Perché c’è crisi di adozioni in Italia?

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Leggendo la sentenza della Corte Costituzionale n.162/2014 sulla fecondazione eterologa si trovano affermazioni di principio contrastanti con la più elementare antropologia che sembrano coniugare un’indubbia valenza etica ad obiettivi meramente economici e di soddisfacimento “pieno” ed “esclusivo” del desiderio di genitorialità.

Se però oggi queste affermazioni sono divenute vincolanti e producono effetti giuridici, è perché sono giunte presso il palazzo della Consulta dopo un lungo cammino che ha attraversato aule universitarie, aule giudiziarie, forum… cammino che non ha condotto alla produzione di una nuova legge ma alla mera esigenza di un giudizio di legittimità. Questa situazione aggiunge incertezza a incertezza. Verrebbe da chiedersi che senso abbia mantenere una legge tagliata e modificata tanto da essere irriconoscibile.

Occorre meditare su due fronti significativi: sulla dimensione assiologica di un “diritto ad avere figli a tutti i costi” e sull’efficacia normativa di un istituto come l’“adozione”.

La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile, concernendo la sfera più intima e intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali”. E’ questo uno dei passaggi più importanti delle motivazioni della sentenza 10 giugno 2014, n. 162 con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del divieto di fecondazione eterologa disposto dalla Legge n.40 del 2004.

In primo luogo viene affermata l’incoercibilità del “diritto al figlio” o “diritto alla genitorialità”, col rischio di confondere o di identificare il piano dei desideri con il piano dei diritti, sottacendo che il figlio è una persona da accogliere e non l’oggetto di una pretesa resa possibile dal progresso scientifico. Non dimenticando che il “diritto alla genitorialità” non è contemplato e non è riconosciuto da nessuna fonte dell’ordinamento giuridico italiano.

In secondo luogo si assume come parametro di valore un preteso diritto individuale, sganciato da qualsiasi visione relazionale; in questo modo si trascura, tra l’altro il diritto del figlio a conoscere la propria origine biologica [1].Quindi, si cambia e si snatura il concetto e l’esperienza di “paternità” e di “maternità” che sono elementi preziosi per l’unità profonda ed inviolabile della coppia.

Si determina altresì un pericoloso vuoto normativo nel quale rischia di essere legittimata ogni “tecnica di riproduzione umana”. La cultura giuridica non dovrebbe semplicemente avvalorare il dominio della tecnoscienza ma porsi la questione del senso e anche quella del limite. Infatti, come la storia ha dimostrato, non tutto ciò che è fattibile giova al genere umano[2].

Con questa pronuncia della Corte Costituzionale, si passa da un problema di violazione del diritto all’autodeterminazione e del principio di uguaglianza, ad una sentenza che lede il diritto alla piena riconoscibilità dell’identità genitoriale.

In campo medico l’utilizzo eterologo dei gameti esclude l’importante legittimazione genetica della paternità e della maternità, rappresentando, in termini costituzionali, un disvalore che fa prevedere un effettivo danno per il concepito con ripercussioni di natura psichica e sociologica. E la tutela di “un diritto al figlio” correlata alla legittimità della fecondazione eterologa, comporta la distruzione di un istituto millenario come l’adozione. Istituto giuridico che da sempre tutela il

diritto dei bambini in stato di abbandono di essere accolti all’interno di nuclei familiari. Istituto giuridico che rischia di sparire in una nazione che da sempre si è distinta per il suo generoso spirito di accoglienza.

Il calo del numero di coppie che in Italia fanno richiesta d’adozione non è un mistero: se nel 2006 erano circa seimila, nel 2013 ci si è fermati poco sotto i tremila e i più recenti dati sul 2014 mostrano un ulteriore crollo del 30%. Se si continua a favorire il mercato dei gameti, accompagnato dall’eccessiva burocrazia che caratterizza da tempo l’iter adottivo,  non avremo più adozioni nel nostro Paese a fronte di migliaia di bimbi nel mondo senza genitori. Ed è proprio per questo che occorre un cambio di rotta, per far tornare l’Italia ad essere la seconda nazione, dopo gli Stati Uniti, per numero di bambini accolti[3]. In ballo c’è «la responsabilità che una società civile ha nei confronti di bambini abbandonati», italiani o stranieri che siano, per cercare di «rimediare all’ingiustizia che hanno già subìto». E non renderli orfani per la seconda volta[4].       

 


[1] Ufficio Nazionale per la comunicazioni sociali  della Conferenza Episcopale Italiana, Dichiarazione della Presidenza in merito alla decisione della Corte Costituzionale del 09/04/2014 – 10 Aprile 2014.

[2] Ibidem.

[3] A. GUERRIERI –  Eterologa, corsia veloce. E le adozioni al palo , Articolo pubblicato su Avvenire.it  in data 21/09/2014   (http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Corsia%20veloce%20 per%20leterologa%20ma%20le%20adozioni%20restano%20al%20palo%20.aspx).

[4] Ibidem.

Sebastian Ciancio

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