La responsabilità amministrativa degli enti e il D.Lgs. n. 231/01: la gestione della corporate governance

Redazione 23/03/17
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Breve descrizione:

Un momento di riflessione in termini strategici alla luce delle numerose implicazioni etiche e cogenti derivanti dal D.Lgs. n. 231/01 in materia di Responsabilità amministrativa degli enti.

 

Testo:

Il tema della responsabilità amministrativa degli enti, disciplinato dal decreto legislativo n. 231/01, è di attualità non solo sul piano cogente ma anche su quello mediatico. Responsabilità amministrativa, criminalità d’impresa, corruzione, etica, corporate governance, sanzioni pecuniarie ed interdittive sono termini connessi tra loro e che spesso ricorrono nei procedimenti giudiziari e nelle aule dei tribunali così come sui quotidiani. Basti pensare ai casi più eclatanti quali lo scandalo “farma-truffa” di Bari, le sentenze ThyssenKrupp o le recenti notizie di reato che hanno riguardato imprese di differenti settori merceologici e di ogni dimensione.

Il Decreto 231 ha permesso il superamento del vecchio principio della esclusione della responsabilità diretta delle persone giuridiche, di cui al brocardo latino societas delinquere non potest, e ha introdotto la facoltà per le società di dotarsi di modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la commissione dei reati richiamati dal decreto medesimo, modelli che costituiscono la condizione necessaria per consentire alla società di conseguire l’esimente dinanzi all’autorità giudiziaria ordinaria.

Il legislatore ha definito la responsabilità amministrativa dell’ente come autonoma da quella della persona fisica che ha agito nel nome e nell’interesse dell’ente stesso; così facendo ha ovviato all’ostacolo, individuando una responsabilità fondata sui seguenti concetti: la responsabilità per l’ente in caso di fatto omissivo proprio – la responsabilità dell’ente per colpa nell’accezione di “colpa di organizzazione e/o di politica di impresa” – l’assenza di colpa se l’ente si è dotato di un sistema organizzativo e gestionale idoneo a prevenire la commissione dei reati.

La responsabilità degli enti si traduce nel loro assoggettamento a pesanti sanzioni pecuniarie e interdittive che si applicano solo in casi e fattispecie di reato ben definite. I reati previsti dal Decreto 231 sono numerosi e alle originarie previsioni dirette a reprimere le condotte criminose nei confronti della Pubblica Amministrazione si sono aggiunte ulteriori categorie quali, ad esempio, i reati societari, i reati in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, i reati ambientali per giungere infine alla corruzione tra privati e all’auto-riciclaggio.

La normativa, pur essendo entrata in vigore nell’anno 2001, richiede da parte delle imprese un momento di riflessione in termini strategici alla luce delle numerose implicazioni etiche e cogenti. Si pensi alle ricadute in termini di reputazione, comunicazione ed immagine nei confronti degli stakeholder o all’introduzione del rating di legalità per le imprese che si dotano dei Modelli 231 e ai conseguenti benefici inerenti l’accesso al credito bancario.

La crescita della cultura inerente la corporate governance nella società civile italiana è un processo di lungo periodo ed è frutto di un dibattito dottrinale sviluppatosi prevalentemente oltre i confini del nostro Paese e dell’azione di impulso esercitata sul nostro legislatore da organi e strutture sovranazionali. In numerosi ordinamenti stranieri il riconoscimento della responsabilità penale delle persone giuridiche risale già al XIX secolo: nel Regno Unito il primo caso indicato in dottrina è del 1842, la previsione del codice penale canadese risale al 1896 e infine la Cortese Suprema degli Stati Uniti d’America per la prima volta si pronunciò nel 1909.

Il tema della compliance aziendale e della responsabilità amministrativa d’impresa s’inserisce nel più ampio contesto del Corporate Social Responsability (CSR), collegato a prassi e metodologie che appartengono più tipicamente alla cultura economica anglosassone e solo di recente questi temi si sono diffusi nel pensiero economico, nella cultura d’impresa e nell’ordinamento del nostro Paese.

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