La figura del coordinatore genitoriale

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A volte può succedere che marito e moglie entrino in crisi.

In famiglia si instaura una situazione di conflittualità e chi ne risente di più sono i figli minori.

I litigi possono diventare sempre più frequenti e si possono verificare episodi di violenze e maltrattamenti.

Prima che si manifestino condizioni estreme si dovrebbe cercare di arrivare a una soluzione.

Se i due coniugi non riescono a mettere fine ai contrasti tra loro, potrebbero ricorrere a un aiuto esterno.

Si potrebbero rivolgere a un professionista imparziale e preparato in materia che cercherà di metterli d’accordo, evitando ai figli dei pregiudizi e garantendo il loro benessere fisico e psichico.

Questa figura è il coordinatore genitoriale e in questa sede scriveremo chi è e che cosa fa, quali sono le sue mansioni, da chi viene scelto, in che modo e in che cosa consiste la sua attività.

L’idea è arrivata dagli Stati Uniti d’America, dove viene adottata da più di vent’anni e adesso si sta diffondendo anche nei tribunali italiani.

Gli addetti ai lavori ritengono che sia un valido modello da seguire.

Le origini della coordinazione genitoriale

Negli anni Novanta negli Stati Uniti d’America sorse un metodo per gestire e risolvere gli inconvenienti di carattere familiare con elevata conflittualità.

Lo scenario di azione si colloca al di fuori della giurisdizione ordinaria, che non sembra capace di fornire soluzioni adeguate.

Le misure di sostegno alle coppie americane in crisi e con figli si indirizzano a una figura che in  inglese si chiama “Parenting Coordination”, traduzione italiana di coordinatore genitoriale,  che può aiutare a risolvere i contrasti.

Nelle linee guida dell’Affc (Association of Famiy and Conciliation Court) si legge:

Un processo di risoluzione alternativa delle controversie centrato sul bambino, attraverso il quale un professionista della salute mentale o di ambito giuridico, con formazione ed esperienza nella mediazione familiare, aiuta i genitori altamente conflittuali ad attuare il loro piano genitoriale, facilitando la risoluzione delle controversie in maniera tempestiva, educandoli sui bisogni dei loro figli e, previo consenso delle parti e autorizzazione del giudice, prendendo decisioni nell’ambito del provvedimento del tribunale o del contratto di nomina.

L’esperienza in Italia

Secondo il Gruppo Mediazione Negoziazione Adr istituito all’Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano, queste linee guida “sono le più utilizzate al mondo, di solito adattate di volta in volta, e forniscono le direttrici per strutturare il processo di coordinazione genitoriale”.

Il Gruppo di lavoro ha studiato l’evoluzione del fenomeno in Italia verificando che la magistratura di merito si sta dimostrando “particolarmente sensibile a individuare strumenti alternativi alla risoluzione delle controversie giudiziali” delle coppie di genitori con un elevato livello di conflittualità, che potrebbe compromettere l’esercizio della bigenitorialità, ritenuta il «”egime di affidamento che tutela di più la prole”.

Il metodo della coordinazione genitoriale

Il metodo proposto dalle Linee guida dell’Afcc viene chiamato “modello integrato” e richiede una formazione specialistica multidisciplinare dei coordinatori, ai quali sono richieste esperienze sulla mediazione familiare, conoscenze psicologiche e psichiatriche e una preparazione in materia legale.

Il coordinatore genitoriale cerca di agevolare la bigenitorialità superando i conflitti che si sono creati in famiglia e che fanno perdere di vista i bisogni dei figli, cerca di fare prevalere un clima familiare “non antagonistico” e incentrato sul minore.

Il metodo e lo scopo della coordinazione genitoriale si diversificano da altri strumenti a sostegno delle coppie con figli, come la mediazione o la psicoterapia, che mirano a garantire in modo prioritario la sicurezza dei bambini.

Se il conflitto ha un rischio elevato non si può non di dipendere da servizi sociali e Autorità giudiziaria.

La coordinazione genitoriale rappresenta un metodo alternativo di soluzione delle controversie, affida a un professionista della salute mentale, o di ambito giuridico con formazione ed esperienza nella mediazione familiare, il compito di aiutare i genitori, di attuare il loro “piano genitoriale”, facilitando la soluzione delle controversie.

Il suolo del coordinatore genitoriale deve essere distinto da quello dei servizi sociali, che sono chiamati in causa in situazioni cronicizzate e per contenere i conflitti.

Quando queste strutture diventeranno attive, il coordinatore genitoriale potrà avere compiti di raccordo e coordinamento.

Il ruolo e le funzioni del coordinatore genitoriale

Il coordinatore per cominciare dovrà valutare il conflitto esistente, raccogliendo le informazioni sulla situazione familiare.

In un momento successivo svolgerà una funzione di educazione dei genitori sullo sviluppo del bambino e sull’impatto dei loro contrasti sui figli.

Avrà anche funzioni di gestione dei contrasti e coordinazione delle azioni, lavorando con gli altri professionisti e le istituzioni a servizio della famiglia.

Il ruolo principale del coordinatore è fare in modo di contenere i contrasti familiari per evitare una escalation senza possibilità di rimediare.

Per questo, ha anche potere decisionale.

Se i genitori non riescono a decidere o non ne sono capaci, il coordinatore potrà prendere le decisioni necessarie, nell’ambito stabilito dal giudice o dal contratto, e potrà sempre formulare raccomandazioni.

I contrasti di coppia

Il coordinatore genitoriale svolge la sua attività nelle coppie altamente conflittuali con figli minori.

Entra in azione quando il conflitto di coppia si rivela persistente, vale a dire, si prolunga nel tempo e blocca l’evoluzione del nucleo familiare, pervasivo, con la coppia che non trova accordi su niente, neppure sulle questioni di gestione ordinaria, intenso, nel senso che è caratterizzato da aggressività e violenza o da sentimenti di odio e di ostilità.

Le necessità e gli interessi dei figli minori

La Corte europea dei diritti dell’uomo in diverse occasioni ha affermato che “uno degli elementi fondamentali del diritto alla vita familiare è rappresentato dalla reciproca presenza, dalla continuità e dalla stabilità di relazione tra genitori e figli”.

Anche la Suprema Corte di Cassazione definendo il principio di bigenitorialità, ha sottolineato che deve essere inteso come “presenza comune dei genitori nella vita del figlio, idonea a garantirgli una stabile consuetudine di vita e salde relazioni affettive con entrambi, i quali hanno il dovere di cooperare nella sua assistenza, educazione e istruzione”.

In che modo nominare il coordinatore genitoriale

In Italia non esistono specifiche disposizioni di legge sul coordinamento genitoriale.

Esiste una traccia utile per  il metodo della coordinazione genitoriale e  applicando l’istituto si attua il potere del giudice di adottare “ogni altro provvedimento relativo alla prole”.

Si evidenzia un ruolo volontario delle parti, intensificato con la nomina formale del giudice che rafforza il carattere vincolante del piano genitoriale elaborato dal coordinatore.

Gli avvocati che assistono le parti possono proporre alle stesse di ricorrere al coordinamento genitoriale e chiederne la disposizione al  tribunale.

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