Recensione di S. Martello a: Gennaro Pesante, Il Battutista, Fara Editore, Rimini, 2005

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Gennaro Pesante, Il Battutista, Fara Editore, Rimini, 2005

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ISBN 8887808694

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Recensione di Stefano Martello

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Sfuggito miracolosamente ad un destino di batterista Gennaro Pesante ci riprova con un libro divertente, ironico e cattivo al punto giusto. E proprio questo libro ? la prova lampante che Gennaro Pesante la musica la deve solo ascoltare, mentre deve continuare a scrivere i suoi testi originali.

In un tempo in cui gli scrittori ? noti e meno noti ? erigono con la complicit? della carta monumenti al proprio ego, l?Autore sceglie una fuga dall?autoreferenzialit? adottando ? nel linguaggio come nell? approccio al tema ? una ironia sottile. E pensate che parla pure di politica!

Si, proprio la politica ? al centro della vita professionale dell?Autore, ed egli sceglie di parlarne con quella sincerit? disarmante e nel contempo consapevole che costituiva il miglior pregio del suo gustoso esordio letterario Pi? allodole per tutti ? manuale per diventare perfetti uomini politici (sempre edito da Fara).

Ma se il protagonista dell?esordio era proprio l?uomo politico, oggi il protagonista diviene una ?sottofigura? della variegata foresta politica; colui che si occupa delle battute, dei discorsi. Colui che ha l?ingrato compito di far sembrare divertenti persone che non filereste neppure se fossero le ultime rimaste sulla terra dopo un attacco nucleare.

Il Battutista diviene cos? un?ombra sempre attaccata al politico di turno fino a quando non arrivano le telecamere; ecco allora che si defila nascondendosi in un cono d?ombra da cui riemerger? ? novello Darth Vader ? solo quando le telecamere saranno uscite dalla sala.

E in quel momento sar? di nuovo pronto ad elargire preziosi consigli, perle sulla via beata dell?elezione: una frase da prete mancato con la signora di mezza et?, una barzelletta sporca con il giovane e via via sino ad accontentare tutti i target presenti.

Il testo non parla solo di questa atipica figura professionale, ma esamina con la consueta ironia tutte le figure che attorniano l?uomo politico, soprattutto nel momento della campagna elettorale.

Lo staff, amato e odiato dal candidato; la segretaria che nei mesi di campagna prender? il posto della mamma nel cuore del politico; i collaboratori sempre pronti a magnificare il taglio di capelli/la cravatta/la battuta/il programma del loro Uomo e che riescono, in alcuni momenti della giornata, a far sembrare Morpheus come un sovversivo della teoria dell?eletto.

Perch? loro ? lo staff ? sarebbero pronti a tutto pur di far vincere al loro candidato la poltrona desiderata.

Ne ho visti tanti di questi tipi, gente che corre con il cellulare in mano e finge ? in maniera incredibilmente abile ? di essere impegnata in qualcosa di fondamentale; in realt? non sanno fare molto ma sanno che l?entusiasmo li salver? e gi? a dire stronzate epiche del tipo ?ho invitato tutti i miei amici, perch? io credo in quello che dice X?.

E ne deve aver visti tanti anche Gennaro Pesante perch? la descrizione contenuta nel libro ? assolutamente esatta, veritiera, cos? cruda che viene quasi da piangere.

Voi direte che non ne vale la pena, che basta stare lontani dalla sede di un qualsiasi partito, ma in realt? non ? cos?. La realt? ? che ne vale sempre la pena perch? in fondo la politica ? uno dei principali strumenti per esercitare la nostra partecipazione. Per dire ai nostri rappresentanti quali sono i problemi e quali potrebbero essere le soluzioni.

Ma tra noi ? intesi come Cittadini ? e il politico di riferimento ci sono i Battutisti ed altre figure amene attinenti soprattutto alla Comunicazione. E il loro compito ? fondamentalmente quello di oscurare la realt?, di trasfigurarla in una frase ad effetto.

Non me ne voglia l?Autore ? che stimo come amico prima che come scrittore ? se dico che mi piacerebbe non aver mai letto questo libro, perch? questo libro ? scritto con la consueta sincerit? ? ? uno dei tanti simboli di un universo ? quello della politica ? che si trasforma negativamente. Che alimenta visioni mentre dovrebbe stare attento alla sostanza, che ? buono solo per uno spunto di un libro.

Discorso a parte merita il saggio romantico che Gennaro Pesante ha voluto regalare ai propri lettori e che non a caso ? intitolato ?Saggio suicida sull?informazione?: personalmente l?avrei intitolato ?Saggio utopico sull?informazione? ma anche suicida pu? andare bene. Non credo, infatti, che molti l?apprezzeranno!

Troppo buon senso, troppo senso della misura, troppa sobriet? e rispetto per la professione permeano le righe dell?Autore, e sappiamo tutti che questi sentimenti oggi sono fuori moda, anzi fuori e basta.

L?unico pensiero positivo che mi viene in mente ? che ? permanendo questo stato di cose ? potr? continuare a leggere i libri di Gennaro: non mancheranno n? spunti n? battute.

Purtroppo nemmeno Battutisti. Sic.

Martello Stefano

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