Le radici del malessere: prevenzione e arte espressiva

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1. Il disagio, una definizione
 
Il termine disagio ha due connotazioni: una positiva, l’altra negativa. Nell’accezione positiva, mutuata dal pensiero Socratico, il disagio rende manifesta una insoddisfazione rispetto a ciò che si è acquisito, fatto, raggiunto. Il superamento del disagio deriva dalla costruzione di un nuovo equilibrio più funzionale ai bisogni emersi. Secondo questo postulato, il disagio va sollecitato perché avvenga un “cambiamento”. L’accezione negativa invece, descrive il disagio come carenza più o meno importante di qualcosa, ovvero un malessere profondo, un “non star bene” con se stessi e con gli altri, dove molto spesso la conseguenza è il rifiuto di ciò che si identifica con il complesso delle regole sociali, fino a giungere ad una percezione asimmetrica di deminutio virtutis simbolico e sociale delle Istituzioni.
La mancanza che genera il disagio negativo può essere focalizzata su alcuni punti fondamentali:
 
– Mancanza di comunicazione 
– Mancanza d’affetto
– Mancanza d’emozioni positive
– Mancanza di senso
 
Nella realtà odierna si osserva ad una trasformazione, avvenuta in tempi ristretti, di alcuni punti di riferimento essenziali. Ciò ha generato un disorientamento generazionale che inibisce la capacità progettuale, in fase sia ideativa nonché propositiva; il disagio non produce progettualità. A risentirne fortemente è l’età adolescenziale. La condizione, infatti, è esasperata per le giovani generazioni che non possono riferirsi ad un “prima”, né hanno le basi su cui prospettare un futuro florido. Ecco dunque, il motivo per il quale essi pongono l’accento più sull’esperienza che sul progetto: molti giovani, oggi, vivono la propria vita alla giornata, cadenzando il tempo senza una prospettiva futura. Vi si nota una certa indolenza nel pensare lungimirante, una notevole confusione nel progettare la propria vita affettiva, relazionale, professionale, etc. La mancanza di progettualità è fonte di disagio per i giovani che sono inadeguati a far sintesi della propria esistenza storica. La perdita di memoria individuale o collettiva costituisce un incolmabile disagio, configurandosi come assenza di ideali e di aspirazioni per il soggetto, per un gruppo o per un popolo.
 
2. Il disagio degli adolescenti
 
 
Sempre più spesso i mezzi di comunicazione di massa,  riportano fatti di cronaca nera particolarmente cruenti, agiti da adolescenti. C’è sempre un avvenimento che fa più notizia di un altro e allora diventa traino per tutta una serie di notizie simili e ancora più oscure, che portano ad interrogarsi su cosa stia accadendo alla società odierna. Perché gli adolescenti o meglio una parte di essi si comportano in questo modo? Rubano per divertimento, seviziano per noia, terrorizzano per ingannare il tempo, e un segnale che risulta sintomo di disorientamento della società, altamente teologizzata e all’avanguardia, dove sempre più spesso si riscoprono anche i valori positivi della vita, è che non riesce a porre un freno alla violenza giovanile scaturente da un profondo disagio socio-affettivo.
Spesso infatti gli adolescenti esprimono in modo tangibile il loro disagio con manifestazioni eclatanti, che richiamano con forza l’attenzione di qualcuno capace di comprenderli. Segnali e codici, sono atti simbolicamente significativi che non sempre trovano un riscontro nell’attenzione e talvolta nella comprensione degli adulti.
Il primo problema è dunque quello di leggere correttamente le manifestazioni del ”disagio”. Interpretare correttamente il comportamento sintomatico reattivo al disagio. Sotteso all’espressione del disagio è il percorso di strutturazione del disagio stesso. Infatti , quest’ultimo, è interconnesso agli interessi e ai bisogni degli adolescenti. Prima di accingerci ad illustrare la dinamica processuale che interconnette “Interessi” , “Bisogni” e “Disagi” vediamo cosa intendiamo per bisogni.
 
  • I bisogni si configurano come esperienze profonde che necessitano di appagamento finalizzato al conseguimento di un equilibrio psichico. Costituiscono la spinta propulsiva di ogni nostro comportamento, lo determinano, talvolta lo disturbano. Una situazione particolare tanto più risponde ad essi, quanto più finisce col diventare motivante e interessante.
  • L’interesse può essere rappresentato come la manifestazione evidente di un bisogno, la parte visibile, rivelata. In quanto manifestazione del bisogno, l’interesse viene plasmato nella modalità di presentazione dal contesto socio-culturale in cui l’individuo vive. Il disagio è invece la componente sommersa del processo: ha origine e si sviluppa quando il bisogno viene disatteso o quando al bisogno vengono offerte risposte disfunzionali, non adeguate.  
  • Il disagio può scaturire da vari bisogni disattesi. Lo squilibrio nel soggetto, manifestandosi come vuoto da colmare, si traduce nella necessità di ricostruire un equilibrio.
3. La riqualificazione: un progetto di crescita
 
Esistono quindi delle opportunità che possono essere offerte agli adolescenti. Sono però a disposizione se e solo se, s’ intraprendono politiche complesse, circoli virtuosi altamente produttivi d’ investimento socioculturale.
Secondo l’ipotesi qui formulata tale investimento dovrebbe essere articolato attorno ai seguenti nodi cruciali:
 
– La conoscenza di sé in rapporto a se stessi e agli altri; far maturare la capacità d’autonomia;
– Favorire la socializzazione nel rispetto reciproco, facendo acquisire maggiore sicurezza agli alunni più timidi e maggior autocontrollo ai più turbolenti;
– Sviluppare le potenzialità individuali;
– Favorire il dialogo; etc.
– La condivisione degli spazi.
 
Questi i filoni prescelti nei quali operare per la strutturazione di un’ ipotesi progettuale che deve nascere dal e nel quartiere in relazione al target di riferimento nella convinzione che l’incisività di impatto dell’iniziativa è correlata all’ascolto e al riconoscimento da parte dei destinatari.
 
 
4. Il teatro come “risorsa” per superare il disagio
 
In ambito educativo e formativo si sente più spesso parlare di percorsi di teatro-terapia per la crescita personale, per la prevenzione del disagio e la riscoperta della creatività come risorsa indispensabile alla promozione del benessere esistenziale. Le caratteristiche basilari di questi percorsi sono da ricercare nella centralità data ai processi creativi che i vari linguaggi non verbali e  le dinamiche relazionali di gruppo fanno emergere. Lo stesso vale per la scelta dei linguaggi da utilizzare tra i quali rientra la verbalizzazione come momento d’ analisi e riflessione. L’oggetto creativo diventa pertanto oggetto di trasformazione in grado di evocare il passato e immaginare il futuro, per fornire al presente tutta la sua ricchezza e intensità. Il laboratorio teatrale è progettato per  perseguire e potenziare  vari obiettivi:
–         modificare alcuni atteggiamenti comportamentali e relazionali non modificabili solo con la volontà, sensibilizzare la capacità di muoversi ed agire all’interno di regole o codici di comportamento (regole vissute come gioco e non come costrizione); quindi, modificare l’elasticità e l’adattabilità dell’individuo all’interno del contesto sociale;
–         migliorare la comunicazione tra i pari senza l’intervento diretto dell’adulto di riferimento;
–         offrire la possibilità ad ogni adolescente di operare nel pieno rispetto della libertà personale, senza limitare quella altrui;
–         renderli consapevoli dei propri comportamenti ed eventualmente delle loro potenzialità espressivo/comunicative;
–         aumentare l’autostima;
–         stimolare il talento latente ed enfatizzare l’espressione e la comunicazione verbale, corporea, gestuale, etc.
 
 
5. Conclusioni
 
Il difficile rapporto dell’adolescente con la realtà di oggi che offre pochi punti di riferimento (sociali, politici, pedagogici, ecc…), mette in luce da un lato un disagio esistenziale che può assumere connotazioni estreme e devianti, dall’altro uno sviluppo delle proprie potenzialità che può sfociare nell’ irregolarità o nella creatività. L’impatto con la realtà degli adulti investita principalmente da valori consumistici e pragmatici può, in molti casi, procurare una reazione involutiva di paura, angoscia e di solitudine nell’adolescente che può nutrire una profonda sfiducia verso il mondo degli adulti, lungo il suo percorso di emancipazione.
L’avviamento alle forme d’arte espressive ed in particolare riferimento il “Teatro” può rappresentare un opportunità di sviluppo e di crescita, inteso come metafora della vita in cui i ragazzi ripropongono anche liberamente quelle che sono le loro realtà sociali e familiari. Quindi, il teatro visto come contrasto all’emarginazione e al disagio sociale, come promozione della cittadinanza attiva delle giovani generazioni, come lotta alla dispersione scolastica e come ricerca e sviluppo delle proprie potenzialità. In particolar modo si cerca, con il teatro, di sollecitare le coscienze attraverso una sensibilizzazione del proprio vissuto utilizzato come fonte da cui attingere elementi per nuovi linguaggi verbali e corporei ed enfatizzando le potenzialità latenti e/o acquisite dei ragazzi, attraverso il momento teatrale come laboratorio di nuova comunicazione e aggregazione elettiva nelle fasi evolutive segnate finanche da disagio socio/psico esistenziale. La forma d’ espressione libera genera nei ragazzi il giusto appeal nonché l’occasione di diventare responsabili e protagonisti delle proprie  esperienze. La drammatizzazione teatrale offre loro un’ occasione di crescita e di miglioramento dal punto di vista della coscienza e della personalità percepita. Miglioramenti che vengono evidenziati quanto più i soggetti percepiscono di essere ascoltati eludendo ogni forma di giudizio e pregiudizio; emerge come la fiducia riposta ai ragazzi sia ricambiata con il vivo interesse e l’impegno nel cercare di “costruire” un qualcosa, edificare partendo dalla consapevolezza, dall’entusiasmo e dalla partecipazione collettiva.
 
 
Bibliografia essenziale
 
1)De Leo G., Patrizi P., Trattare con adolescenti devianti: progetti e metodi di intervento nella giustizia minorile, Carocci editore 1999.
2)Andreoli V., Giovani: sfida, rivolta, speranze, futuro, Rizzoli 1997.
3)Palmonari A., Psicologia dell’adolescenza, Il Mulino, Bologna 1993
4)Giacca F., Il gruppo come sostegno, elaborazione di strategie e progetti: gli adolescenti a rischio di devianza,in Criminologia.org.
5)Parlato R., Smiraglia S., La foresta industriale: percezione del rischio e cultura della sicurezza,in Psicologia e Lavoro 1981.
 
 
Internet
 
http://www.dirittoefamiglia.it
 
 
 
Laureata in Scienze Dell’Educazione
Tel. 3207755593

Di Taranto Roberta

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