OUA: proclamata l’astensione dalle udienze dal 5 al 16 luglio in mancanza di dialogo con il Governo sugli interventi in materia di giustizia introdotti dal D.L. 69/2013

Redazione 28/06/13
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Biancamaria Consales

È questa la decisione presa a seguito dell’Assemblea nazionale dell’avvocatura, tenutasi a Roma, durante la quale sono stati criticati fortemente gli interventi in materia di giustizia contenuti nel decreto legge 69/2013, il cosiddetto “decreto del fare”, tra cui maggiore clamore ha avuto la reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione civile.

L’Assemblea dei Delegati OUA, in particolare, preso atto del contenuto del c.d. decreto del “fare”, sentiti gli Stati Generali dell’Avvocatura, ha rilevato come il Governo abbia rinnovato la “prassi” di utilizzare illegittimamente lo strumento del decreto legge (tra l’altro differendo, per alcune norme, l’efficacia a “30 giorni dopo l’entrata in vigore della legge di conversione”, così dimostrando l’assenza dei presupposti dell’urgenza e necessità).

L’OUA ha, difatti, ritenuto che l’adozione del decreto legge, in mancanza dei presupposti di necessità e urgenza, determina l’illegittimità costituzionale, oltre che del decreto legge stesso, anche dell’eventuale legge di conversione e degli eventuali emendamenti rispetto al testo del decreto legge. Ha chiesto, dunque, che il Parlamento valuti attentamente la legittimità costituzionale del suddetto provvedimento e si esprima sulla pregiudiziale di costituzionalità, per riaffermare l’illegittima applicazione da parte del Governo della decretazione d’urgenza.

Nell’esprimere contrarietà al metodo utilizzato dal Governo, l’OUA ha, altresì, evidenziato che nonostante, a mezzo del Ministro della Giustizia, fosse stata proclamata l’indispensabile consultazione di tutti i soggetti della giurisdizione alle modifiche delle norme in materia di giustizia, il decreto legge sia stato posto in assenza di qualsiasi confronto e informazione preventiva con l’avvocatura, il che costituisce un inaccettabile ed irriguardoso modo di procedere verso l’Avvocatura e le sue istituzioni.

L’OUA ha, poi, ribadito la disponibilità a confrontarsi immediatamente ed in linea con i deliberati congressuali, nel settore penale, sui principali temi irrisolti quali la depenalizzazione, la riforma di alcune leggi “criminogene” (Bossi-Fini, stupefacenti), la modifica del sistema sanzionatorio e della custodia cautelare, l’ampliamento dei limiti temporali delle misure alternative alla detenzione, l’amnistia e l’indulto, l’aumento del numero dei magistrati, anche mediante il recupero all’attività giurisdizionale dei troppi magistrati fuori ruolo, nonché su tutto quanto è indispensabile e urgente per ridare dignità, decoro e tutela ai diritti di tutti i cittadini.

Sull’obbligatorietà della media conciliazione, poi, l’OUA ne ha ribadito la contrarietà e, di conseguenza, chiede al Governo di stralciare i capi relativi alla mediazione ed al processo civile.

Per dare alle proprie istanze massima diffusione e visibilità presso l’opinione pubblica e le Istituzioni ha proclamato, con riserva di revoca qualora il Ministro accetti le richieste della categoria, l’astensione dalle udienze dal giorno 5 al giorno 16 luglio 2013, invitando tutti gli Ordini Territoriali ad indire, in tale periodo, Assemblee permanenti per comunicare e rendere note le motivazioni della protesta ed i contenuti delle diverse proposte dell’Avvocatura, riservando, altresì, di indire, all’esito, ulteriori manifestazioni su tutto il Territorio Nazionale.

Il presidente dell’Oua, Nicola Marino, ha affermato, a tal proposito che “sarà un’astensione del fare bene, propositiva e per aprire un dialogo. L’Avvocatura in modo unitario ha approvato un deliberato sul provvedimento del Governo: la mediazione è possibile, ma no all’obbligatorietà e all’onerosità e, comunque, limitata ad alcune materie da individuare. Servono interventi complessivi e condivisi nel penale e nel civile, sull’ordinamento giudiziario, non con decreti legge con evidenti profili di incostituzionalità, ma investendo del suo ruolo il Parlamento e previa consultazione con l’avvocatura”.

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