Magistrati: la responsabilità civile è un’arma a doppio taglio

Redazione 26/02/15
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E’ stata approvata definitivamente la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati, con 265 sì, 51 no e 63 astenuti.

Le principali novità sono:
– la permanenza dell’attuale principio della responsabilità indiretta, per cui il cittadino dovrà rivolgersi allo Stato, che è obbligato a rivalersi sul magistrato entro due anni dal risarcimento e fino a un massimo della metà di un anno di stipendio (oggi il tetto è fissato a due terzi);
– viene eliminato il filtro di ammissibilità dei ricorsi;
– tra le cause di responsabilità civile viene inserita anche l’ipotesi di «travisamento del fatto e delle prove»;
– viene limitata la clausola di salvaguardia che esclude la responsabilità del magistrato;
– vengono ridefinite le fattispecie di «colpa grave».
 

E mentre il premier Renzi, soddisfatto, afferma con un twit che con le significative modifiche si otterranno “più tutele ai cittadini, più forza all’autorevolezza e all’autonomia della magistratura”; l’Anm, Associazione nazionale Magistrati, esprime il suo dissenso: “è un pessimo segnale, la politica approva una legge contro i magistrati”.

Così un magistrato può ritrovarsi a essere controparte del suo indagato o imputato. Ed è alto il rischio di intimidazione, specialmente quando indagati (magari arrestati) o imputati sono particolarmente ricchi e potenti: pezzi grossi della politica, grandi aziende private o pubbliche.
Senza poi dimenticare che la riforma incentiva il ricorso agli strumenti dell’astensione e della ricusazione: possibilità in più per scegliersi il giudice.
In tal senso gli effetti sull’organizzazione interna della giurisdizione, sul carico processuale e sulle tempistiche dei procedimenti sarebbero dilaganti.

Non vi è dubbio che a una sentenza ingiusta debba seguire un giusto procedimento, con conseguente risarcimento dei danni per le vittime, e qualche aspetto positivo è stato introdotto dalla riforma, ad esempio, la valutazione della colpa grave, intesa come ‘la violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Unione europea, il travisamento del fatto o delle prove” e l’eliminazione del filtro per l’ammissibilità dei ricorsi, per cui finora ne venivano accettati davvero pochi.
Anche se il filtro, di fatto, evitava la proposizione di domande manifestamente infondate.

Le modifiche introdotte sarebbero utili ed efficaci in un mondo ideale, e porterebbero davvero al perseguimento della giustizia, perché anche i giudici sono fallibili e possono sbagliare.
Ma in una realtà giudiziaria, come quella odierna, dove ogni pretesto è buono per fare ricorso, si corre il rischio di fornire a tutti i cittadini uno strumento forse troppo potente. Chiunque, avendo a che fare con la giustizia potrebbe denunciare il magistrato per evitare di essere giudicato. Magari la fortuna è dalla sua parte e se la scampa.

Redazione

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