La logica giuridica dell’Io nei sistemi sociali

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La concezione totalitaria dello storicismo conduce a società chiuse fondate su norme immodificabili, come in Platone ed Hegel, la realtà è al contrario per Popper una società aperta che sola consente un rapporto dinamico e al contempo possibile tra giustizia e libertà, vi è una predizione controllabile dell’evoluzione tecnologica e sociale senza la pretesa di fondare una società su leggi necessarie secondo visioni profetiche.

Non vi sono logiche nel contesto delle scoperte delle leggi ma lo sviluppo scaturisce quale soluzione al presentarsi di un problema, a cui si tenta di dare soluzioni con lo sviluppo di teorie che sono corrette mediante discussione critica, il che conduce ad un ulteriore ciclo nel quale l’esperienza conferma o confuta le varie teorie, in un’applicazione estrema si giunge ad affermare che la scelta delle stesse avviene prevalentemente su basi psicologiche, storico-sociali e ideologiche (Tarca).

Tuttavia, osserva Feyerabend che qualsiasi tentativo di definire una metodologia scientifica fondata su norme rigide viene a perdersi in un anarchismo metodologico dovuto alla ricerca che presuppone una violazione voluta di un qualsiasi metodo assoluto, ne consegue l’impossibilità di un confronto fra teorie se non fondate su un comune sistema concettuale a cui riferirsi, vi è quindi l’impossibilità nell’approccio conoscitivo della realtà nel suo insieme di definire un preciso confine tra sistema scientifico ed altre forme conoscitive, nel dissolvimento delle opposte rigidità si riconduce il tutto in dimensioni razionali.

Le idee nel perpetuarsi biologicamente tendono a fondersi e ricombinarsi, in questo devono necessariamente operare sia sul livello mentale che in quello realizzazionale, quest’ultimo valore è direttamente proporzionale alla loro capacità di modificare i comportamenti individuali e sociali, circostanza che impone di considerare il potere di penetrazione delle idee, come afferma Monod violare una legge non vuol dire automaticamente negarne l’esistenza o la sua validità collettiva se valida per la coesione e la sopravvivenza del gruppo, in questo vi è la necessità di una spiegazione e accettazione “mitica” della fonte della legge, una sacralità laica se fondata sulla razionalità scientifica e sui sistemi di pensiero (Monod).

Il progressivo accumulo delle conoscenze porta inesorabilmente al superamento del paradigma dogmatico accettato acriticamente, fino a che il crescere delle anomalie e degli insuccessi introduce ad una fase rivoluzionaria e straordinaria (Kulm), viene così a perdersi parte della razionalità metodologica popperiana a favore di uno sviluppo attraverso rotture epistemologiche (Bachelard), dove si perde parte del pregiudizio razionalistico fondato su pure regole logico-formali a favore di forti condizionamenti di natura psico-sociologici, con il recupero di conoscenze non esclusivamente logico-matematiche.

Secondo il “paradigma dominante” (Russell, Wittgenstein, Carnap) il significato di un enunciato è identificato con le sue condizioni di verità (Tractatus Logico-Philosophicus), mentre il significato di un’espressione complessa è il prodotto, secondo il “principio di composizionalità” di Frege, delle espressioni costituenti secondo una struttura sintattica, infine viene respinto l’aspetto psicologico come irrilevante nella determinazione del significato (antimentalismo) in quanto solo significati oggettivi possono permettere la comunicazione, a questi elementi Frege aggiunge il “senso” quale mediatore tra parola e riferimento, ma proprio il “senso” introduce il “valore culturale” e nel valore si coniugano cultura sociale e psicologia individuale reintroducendo successivamente quello che era stato negato in una prima fase.

Anche accogliendo la tesi antimentalista non può negarsi che il contenuto semantico delle espressioni, così come dei relativi stati mentali è determinato dalla natura delle cose nella comunità a cui ci si riferisce e non dalle semplici informazioni trasmesse dal linguaggio che ruotano e precisano sulle stesse, tanto che Putman parla di “stereotipo” dell’espressione all’interno di una data comunità linguistica, la complessità che il sistema sociale e tecnologico impone nella sua evoluzione fa sì che avvenga quello che Putnam chiama “divisione sociale del lavoro linguistico” con la formazione di isole linguistiche di specialisti, circostanza che induce il soggetto non esperto a “delegare” all’autorità degli esperti i quali acquistano per tale via un proprio potere autonomo di gruppo all’interno del sistema sociale, Kaplan sottolinea, accentuando l’attenzione sul contesto, che è il contesto stesso partendo dalla regola a determinare il contenuto dell’espressione, come Burge avverte che sono gli esperti all’interno di una data comunità a determinare nelle modalità di uso di un determinato termine il contenuto di molte espressioni.

Se è il contesto a intervenire sulla regola per determinare il contenuto dell’espressione, si evidenzia chiaramente la stretta relazione con la percezione, che nel costituire l’interfaccia con il linguaggio e il sistema motorio diventa base dei processi di elaborazione e di costruzione del “mondo”, d’altronde ogni termine acquista una valenza doppia, tecnica propria della disciplina considerata e culturale della comunità (Putnam).

Chomsky afferma esistere nell’uomo regole insite di forma e di significato che fanno pensare all’esistenza di una Grammatica Universale, occorre tuttavia distinguere tra queste e la loro coniugazione secondo una pressione ambientale che provoca un processo selettivo evoluzionistico tra gruppi linguistici in concorrenza (Dretske), non si può tuttavia sostituire integralmente la psiche individuale con la significazione della propria storia dalla norma, circostanza che impone un’ulteriore sfumatura interpretativa all’espressione, il modello del dato oggettivo proprio dei modelli statistici e quantitativi attraverso cui controllare l’individuo riacquista senso e valore individuale (Lacan), l’individuo riafferma il proprio essere linguistico nonostante gli enunciati vengano espressi mediante linguaggi formali essendo in essi possibili dei linguaggi infinitari.

L’essere umano possiede oltre che alla percezione del mondo attuale la “concepibilità” dei mondi possibili in cui vi è l’immaginabile e il pensabile, sebbene vi siano vincoli a queste due funzioni tanto da indurre Chalmers a introdurre una definizione ristretta di concepibilità per cui è concepibile solo quello che non può essere escluso a priori, la sola circostanza della possibilità di una concepibilità di un possibile mondo impone la necessaria formulazione delle relative espressioni che ne normano la descrizione, il parametro di verità, come nel diritto, è individuato nella “sostenibilità”.

Se nella logica tradizionale vi è prima una operazione di astrazione dall’esperienza dei concetti e solo dalla loro unione e separazione ne nascono di nuovi, che posti in relazione fra loro attraverso il ragionamento comporrebbero i giudizi, Frege capovolge la successione ed afferma che al contrario è dai giudizi che traiamo i concetti (tesi della priorità dei giudizi sui concetti), ragionamento che si proietta sul principio fregeano di “estrazione delle funzioni” il cui concetto acquista un valore linguistico accanto al precedente valore numerico del calcolo infinitesimale diventando nell’espressione un “valore di verità”, si avrà che le funzioni con un argomento corrisponderanno a singoli concetti mentre le funzioni con più argomenti daranno luogo alle relazioni.

In questo Frege distingue fra gli assiomi e le regole, mentre i primi sono punti di partenza o asserti logici, le regole sono strategie inferenziali, acquistano rilevanza nel discorso i “connettivi”, ossia gli “o” disgiuntivi (VEL) e alternativi (AUT) e gli “e” congiunti (AND), accanto ai “quantificatori” i quali nella loro distribuzione creano un ordine nel quale se il quantificatore universale precede il quantificatore particolare si ha una interpretazione che viene a cambiare invertendone la distribuzione, in altri termini il quantificatore che precede regola l’ampiezza dell’azione, si ha quindi la possibilità di funzioni di secondo livello che hanno per argomento le funzioni di primo livello e come valori, valori di verità, in questa ipotesi non si ha più una descrizione dell’oggetto bensì sul concetto.

La logica normativa fondata sul fare o non fare secondo una estensione “connettiva”, riacquista nell’applicazione, ossia nel suo calarsi contestuale, una dimensione sociologica e quindi sfumata, l’interpretazione agisce sul discorso secondo logiche fuzzy, si ha in tal modo il feedback con la formazione della norma all’interno delle dinamiche degli interessi dei gruppi prima che venga esplicata in termini legislativi o regolamentari, con uno sfilacciamento progressivo favorito dal sovrapporsi normativo.

Dobbiamo considerare che vi è una doppia influenza tra il modo di pensare e il modo di parlare, come al contrario tra il modo di parlare e quello di pensare, è stato dimostrato che la lingua genera i processi mentali così che si crea una connessione diretta tra modalità linguistiche e schemi mentali, sì che eventuali cambiamenti procedono abbinati nel riorganizzare nuove concezioni del mondo al fine di riadattarsi ad ambienti mutevoli e a nuovi obiettivi (Boroditsky).

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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