Le ripercussioni della stampa 3d

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La stampa tridimensionale è considerata una delle tecnologie più importanti ed innovative del millennio.

Si chiarisce fin da subito che le stampanti 3D permettono di produrre qualsiasi oggetto tridimensionale; ciò avviene tramite software appositamente ideati. Ebbene, servendosi dei più disparati materiali (plastica, vetro, cellule viventi, ceramica etc..) è possibile realizzare qualsiasi oggetto, in ogni campo quale, a mero titolo esemplificativo, la medicina, l’architettura, l’abbigliamento.

La nuova tecnologia

Singolare è la semplicità e l’economicità di questa tecnologia, ragion per cui essa è in larga espansione tra i privati. I vantaggi sono molteplici, basti pensare all’abbattimento delle catene produttive (una sola macchina è in grado di realizzare un prodotto interamente), all’utilizzazione di poco materiale e alla riduzione dei costi della manodopera.

La diffusione delle stampanti tridimensionali tra i privati ha tuttavia sollevato molte preoccupazioni e problematiche circa la protezione delle proprietà intellettuale in quanto con detta tecnologia è possibile realizzare ogni prodotto senza alcun controllo. Ciò comporta l’aumento del rischio di polverizzazione della contraffazione; favorisce la concorrenza sleale e la violazione del copyright.

Alcuni esperti hanno ipotizzato possibili soluzioni al problema in oggetto tra le quali certamente spicca la “Digital Rights Management”: trattasi di sistemi che impediscono la stampa dei file se non con un codice di sblocco univoco fornito all’acquisto, oppure che limitano la quantità di volte che quel file può essere stampato dall’utente. Altra possibile soluzione riguarda lo sviluppo di sistemi che mantengano i file di stampa in cloud e siano in grado di far comunicare direttamente il cloud con la singola stampante 3D la quale verificherà in tempo reale se l’utente sia o meno autorizzato a stampare quel file.

Non mancano inoltre soluzioni studiate dalla dottrina; il professor Cesare Galli – uno dei maggiori specialisti italiani nella difesa della proprietà industriale – nella Rivista di diritto industriale del marzo 2015Stampanti 3D e proprietà intellettuale: opportunità e problemi”, ha prospettato la possibilità di tutelarsi contrattualmente. Invero, i soggetti che operano in un mercato influenzato dalla tecnologia della stampa 3D potrebbero tutelarsi introducendo nei contratti di vendita (o di fornitura), aventi ad oggetto i propri prodotti e/o servizi, clausole volte a limitare la creazione di copie del prodotto non autorizzate.

E’ evidente l’esistenza di varie soluzioni possibili tuttavia ad oggi non ne esiste una univoca e completamente soddisfacente; è necessaria dunque la regolamentazione della materia da parte del Parlamento Europeo.

L’Unione Europea sulla materia

Quest’ultimo infatti, con la risoluzione del 3 luglio 2018 “stampa tridimensionale, una sfida nell’ambito dei diritti di proprietà intellettuale e della responsabilità civile (2017/2007(INI))”, ha affrontato detta problematica sottolineando che l’Unione Europea potrebbe doversi dotare di nuove norme giuridiche o adattare quelle esistenti al caso specifico della stampa 3D. Nella medesima seduta il Parlamento ha evidenziato, tra le altre, la possibilità di esaminare soluzioni di carattere tecnico (come la creazione di banche dati di modelli cifrati e protetti, la progettazione di stampanti collegate ad un sistema in grado di gestire i diritti di proprietà intellettuale) al momento non sufficientemente sviluppate.

a cura di Serena Biondi

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