La logica sociale nelle Istituzioni

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Nella coscienza vi è un ruolo funzionale del dimenticare che interagisce con la razionalità del ricordare, la “ragione” risulta pertanto un magma più ampio della semplice logica, l’essere umano nel suo agire sociale è quindi qualcosa di diverso dal puro interagire logico si ché le emozioni vengono ad emergere non solo dai ricordi bensì anche dalla loro negazione, le istituzioni in questa dinamica diventano i binari della possibilità dell’interazione, d’altronde queste non sono solo il risultato di processi storici, su cui vi è una ampia possibilità di intervento, ma anche di quelli che North definisce come “ordini emergenti” con larghi risultati inintenzionali nei quali le organizzazioni da soggetti delle norme ne diventano al contempo interpreti ed artefici.

L’efficienza è innanzitutto espressione di un significato culturale per cui le istituzioni possono svolgere funzioni indifferenti alle funzioni economiche secondo necessità rispondenti ad altri principi che non affondano le proprie radici nel concetto economico weberiano di “transazione”, quale acquisizione secondo la “razionalità formale del calcolo monetario”, in quanto l’agire economico può anche orientarsi in altre razionalità materiali condizionate da norme non finanziarie, l’efficienza acquista una valenza più ampia di una economia misurata in termini puramente monetari, con i beni che incorporano dei “valori” non solo economici ma anche d’uso non calcolabili pertanto in termini esclusivamente monetari (AddarioFasano).

Di fatto gli esseri umani tendono a non riflettere sulla propria cultura essendo essa parte naturale del proprio essere, essa infatti comprende regole e principi che raccolgono in sé credenze, atteggiamenti, valori e ideali i quali vengono a determinare i comportamenti umani (HollandQuinn), vi è quindi una condivisione in cui viene approvato dalla maggioranza un dato comportamento, questa tuttavia non impedisce la variabilità individuale ma sempre entro limiti prevedibili e accettati socialmente, come Durkheim ha evidenziato, la cultura esercita un forte potere esterno di coercizione tale da conformarci inconsciamente, la coercizione avviene secondo due metodi di imposizione: diretto attraverso la coercizione esclusivamente psicologica del disagio o anche materiale della norma e degli apparati da essa dipendenti, indiretta dalla necessità dell’integrazione comunicativa, tuttavia resta sempre una parte degli individui che esplorano le possibilità in dissenso alla maggioranza (Asch).

Ogni società possiede degli “ideali” quali modelli culturali a cui “tendere” nel conformarsi, alcuni di questi ideali se portati all’estremo vengono a compromettere le possibilità di sopravvivenza dell’organizzazione sociale del gruppo, essi non risultano adattive e pertanto tenderanno nel tempo a scomparire o essere modificate, se questo lo è in rapporto a un determinato contesto naturale o sociale le circostanze possono tuttavia variare  nel tempo, le risposte comunque trarranno origine sempre dal contesto culturale originario pertanto ne saranno un adattamento che dovrà portare ad una integrazione del singolo fornita di una propria coerenza cognitiva se si vogliono evitare tensioni che sfocino in aperti conflitti o atti di autodistruzione, l’adattamento è da Chibnik individuato come una serie di piccoli successivi esperimenti che solo alla fine si manifesteranno come un cambiamento.

Il sistema sociale crea le condizioni perché il singolo veda se stesso e l’ambiente determinandone le modalità, in questa distinzione si crea la forma dell’unità nella differenza in una relazione complessa multilivello da cui emerge un sistema unitario produttivo di senso che ricomprende il singolo in termini teleodinamici, ma questo può avvenire solo dall’iniziale distinzione sistema/ambiente (Luhmann) nel quale si forma la rete autopoietica delle comunicazioni attraverso  cui avviene la distinzione tra sistema e ambiente stesso, nonché l’attività teleodinamica produttiva di senso capace dall’autoriproduzione, dove la norma ne definisce i confini e ne modula la comunicazione così che il senso organizzativo proceda indipendentemente dal singolo, il diritto viene non solo a essere interpretato dalla coscienza ma ne diventa parte lui stesso quale espressione della coevoluzione tra coscienza e società.

Il senso sociale trasmesso attraverso la rete della comunicazione non coincide necessariamente con il senso dell’individuo, questo spazio di libertà necessario agli esperimenti evolutivi può trasformarsi in una non comunicazione tra i singoli, il sovrapporsi degli eventi comunicativi concretizzano le “strutture” necessarie alla connessione teleodinamica degli elementi, in altri termini i modelli comportamentali e le restrizioni normative per la funzionalità e sopravvivenza del sistema (Addario-Fasano), si creano “aspettative” tanto sociali che individuali le quali dovranno essere considerate nella comunicazione, il sistema per rimanere in omeostasi deve sviluppare dei media integrativi, quali: potere legittimato, diritto, unità di scambio, che riducano la potenziale conflittualità comunicativa e la frantumino possibilmente in episodi locali riducendone l’effetto disintegrante (Luhmann), in questo la memoria sempre più ampia sviluppata e consolidata dalla crescita tecnologica permette al sistema di formare più che subire, la Storia a sua volta diventa substrato nelle possibili risposte del sistema stesso ai problemi evolutivi.

Se è generalmente accettata l’idea che la cultura influenzi la lingua, sebbene dibattuta, vi è anche l’ipotesi inversa, nota come “ipotesi Sapir-Whorf”, che anche la lingua determini il modo di concepire e percepire realtà e società, tanto è vero che la struttura linguistica viene a mutare insieme ai contesti sociali di cui è mezzo di comunicazione, normalmente vi è una selezione negativa nelle strutture che avviene attraverso tabù e regole normative, ma accade che le comunicazioni deviate abbiano talvolta un successo evolutivo e diventino regole esse stesse, rimane tuttavia in questo aspetto evolutivo della cultura la matrice storica su cui possono avvenire le scelte, questo sentiero collega strettamente la logica sociale alle riforme istituzionali che difficilmente possono attecchire produttivamente se estranee alla cultura sociale del sistema, il quale entrando in fibrillazione potrà rigettare l’istituzione stessa o stravolgerne dall’interno le finalità, come già accaduto in molte forme di autonomia create a cavallo del millennio, dalle partecipate pubbliche alle assemblee regionali, si deve tenere presente che qualsiasi principio una volta istituzionalizzato può perdere la propria funzione originaria e venire assorbito dalla funzione burocratica di potere della struttura stessa.

Bibliografia

  • N. Addario – L. Fasano, La logica della società, Egea, 2012;
  • N. Luhann – R. De Giorgio, Teoria della società, Franco Angeli, 1992;
  • D. C. North, Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell’economia, Il Mulino, 1994;
  • E. Dukheim, Lezioni di sociologia, Etas, Kompass, 1973.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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