Influenza sociale e libertà

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Come in tutte le aree dell’agire umano anche nel campo giuridico si esplica l’influenza sociale su tutti i gruppi che in essa vivono, vi è nell’individuo l’assunto non dichiarato che l’essere simile agli altri, nel proprio gruppo, è qualcosa di desiderabile in termini di autostima e sostegno (Uniformità), specularmente si creano pressioni sociali che lo obbligano ad essere simile agli altri (Conformità), Garfinkel osserva che molte modalità di comportamento sono regolate da norme informali tanto connaturate che solo la loro violazione ne evidenzia attraverso la reazione la loro presenza, norme nate dalla necessità di una fluidificazione dell’agire sociale (norme sociali), il passaggio di questi modelli avviene attraverso quello che è definito come un contagio sociale, vi è infatti un passaggio imitativo del comportamento preso a modello in quanto considerato utile nel risolvere una determinata esigenza materiale o psicologica, si ha una progressiva uniformità che è ulteriormente rafforzata dal confronto sociale.

In presenza di dubbi sul proprio agire si tende a confrontare i propri comportamenti con quelli di altri da noi ritenuti validi per la fiducia di cui li investiamo, superando in tal modo i nostri dubbi ritenendoli depositari della soluzione, l’effetto che il gruppo induce con il confronto permane per l’individuo in mancanza di fattori di influenza diversi, tuttavia vi è una difficoltà di raffronto in quanto la scelta iniziale e quelle successive sono mirate attraverso criteri quali l’affinità che finiscono per rafforzare l’opinione iniziale, dando per tale via fiducia sull’esattezza dell’informazione (Festinger) da noi già acquisita; l’uniformità così ottenuta si intreccia strettamente con il fenomeno della conformità al gruppo già rilevato da Moore, una conformità che diventa etica nell’assimilare le opinioni prevalenti del gruppo, in questo vi sono vari fattori che determinano il grado di conformità al gruppo quali, la dimensione del gruppo stesso, l’ambiguità dello stimolo, l’attrazione verso il gruppo e se si pensa in futuro di avere rapporti con il gruppo stesso (interazione futura, Lewis).

Dobbiamo considerare che relativamente alle dimensioni del gruppo la conformità aumenta fino al numero di tre divenendo oltre meno influene (Asch), tuttavia la dimensione riacquista importanza nell’ipotesi di contrasti decisionali dove la rilevanza dimensionale del gruppo comporta una maggiore conformità una volta prevalsa una idea (Wilder), lo stesso dicasi per l’ambiguità dove la sua presenza nel rendere difficile le scelte favorisce il conformarsi al gruppo (Shaw), si rivela quindi la funzione principale della conformità che è quella di essere un mezzo nell’assecondare un insieme di bisogni psicologici, dalla sicurezza alla autostima, tuttavia l’eventuale acquiescenza (Kelman) non porta sempre a cambiare le opinioni personali se non con l’interiorizzazione dei giudizi del gruppo a seguito di una pressione informativa (Asch).

Altro elemento che interviene nell’influenza sociale è l’obbedienza la quale si manifesta alla presenza di determinati fattori che Milgran individua principalmente nella legittimazione dell’autorità dalla vicinanza alla stessa autorità, dalle caratteristiche personali inclini all’autoritarismo (Elms) e, nell’obbedienza distruttiva, la vicinanza o meno della vittima, l’influenza sociale può pertanto portare a conflitti morali non facilmente risolvibili, questo non solo in coloro che subiscono ma anche in coloro che esercitano il potere di influenza, tuttavia vi è nell’uomo la possibile volontà di opporre resistenza al fine di realizzare proprie determinati obiettivi dati dalla necessità di sentirsi libero e unico, in particolare nella attuale società moderna.

Il bisogno di essere liberi è uno stato emotivo fondamentale per la coscienza umana la cui minaccia determina nell’individuo una forte reattività (Wright-Brehem), questa è legata nella sua intensità al livello di preoccupazione, all’importanza del comportamento ostacolato e alla convinzione ideologica dell’importanza del diritto di libertà che il soggetto ha maturato, vi è tuttavia un pericolo insito nella reattività dato dal decrescere della capacità di collaborazione organizzativa che il meccanismo determina una volta attivato (Strube-Werner), collegato alla libertà vi è il bisogno di sentirsi unico e non massificato, l’importanza risiede nel valore che si dà alla rarità, quindi essere raro è un pregio che ci distingue socialmente dagli altri fornendoci possibilità di utilità e gratificazioni, questa diversità può tuttavia venire a scemare nell’ipotesi di opinioni in cui vi è una forte pressione sociale al conformarsi sulla maggioranza detentrice di verità presunte (Marks), la capacità di resistere a tali pressioni necessita di un qualche sostegno anticonformista, in quanto rimanere isolati pone in situazioni di estrema difficoltà, tuttavia questo non comporta la necessità di un sostegno continuo e completo, è sufficiente anche se parziale e non generalizzato, il dissenso diventa nel tempo qualcosa di contagioso passando da un’area all’altra, ma anche potenzialmente innovativo.

Se la libertà è una “possibilità di scelta” che contiene in sé una condizione della realtà tale da renderla relativa al contesto (Gurvitch), essa risiede perciò nella possibilità ripetuta della scelta che deve tuttavia confluire in una “coerenza” dell’essere necessaria a mantenere effettiva ed efficace nel tempo tale futura possibilità di scelta, salvaguardandone condizioni e limiti (Abbagnano), vi è quindi la necessità nella libertà di una possibilità di scelta sia relazionale sia dei fini che si risolve anche in una sua forma, Gadamer ci ricorda che nessuno conosce se stesso con i suoi limiti e legami essendo ciascun essere umano il prodotto storico di una rete di pregiudizi rielaborati incessantemente mediante il filtro dell’esperienza, vi è quindi la necessità del recupero della responsabilità culturale del proprio agire (Bodei), al fine di permettere la creazione della fiducia e attraverso questa la cooperazione necessaria alla salvaguardia di una democratica libertà di scelta (Dahrendorf).

Vi è sempre il rischio che la libertà di scelta venga impedita dal sorgere della necessità e del bisogno come ci ricorda Dahrendorf, in quanto, osserva Kipnis, l’accesso agli strumenti di potere accresce la possibilità di un ricorso ad essi, sostituendo l’informazione non manipolata con il potere della manipolazione dei premi o delle sanzioni, accrescendo al contempo l’autostima del potente di turno e del conseguente arbitrio se non vi è coscienza tra i soggetti della possibilità della corruzione da potere, in quanto il potere tende a fare svalutare coloro che ne sono privi e nell’autoreferenzialità accresce la convinzione di un controllo del “bersaglio” tanto più assoluto quanto è più lontano da colui che detiene il potere, quale capacità di imporre fini e comportamenti (Deacon), come ci ricorda Lord Acton “il potere tende a corrompere e il potere assoluto tende a corrompere in modo assoluto”.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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