L’atomismo relazionale della norma – Tra libertà ed efficienza

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“Voi pensate che io sia un professore perchè conosco le risposte, ma in realtà faccio questo mestiere perchè sono consapevole di tutte le cose che non so”

(Seung, Connettoma, 5, Codice ed. , 2013)

 

Si pongono norme al fine di “cablare” il sociale e l’esistente ma le singole disposizioni di legge non si possono spiegare solo considerando le connessioni fisse, le quali dalla loro fissità iniziale vengono a variare lentamente mediante l’esperienza interpretativa in una attività circolare, questo insieme di connessioni costituisce la coscienza sociale stabile nel tempo in questo agiscono le mutevoli e improvvise esplosioni relazionali del flusso di coscienza dei singoli, con le loro emozioni ed interessi relazionali (Seung).

Il venire meno di funzioni sociali o il loro modificarsi provoca un perdersi progressivo della relativa codificazione che, quale sensazione, viene a sfumare, questo comporta necessariamente una “rimappatura” normativa con il dilatarsi dei confini delle “aree” adiacenti attraverso una reinterpretazione delle stesse, circostanza che provoca una confusione concettuale nelle aree interessate con tutte le conseguenti possibili reinterpretazioni, si possono pertanto considerare basilari le relazioni o proprietà e non l’oggetto normativo per se stesso in quanto, come un oggetto o un ente di per se stesso non ha valore così altrettanto la norma ad esso collegato, solo la sua relazione attraverso la rete normativa viene a “definire” l’oggetto o evento in termini sociali.

La norma è in se stessa un momento temporale, statico, quindi storico, diventa dinamico nella scelta tra le possibili relazioni interpretative, nel configurare i confini del sistema vi è la necessità di un “vettore di stato”, ossia dell’insieme dello spazio sociale e fisico su cui agisce, dato dai fattori culturali, organizzativi, biologici e fisici, le proprietà derivano dalle relazioni e non dalle singole unità, così che tali reti di relazioni creano i “fasci di proprietà” che definiscono l’oggetto e l’evento (Kuhlmann).

In questo la libertà quale possibilità di scelta calata nei sistemi non è solo frutto di aspetti neurobiologici ma diventa multilivello, a seconda dei sub-sistemi, perennemente variabile in funzione dell’incidenza tecnologica sulla cultura esistente, d’altra parte non si devono neanche identificare diritto e giustizia in cui il variare della responsabilità è in realtà anche una corresponsabilità, la rete globale impone dei vincoli che riducono drasticamente le possibilità della libertà al suo interno tanto da indurre a coniugare libertà e caso come possibile scelta liberatoria sulla prevedibilità imposta dalla rete e dalle sue enormi banche dati, circostanza che ha spinto a individuare e recuperare i vantaggi del caso anche in politica nella ricerca dell’efficienza (Pluchino, Rapisarda, Garofalo).

In questa creazione di relazioni anche il singolo procede attraverso l’individuazione di tassonomie, ossia dei rapporti tra oggetti, cose, esperienze che creano un ordine mentale soggettivo quale contributo di conoscenza, tuttavia queste tassonomie sono inserite in sistemi sociali che impongono il loro utilizzo secondo determinate regole, occorre quindi la conoscenza del loro uso in situazione (Berlin) ma il linguaggio non esplicita tutte le categorie culturali che rimangono in parte latenti, in quanto la lingua codifica elementi culturali ma non in modo sistematico come del resto la norma che ne è una forma di espressione.

L’assenza molte volte non è che una espressione di disinteresse culturale o incapacità di rilevarne i rapporti, ne consegue una difficoltà della centralizzazione normativa e giudiziaria nella variabilità del contesto sociale e del conseguente rapporto giustizia-obiettivo-efficienza, sebbene vi sia la necessità di una stabilizzazione dei sistemi al fine dell’efficienza degli stessi, acquista quindi rilevanza il livello decisionale.

L’imponente raccolta informatica di banche dati di cui si prospetta un utilizzo previsionale dei singoli comportamenti ai fini socio-economici, conduce al difficile rapporto tra libertà, non solo di scelta ma anche di essere, ed efficienza sociale, il rapporto si dovrebbe fondare sul diritto al controllo e possesso, conseguentemente di disposizione dei propri dati, in un sempre precario equilibrio tra efficienza e libertà giocato sul continuo e sempre nuovo flusso di dati, il sogno è la costruzione di sistemi sociali sempre più efficaci trasformando noi stessi in “laboratori viventi” (Pentland).

Il rischio è che il sistema in realtà sfugga di mano creando nuovi centri di potere che nel rendere più efficienti i rapporti permettano il controllo sui singoli, pilotandoli, con livelli di libertà differenti a seconda delle tipologie di rapporto fino ad annullarli, il sistema giuridico relazionale potrà limitare in parte lo strapotere derivante dal controllo delle banche dati ma non contrastarlo efficacemente, questo può avvenire solo in termini politici con una comunicazione diffusa tra i vari mezzi di comunicazione.

 

 

Bibliografia

  • A. Pluchino, A. Rapisarda, C. Garofalo, in “Psicologia contemporanea”, vol. 228,58-63,2011;
  • A. S. Pentland, La società dei dati, in Le Scienze, 544, 54-59, dicembre 2013;
  • M. Kuhlmann, Che cosa è reale?, in Le Scienze, 542, 42-49, ottobre2013;
  • S. Seung, Connettoma, Codice ed. 2013.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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