La tutela giurisdizionale dei dipendenti di pubbliche amministrazioni. Autore: Dauno Trebastoni, Editrice: Giappichelli.

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presentazione libro
Il libro affronta gli attuali problemi, di diritto sostanziale e processuale, legati alla tutela del dipendente pubblico, sia dinanzi alla giurisdizione amministrativa che a quella ordinaria. Nel ricostruire l’evoluzione normativa che ha condotto alla c.d. privatizzazione, l’Autore, con taglio pratico non disgiunto dall’inquadramento concettuale, evidenzia tra l’altro, con puntuali e aggiornati richiami di giurisprudenza e dottrina, gli strumenti di tutela utilizzabili con riferimento alle diverse categorie di atti, il sindacato esercitabile dai due ordini di giudici con il relativo riparto di giurisdizione, e le modalità di esecuzione delle varie pronunce ottenibili, sia in sede cautelare che di merito.
note sull’autore
Dauno Trebastoni è Magistrato amministrativo, in servizio presso il T.A.R. di Catania. È abilitato all’esercizio della professione forense, ed ha conseguito, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, il Dottorato di Ricerca in Diritto Amministrativo, collaborando per circa dieci anni con il prof. Eugenio Cannada-Bartoli. Ha svolto le funzioni di Segretario comunale, e prestato servizio anche presso importanti Enti pubblici nazionali. È autore di numerosi articoli e saggi, pubblicati su riviste giuridiche specializzate, e svolge attività di docenza presso numerosi corsi e Master organizzati da Università ed Enti locali. È componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Permanente sulla Criminalità Organizzata (O.P.C.O.), con sede a Siracusa, Ente pubblico istituito quale organo di consulenza della Presidenza della Regione Sicilia.
  • qui l’indice del libro

Prefazione
del prof. Salvatore Sambataro
Ordinario di Diritto Amministrativo
presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Catania
 
Siccome confezionare una prefazione rappresenta un compito impegnativo, se ne possono qui trascrivere le ragioni elementari in forma di ipotesi semplici.
Occorre innanzitutto decidere se la prefazione vada dettata al libro o al suo autore. Se si detta all’autore, che è stato tuo allievo dai corsi universitari al dottorato di ricerca, e che in sovrappiù fa il magistrato amministrativo, si rischia di confezionarla secondo modelli autoreferenziali dagli esiti ben prevedibilmente laudativi.
Se si detta al libro si rischia di non ben calibrare pesi, differenze, rapporti tra gli aspetti laudativi e critici, descrittivi e problematici, riepilogativi ed analitici; senza dire che il coinvolgimento affettivo degli aspetti appena indicati darebbe luogo ad una postfazione piuttosto che alla prefazione richiestami.
Elimino il dubbio, proponendo la prefazione, dunque pagine fuori-formato, come invito alla lettura; una sorta di striscetta pubblicitaria che invece di essere posta all’esterno del volume, per sollecitarne l’acquisto, si trova al suo interno con la vaga funzione di un passe-partout. Che può, prima di tutto, applicarsi al titolo del volume; del quale deve subito notarsi che la chiave della “tutela giurisdizionale” è mutuata da intitolazioni classiche (g. vacchelli) recepita dalla Carta Costituzionale (artt. 24, 103, e testualmente 113) adattata alle dissonanze del giudice ordinario (ne La tutela giudiziaria di e. cannada-bartoli) ed infine ripresa assai di recente (da p. virga).
È mutuata invece da unatto normativo introdotto da pochissimo tempo (si tratta del D.Lgs. n. 165/2001) la parte dell’intitolazione che fissa la tutela nel dipendente di pubbliche amministrazioni. Prima dello spostamento d’asse attuatosi con la c.d. contrattualizzazione-privatizzazione del rapporto d’impiego pubblico, il titolo di questo volume avrebbe potuto ingenerare il curioso interrogativo che il tema della tutela giurisdizionale si svolgesse sui binari della giurisdizione amministrativa intesa come giurisdizione “domestica”, con i sospetti spesso avanzati al riguardo (sospetti peraltro fuori luogo, sol che si pensi alla creazione giurisprudenziale dell’eccesso di potere, che negli anni ‘30 del secolo appena trascorso si mosse proprio sul paradigma del rapporto d’impiego). Avvenuto invece lo spostamento predetto, ed affermatasi la prevalenza, sia pure non assoluta, della giurisdizione ordinaria, l’intitolazione del volume vuol suggerire al lettore la commistione di due fenomeni giuridici dalle caratterizzazioni universali e complessive: la tutela giurisdizionale, per l’appunto, che è globale perché sempre ammessa (art. 113 Cost.), ed i pubblici impiegati che, nel loro intero complesso, sono “al servizio esclusivo della Nazione” (art. 98, co. 1, Cost.).
Lo schema concettuale, del quale è frutto l’intitolazione del libro appena riferita, può dunque ben intuirsi. A qualificare il pubblico impiego come materia amministrativa sta il suo carattere universale; come avviene per l’espropriazione, e la potestà di polizia, a tacer d’altro degli istituti classici del diritto amministrativo, qualunque problema coinvolga la sfera dell’impiego pubblico suggerisce l’amministrazione pubblica, identifica quel potere, se ne rappresenta come parte intrinseca. Vi è un connotato giuridico del pubblico impiego che può ben rappresentarsi come un dato immedesimativo dei dipendenti (e dei funzionari, per la connessione che ne fa l’art. 28 Cost.) nell’organizzazione amministrativa. Si tratta dell’interesse dell‘amministrazione per il pubblico bene, che è formula derivata dalla normazione tradizionale sull’antica promessa solenne e sul giuramento di fedeltà, e che adesso si trova riassunta, ma in termini oggettivi, nella “rispondenza al pubblico interesse dell’azione amministrativa”. Significativamente, questa formula è contenuta nelle norme generali sull‘ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche (D. Lgs. n. 165/2001, art. 5 co. 1) e dunque rappresenta in modo agevole la saldatura tra organizzazione e attività nella figura del “dipendente”.
Nelle sue linee generali, la materia del contenzioso incrocia l’esperienza amministrativa in job e ne riceve la sostanza e le variabili operative. Ma oltre agli esiti delle mutazioni nella consistenza del rapporto, oltre alle modifiche migliorative della posizione di lavoro ed alle tranches de vie di rilievo cronistico (si pensi alle vicende sottostanti le incompatibilità ambientali), non va dimenticato che alla sfera del pubblico impiego si ascrivono sia i fatti di accesso all’organizzazione amministrativa come pure quelli espulsivi dalla medesima. Che saranno pure fatti di margine della materia, gli uni in quanto costitutivi del rapporto d’impiego e gli altri perché estintivi del medesimo; ma entrambi di irretrattabile rilievo: si pensi, per gli uni, alle omogeneità dei bandi e dei procedimenti relativi con le gare contrattuali nonché alle rispettive giurisprudenze parallele; e per gli altri, alle affinità tra il loro carattere espulsivo (per suo conto, in grado di assicurare una sorta di raffigurazione “mistica” dell’organizzazione amministrativa) e la tipologia dei provvedimenti amministrativi negatori di istanze, richieste, benefici.
Di tutto questo, e di tant’altro, nel quadro di un robusto e meditato corredo giurisprudenziale, c’è buona traccia nel volume. Che si può leggere e che va letto come si leggono tutti i lavori solo apparentemente riepilogativi e descrittivi ma, sostanzialmente, costruttivi e perciò tendenti ai traguardi della conoscenza giuridica.
Catania, gennaio 2006
Prof. Salvatore Sambataro

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