni lavorativi per contribuire ad alleviare le difficoltà affrontate dalle coppie che desiderano avere figli.

7. Elementi negativi


A tanti elementi positivi se ne contrappone qualcuno negativo, già  accennato innanzi, derivante principalmente dalla mancata possibilità di assicurare a tutti i settori dell’Ufficio un’articolazione di orario compressa su quattro giorni lavorativi: potrebbero restare fuori gli impiegati, eventualmente interessati, destinati agli sportelli o a particolari attività (vedi uffici di segreteria che richiedono la presenza per intere giornate, centralini, uffici copie, ecc.).
L’impossibilità di offrire a tutto il personale le stesse condizioni lavorative potrebbe far nascere malcontenti e sentimenti di discriminazioni che devono essere tenuti in debita considerazione nelle sedi di “Confronto” con le Organizzazioni Sindacali, al fine di valutare queste situazioni  che verosimilmente si presenteranno e che, in caso di più richieste, potrebbero essere affrontate prevedendo precedenze per i soggetti fragili, per le  mamme, per i pendolari, ecc.
Alla difficoltà per alcuni settori di introdurre la settimana di 4 giorni lavorativi  potrebbe conseguire, da parte di alcuni dipendenti eventualmente interessati alla nuova articolazione oraria, la richiesta di spostarsi verso quelle aree lavorative ritenute privilegiate e si attiverebbe, in tal caso, una mobilità interna che deve necessariamente tener conto dell’organizzazione e delle competenze necessarie per il corretto funzionamento delle strutture interessate da una sorta di osmosi di professionalità.
Le competenze già acquisite, (il know-how consolidato), potrebbero determinare dei rallentamenti della produttività,  sia nelle aree abbandonate dai dipendenti interessati alla mobilità interna, sia nel  settore richiesto, ove l’introduzione di nuovi soggetti, inizialmente bisognevoli di apprendimento, risulterebbe, eventualmente, di inciampo all’ordinaria attività già posta in essere.
Una soluzione, da considerare nelle sedi di “Confronto” con i Sindacati, potrebbe  derivare da una sorta di rotazione tra i beneficiari, salvo che non risulti compromessa l’organizzazione del lavoro e la continuità dei servizi erogati.

8. Riproporzionamento delle giornate di ferie


In base a quanto disposto dal 3° comma dell’art. 18 del CCNL 2022-2024, l’articolazione dell’orario di lavoro su quattro giorni comporta un riproporzionamento delle giornate di ferie annue, nonché di tutte le altre assenze giornaliere dal servizio previste dalla legge e/o dai CCNL, fatto salvo il permesso per matrimonio.

9. Conclusioni


L’introduzione della settimana  lavorativa di quattro giorni rappresenta un  passo in avanti alquanto coraggioso delle Amministrazioni Pubbliche, ritenute, a volte anche impropriamente,  poco propense  alle innovazioni, in ritardo rispetto alle misure adottate nel campo privato e conservatrici dei modelli tradizionali presenti nel lavoro cosiddetto “statale”.
Con questa nuova  flessibilità oraria si è voluto destinare  più attenzione alle prestazioni che  ciascun lavoratore è chiamato a rendere, anche nella considerazione che occorre “catturare” risorse in competizione con Aziende e Società che offrono ai giovani, il più delle volte, migliori retribuzioni e soprattutto molteplici modelli orari caratterizzati da flessibilità: basti pensare allo smart working  e ad altre tipologie.
Dopo la pandemia causata dal Covid sono stati demoliti quei modelli tradizionali di prestazioni che richiedevano la presenza fisica nel posto di lavoro, anche in caso di attività   che, già da molto tempo, avrebbero potuto essere svolte in altri ambienti, soprattutto domestici, con enormi vantaggi per il lavoratore e, in diversi casi, anche per l’Amministrazione.
Per dare concreta attuazione alla settimana articolata su quattro giorni occorre, al momento in cui è stato elaborato il presente scritto, un “Confronto “ con le Organizzazioni Sindacali per individuare gli elementi essenziali che devono accompagnare  un modello orario decisamente innovativo e bisognevole di una meticolosa disciplina, affinché possa apportare maggiore benessere e non ulteriori momenti conflittuali tra amministrazione e dipendenti o tra dirigenti e collaboratori e, in qualche caso ancor più grave, tra gli stessi impiegati.

Dott. Silvestro Pezzuto

Dirigente Amministrativo alle dipendenze del Ministero della Giustizia.
Componente di Commissioni di esami di concorsi del Ministero della Giustizia.
Docente nei corsi di formazione riservati al personale dell’Amministrazione Giudiziaria.
Attualmente in pensione…Continua a leggere

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