L’U.E. nella responsabilità sociale ambientale, il settore agricolo

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E’ stato più volte osservato che la crescita demografica ed economica pone all’umanità dei problemi nel collo di bottiglia della sostenibilità ambientale che dovrà superare, la produttività sarà l’elemento centrale nel rapporto tra demografia e risorse, solo una nuova ottica in cui a fianco dei flussi di liquidità e bilanci patrimoniali, con cui viene misurato il PIL, si inseriranno il consumo delle risorse naturali necessarie alla crescita della produttività potrà, attraverso la valutazione dei costi ambientali, imprimere una svolta ai processi produttivi in cui soltanto l’insieme di una moltitudine di scelte ordinarie naturalmente corrette, potrà creare un corretto rapporto tra natura e produzione (Musser).

            Gli effetti con cui i nostri modelli di produzione e consumo impattano sull’ambiente possono produrre drammatiche conseguenze anche a livello socio-economico, l’International Energy Agency (IEA) stimava nel 2007 un incremento globale di domanda di energia entro il 2030 pari al 57%, con una domanda per Cina e India uguale al 45% circa della crescita dei consumi energetici, diventa quindi focale il modo in cui verrà prodotta l’energia necessaria, infatti il Fourth Assessment Report dell’IPCC prevede un incremento della concentrazione di anidride carbonica (Co2) pari a 500 ppm entro il 2050 con un innalzamento della temperatura di 2-3 gradi, a fronte di una oscillazione tra i 180-300 ppm negli ultimi 650.000 anni, tralasciando il fatto che una volta innescata una dinamica in un sistema complesso questo prosegue per un certo tempo per via inerziale.

            Nella scelte di una condotta attendista o di intervento attivo, visti i notevoli costi da sostenere nei cambiamenti produttivi, si è sottolineata la necessità di comportamenti prudenziali considerata l’impossibilità dell’utilizzo di metodologie precise, essendo le variabili sia dei costi che climatici, proiettate anche nel futuro, troppo imprecise, dovendo inoltre incorporare accanto ai giudizi economici valutazioni etiche, la difficoltà di considerare la persistenza e la concentrazione futura dei gas serra, la distribuzione disomogenea dello stesso tra aree diverse del pianeta sebbene generato in altri luoghi, porta ad iniziare anche eticamente le trasformazioni produttive e di consumo necessarie essendo troppo elevati sia l’incertezza che i potenziali rischi, d’altronde elementi quali le politiche e i regolamenti sulla protezione dell’ambiente, le stesse trasformazioni già in atto meteo-climatiche, nonché gli stakeholder attivi sugli investimenti socialmente responsabili, quali agenzie di rating e operatori finanziari, cominciano ad avere effetti sulle imprese (Porter-Reinhardt).

            Sebbene il sistema produttivo sia profondamente radicato nel sistema energetico basato sugli idrocarburi e su metodi di produzione che caricano sulla società gli scarti industriali, vi è nel settore delle energie sostenibili, del riciclo e di metodi produttivi alternativi forti possibilità di espansione economica, riavvicinando i due estremi di natura e produzione secondo concetti di Corporate Social Responsability (CSR) rendendo lo sviluppo sostenibile (Perrini, Pogutz, Tencati ), in questo l’U.E. ha una enorme responsabilità, in quanto come una delle principali potenze economiche può spingere verso la creazione di nuovi modi di produzione, imponendo nel proprio mercato prodotti di qualità e favorendo la nascita di nuove filiere di produzione più sensibili all’ambiente.

            Un grosso sviluppo a riguardo è avvenuto nel settore agricolo, nel quale vi è stata in Italia un notevole incremento delle imprese di medie dimensioni tra i 2 e i 20 ettari, con una multifunzionalità delle aziende in cui si sono integrati i redditi agricoli con redditi da trasformazione  dei prodotti zootecnici, vendita diretta, sviluppo delle agroenergie, attività turistica questo secondo i decreti delegati del 2001 tesi alla modernizzazione del settore agricolo-forestale, viene tuttavia meno la possibilità del supporto di una ricerca sistematica, infatti visti gli alti costi essa è finanziata o dal settore pubblico o da quello privato esterno all’agricoltura (Ruozi).

            La nuova PAC (U.E.) considera maggiormente gli interessi sia dei contribuenti che dei consumatori con una produzione rivolta maggiormente al mercato, dal 2005 gli aiuti sono legati più che alla produzione alle norme di tutela ambientale, sicurezza alimentare e benessere degli animali, infatti il “pagamento unico per azienda” viene subordinato al rispetto sia delle norme di salvaguardia ambientale, che di sicurezza alimentare e protezione degli animali, dirigendo parte delle risorse verso coloro che si impegnano in programmi di ammodernamento, di qualità e sicurezza ambientale, come pure al mantenimento della terra in buone condizioni agronomiche ed ecologiche, con i conseguenti necessari ritocchi alle politiche monetarie di incentivo dei mercati agricoli.

            Come è stato osservato l’imperativo non è più ridurre le superfici coltivate e razionare determinate produzioni, bensì aumentare in termini sostenibili la produzione stessa, eventualmente abbandonando il set-aside e le quote di produzione con una nuova politica di redistribuzione del territorio anche a causa del nuovo valore delle attività agricole, necessita in questo il mantenimento di un rinnovato equilibrio tra produzione forestale e agricola, vi è l’urgenza di produrre per un livello demografico in espansione questo comporta tuttavia la modifica delle abitudini alimentari con lo spostamento dal zootecnico al vegetale, i terreni agricoli nell’acquistare valore verranno assorbiti in un mercato globalizzato nel quale interviene una produzione  delocalizzata, con la necessità di un maggiore controllo ecologico e qualitativo, anche a contrasto della speculazione che inevitabilmente diventerà più aggressiva, complicando strutture e funzionamento proprio per i nuovi valori acquisiti anche a seguito dell’avvento di nuove possibilità quali i biocarburanti (Ruozi).

 

 

Bibliografia

  • G. Musser, Il culmine dell’umanità, 46-49, in Strategia per la Terra, Le Scienze, n. 447, 11/2005;
  • M. E. Porter – F. L. Reinhardt, A strategic Approach to Climate, Harward Business Review, vol. 85, n.10, 22-26, 2007;
  • F. Perrini, S. Pogutz, A . Tencati, Climate Change. Tra emergenza ecologica, responsabilità sociale, innovazione e mercato, in E & M. SDA Bocconi, 11-23, n.3, 2008;
  • World Economic Forum, Global Risks 2007;
  • R. Ruozi, L’agricoltura: sconosciuta e rivoluzionaria, in E & M SDA Bocconi, 105-119, n. 4, 2007.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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