Mobbing familiare, scatta l’addebito

Redazione 20/09/17
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Mobbing in famiglia: addebitata la separazione

E’ del 13 settembre l’ordinanza n. 21296 con cui la Corte di Cassazione  ha dichiarato l’addebito della separazione a carico del familiare che compie atti vessatori, configurandosi un caso di mobbing familiare. Nel caso di specie, il comportamento del marito aveva costretto la moglie a lasciare la casa coniugale.

E’ stata dunque dichiarata la separazione tra i coniugi, genitori di due figlie, di cui una ancora minorenne, in quanto il marito poneva in essere atti persecutori ai danni della moglie, riconducibili alla fattispecie del mobbing familiare.

Il marito giustificava i propri comportamenti, rilevando che la moglie non teneva fede ai propri doveri matrimoniali; inoltre, i giudici del merito, a parere dell’uomo, avrebbero addebitato la separazione sulla base di eventi successivi alla crisi coniugale e, dunque, non vi sarebbe la base fattuale che giustificherebbe tale disposizione.

Costretta a lasciare la propria casa

La Suprema Corte ha invece confermato la decisione del giudice del gravame, riconoscendo l’efficienza causale degli atteggiamenti del marito, rispetto alla separazione, protrattisi nel tempo al punto da costringere la donna ad allontanarsi dalla propria abitazione. Pertanto, l’allontanamento non si è posto quale coevento nella determinazione della crisi, bensì è stata una conseguenza di questa: la colpa è esclusivamente del marito, che ha reso la convivenza tra i coniugi intollerabile.

Gli Ermellini hanno ritenuto che la motivazione del giudice di secondo grado fosse logica e priva di vizi, dunque, non più sindacabile nel merito. E’ stata pertanto respinta la richiesta del marito di una nuova valutazione dei fatti di causa.

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