Neutralizzare le emozioni! Colori e geometrie nella sfera giuridica

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Qualcun altro ci riuscirà, e lo farà meglio, perché così è necessario che sia”

(Kandinsky, prefazione, Lo spirituale nell’arte, SE, 2005)

 

Kandinsky osserva che nei periodi in cui vi è una decadenza morale viene a mancare il pane metaforico degli ideali e il senso critico è oggetto di scherno, tanto che viene meno il “che cosa” rimanendo solo il “come” riprodurre. Non resta che percorrere il “ movimento della conoscenza” da cui è possibile il futuro di una vita spirituale che permetta quella forza “visionaria” non comune, la quale smuove il ripetersi puramente tecnico del progresso in un eterno presente del tutto esteriore.

Vi è in questo una difficoltà umana, un misto di desiderio e oppressione, angoscia ed esaltazione, una difficoltà del conciliare le nozioni nietzschiane di volontà di potenza ed eterno ritorno nell’ “imprimere al divenire il carattere dell’essere”, in cui deve esservi la capacità di dominare l’informe, il caotico e il passionale con leggerezza e semplicità, fino a porsi in contrasto con l’irrigidimento della verità in sistemi concettuali nei quali vengono a sfuggire le “cose in sé” (Schopenhaur), mettendo in discussione gli stessi termini legali di “verità e realtà”.

Solo il ripetersi delle azioni, dei pensieri creano nell’uomo l’essenza spirituale dell’atmosfera in una trasposizione estetica allusiva tra soggetto ed oggetto, che si sovrappone al dominio del linguaggio regolato espressione di una razionalità scientifica promessa di un valore emancipativo (Vattino) ma, come sottolinea Kandinsky, “la libertà arriva fin dove arriva la sensibilità”, vi è quindi l’impellenza di educarla superando la resistenza umana alla fatica della profondità.

La parola ha comunque due significati uno immediato, materiale, l’altro interiore che colpisce direttamente l’anima, fornito di un suono evocativo di sensazioni, emozioni, speranze e paure, suoni che mescolandosi nell’ambiente ne acquistano forza e direzione trasformandosi in impressioni coloristiche e geometriche, fino a disvelare in un attimo l’ansia del contenuto.

Colori e forme acquistano valenze derivanti da necessità interiori, così da rendere interiormente collegato l’assenza di un apparente rapporto esteriore nel quale l’abbondanza dei segni si disperde perdendone potenzialità ed energia, vi è una neutralizzazione dei segni verso un grigio “silenzioso e immobile” o un bianco che “colpisce come un grande silenzio” su cui colori e forme affievoliscono fino a dissolversi in una “immobilità senza speranza” (Kandinsky).

La sensibilità e le emozioni che ne nascono non sono altro che un’organizzazione dinamica auto-creata e auto-delimitata del soggetto nel corso mutevole della sua teleodinamica mentale, bisogni e resistenze fisiche interne o esterne ne modificano continuamente le emozioni, nella ricerca spontanea dell’individuo ad un minimo squilibrio al fine di superare il malessere che vive essendo la stessa sensibilità “un micro-processo evolutivo in atto” (Deacon).

La burocrazia in generale, come del resto tutte le strutture similari viene quindi a soffocare la sensibilità con una necessità teleodinamica di contenimento e complementarietà dei sistemi mediante procedure rigide pre-definite, in questo favorita potentemente dal sistema informatico che nella presunta efficienza di evitare possibili arbitri nega qualsiasi libertà sostanziale.

La mancanza di creatività fa nascere nella sensibilità posseduta una potenziale sofferenza in uno scambio di certezza/sicurezza, in cui viene a perdersi la sensibilità sul contenuto di valore delle azioni umane secondo una logica meccanicistica che si riflette nella stessa giustizia, facendo perdere parte delle “intuizioni”, quali il senso di equità, di reciprocità e delle punizioni, di cui siamo naturalmente dotati (Gazzaniga), in un difficile rapporto tra giudizi di equità nei rapporti individuali e principio consequenzialistico nei più astratti rapporti di politica sociale (Richards).

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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