Filosofia della psicologia cognitiva e psicologia cognitivista (parte seconda)

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Leggi anche la prima parte di questo articolo al link: Filosofia della psicologia cognitiva e psicologia cognitivista (parte prima).

 


a)     Psicologia cognitivista

 

            Il processo cognitivo può essere suddiviso nei seguenti stadi sequenziali di elaborazione:

  • Percezione – categorizzazione – codificazione – rievocazione – inferenze – giudizio;

l’input percettivo da cui partire a sua volta può dipendere da:

  • Comportamento – tratto fisico – stimolo sociale;

il risultato è il comportamento o l’emissione di un giudizio sotto forma di impressione, decisione, soluzione o imputazione di un problema.

            La percezione nel suo stadio iniziale è la relazione fra processi cognitivi interni e gli stimoli esterni ambientali, questa secondo il costruttivismo è guidata dai concetti precedentemente formatisi perdendo parte della propria oggettività, l’approccio della Gestald recupera l’oggettività in termini interni innati (somiglianza – coerenza cognitiva – buona forma), elementi che ci inducono a percepire secondo similitudine o vicinanza spaziale e temporale, si ha un ruolo che nasce nel rapporto tra conoscenze precedenti e nuovi stimoli, del tutto opposta la prospettiva ecologica di Gibson per il quale la percezione è determinata prevalentemente da eventi esterni, filtrati da un apparato sensoriale biologicamente predisposto a dare attenzione ad informazioni particolarmente importanti ai fini selettivi.

            Superata la fase dello stimolo interviene la categorizzazione influenzata dalle conoscenze precedenti, il confine tra i due stadi è indeterminato, da un lato questa avviene solo a seguito dello stimolo, dall’altra una volta classificata la percezione si arricchisce delle conoscenze relative alla categoria ma indipendenti dallo stimolo (oltre l’informazione data), il modello su cui si fonda l’influenza del processo di categorizzazione sulla percezione (effetto di attuazione o priming) è basato su reti associative, nella quale i nodi sono i concetti mentre la distanza fra essi rappresenta la differenza, minore è la differenza fra concetti e più sono vicini, il priming quindi non è altro che l’attivazione dei nodi fra loro adiacenti fino a perderne l’effetto con la distanza, questi è sensibile al momento dell’attivazione che deve precedere la codifica dell’informazione, che comunque non esclude la possibile modifica di un’impressione già formata a seguito di categorie attivate successivamente senza che debba esserci obbligatoriamente un processo intenzionale o consapevole.

            Segue il momento dell’organizzazione nella memoria, una delle categorie più importanti è il riferimento alla persona, i ricordi vengono raccolti in funzione della tipologia della persona se tuttavia vi è un accumulo le informazioni vengono riorganizzate per categorie di scopi o tratti riducendone la dispersione e pertanto il carico; lo scopo dell’elaborazione e le relative istruzioni influenzano l’organizzazione della memoria favorendo accanto all’apprendimento intenzionale il più elastico apprendimento incidentale, se la coerenza facilita la rievocazione nei gruppi relativamente ai singoli individui le informazioni inaspettate o incoerenti sembrano essere più efficienti , rendendo premiante il bisogno di fornire un significato all’incoerenza per integrarla con il sistema di informazioni già posseduto.

            La rievocazione che conduce alle inferenze può essere causata e guidata dalla categoria o dallo stimolo, nella prima ipotesi giocano un ruolo fondamentale le categorie stabili facente parte di una struttura conoscitiva permanente (schema) in cui agiscono le informazioni congruenti, in presenza di una informazione incongruente priva di schemi la rievocazione avviene per stimolo, in una distinzione fra eventi specifici e strutture superordinate che conducono dalla semplice rievocazione al riconoscimento accurato, si tendono comunque a mantenere gli stereotipi sociali anche in presenza di eventi contraddittori in base all’economicità della rievocazione che ne facilita il compito (specificità della codifica).

            Mentre nella rievocazione interviene l’informazione esterna nell’inferenza vi è una invenzione creativa interna che costituisce la fonte della natura creativa della cognizione sociale, vi sono due strutture schematiche alla base delle inferenze: uno schema inferenziale di asimmetria e uno schema inferenziale di analogia, nella prima ipotesi l’informazione negativa ha un peso superiore sui giudizi sociali rispetto a quella positiva (Negativo>Positivo), questo comporta la necessità di ripetute osservazioni positive per bilanciare le osservazioni negative (es. nella moralità), trattasi di un fenomeno sociale difensivo, l’asimmetria si capovolge in altri campi neutri (es. abilità) dove non vi è un rischio relazionale (Positivo >Negativo), nella seconda ipotesi dello schema inferenziale di analogia prevale il rapporto con le esperienze passate nella formazione del giudizio (es. azioni politiche).

            Il risultato ultimo dei processi cognitivi sono i giudizi e le decisioni che ne conseguono, quale combinazione tra la valutazione del rischio e il giudizio sui valori e i costi, raramente una elaborazione delle informazioni cognitive è guidata solo da norme logiche, vi è nei fatti un misto tra razionalità ed economia che permette di emettere giudizi rapidi con pochi sforzi seguendo delle semplici regole empiriche, un metodo economico che tuttavia può portare in alcuni casi ad errori di giudizio sistematicamente tendenziosi, l’euristica è concepita come una rievocazione che influenza il giudizio, casi tipici sono:

  • L’euristica della responsabilità, in cui frequenza e probabilità di un evento dipendono dalla disponibilità delle informazioni in memoria, come anche nell’ipotesi di altri giudizi sociali;
  • L’euristica dell’ancoraggio e accomodamento, in cui il giudizio finale dipende dal punto iniziale dal quale parte il ragionamento;
  • L’euristica della rappresentatività, in cui il ragionamento al fine della categorizzazione di un elemento dipende dalla validità dello stereotipo con cui si fa il raffronto.

Se lo stimolo oggetto di giudizio viene incluso e rappresentato nello stimolo presente nel contesto si ha un effetto di assimilazione, al contrario se è lontano dallo stimolo contestuale e viene escluso si produce contrasto, i giudizi sono considerati normalmente una variabile dipendente a differenza della memoria, per cui si dovrebbe considerare il giudizio in funzione del rapporto memoria/rievocazione, tuttavia in molte occasioni i giudizi sono “preformati” nella memoria e non derivano dall’ulteriore elaborazione di informazioni in memoria, inoltre i giudizi preformati sono una notevole parte della memoria sociale che viene solitamente usata, sicché solo nell’ipotesi in cui i giudizi non possono utilizzare immediatamente i giudizi preformati si procede all’elaborazione delle informazioni, in questo prevale la facilità della rievocazione sulla quantità elaborabile delle informazioni in memoria (euristica della simulazione come riformulazione dell’euristica della disponibilità) – Schwarz – è pertanto connaturale all’individuo il possibile errore per economicità di giudizio essendo il ragionamento logico proprio del metodo scientifico, corretto, ma nella quotidianità biologicamente eccessivamente dispendioso.

 

b)    La dimensione sociale nella sua percezione

 

Il ricorso a categorie sociali ci permette di distinguere gli altri secondo tratti peculiari che attribuiamo loro, l’organizzazione dei rapporti tra categorie può avvenire o per dati (bottom – up o per concetti (top-down), nella prima ipotesi si presuppone l’esistenza di alcuni elementi forti, centrali, della percezione sia in termini di esperienza che di strutturazione entro la coscienza  determinando il giudizio cognitivo alto sulla personalità (Gestalt), secondo Asch vi è una percezione totalitaria dell’individuo in cui alcuni tratti hanno una centralità determinata dall’interazione con la totalità del contesto, vi è pertanto un processo di associazione rigido nei concetti centrali ed elastico in quelli periferici che determina un apprendimento per associazioni; nella seconda ipotesi il ruolo centrale è assunto dai processi cognitivi che sono strutturati in uno schema cognitivo contenente le caratteristiche attribuite ad una persona e i rapporti tra le persone, essi permettono di superare l’informazione data e di dedurre tratti della personalità non sempre corrispondenti alla realtà ma attribuiti perché coerenti con i nostri schemi, usati quali griglie interpretative precedenti alle esperienze.

            Sono state individuate cinque prospettive nella concettualizzazione dell’individuo ponendo l’accento su uno degli elementi di acquisizione della conoscenza:

  • Essere come persona razionale, nel quale i dati non devono andare in contraddizione e l’eventuale incoerenza è fonte di tensione da dovere ridurre (teoria della coerenza cognitiva);
  • Essere come scienziato ingenuo, il quale cerca la coerenza fra i dati sparsi sulla personalità, mediante una impressione coerente e socialmente condivisa, nella quale prevalgono i tratti (informazioni) centrali quale dimensione nuova sconosciuta precedentemente, secondo una direzione di prevalenza attraverso la precedenza (primacy); vi è una rappresentazione dell’altro attraverso una elaborazione olistica dell’informazione la quale fa sì che corrisponda ad una delle categorie predeterminate secondo giudizi formati all’istante, dove prevalgono le prime informazioni (Asch);
  • Essere come elaboratore di dati, la prevalenza dei primi dati (effetto primacy), è dovuta a un calo del livello di attenzione, se questo non avviene vi sarà una “valutazione ponderata dei diversi dati” relativi ai singoli tratti (Anderson – teorie implicite della personalità);
  • Essere come economizzatore di risorse cognitive, gli individui tendono ad economizzare le risorse cognitive utilizzando modalità di ragionamento veloci ed economiche (euristiche), questo spiega gli errori per giudizi tendenziosi a seguito della riluttanza a riesaminare i fatti, la formazione di stereotipi oltre al dovuto, il concentrarsi esclusivamente su informazioni prevalenti, la tendenza a confermare  le proprie aspettative ed ipotesi (teoria della percezione sociale per schemi);
  • Essere quale “motivated tactician”, in questa prospettiva vi è una visione alternativa a quella dell’economizzazione cognitiva, esaltando la motivazione, le emozioni e gli scopi nelle strategie cognitive, in presenza di tempi non limitati e forti motivazioni, altrimenti si attivano forme automatiche fondate sugli stereotipi (Fiske – Neuberg, teoria della motivazione); gli individui agiscono in un contesto di interazioni in cui oltre ai dati e alle teorie dei dati sono considerate anche le proprie teorie sui giudizi una volta che si considera ricevute sufficienti informazioni (Social Jndgeability o appropriatezza dei giudizi sociali);

è  superfluo precisare che vi è un’interfaccia tra input informativi ed esperienze emozionali.

            La costruzione del mondo sociale passa attraverso i processi di:

  • Concettualizzazione degli stimoli sociali;
  • Percezione del sé;
  • Percezione degli altri;
  • Insieme delle teorie “ingenue” costruite per giustificare tali percezioni;
  • Processi di formazione di giudizio, valutazioni e decisioni;
  • Attribuzione causale di responsabilità e colpe;
  • Formazione degli atteggiamenti e loro modifica;
  • Gli stereotipi;

molti di questi processi si possono ricondurre alla formazione dei giudizi, nella cognizione sociale le fasi sono:

  • Percezione;
  • Categorizzazione;
  • Organizzazione e codifica;
  • Rievocazione;
  • Inferenza;
  • Giudizio;

esse agiscono in tre elementi che sono i dati o fatti oggettivi, le ipotesi o teorie sui dati disponibili e le teorie sui propri giudizi che influenzano i “giudizi” in termini di conferma.

            La cognizione sociale influenza la percezione, la capacità di ragionamento e la valutazione dei dati, ponendosi come mediazione fra gli stimoli esterni e le risposte comportamentali biologicamente innate, la condivisione di esperienze sociali conduce pertanto alla condivisione anche dei processi cognitivi sociali fino ad arrivare e delle vere e proprie rappresentazioni sociali quale senso comune condiviso (Moscovici), al fine di facilitare la comunicazione e attribuire un significato al mondo, il processo che conduce alla rappresentazione sociale ha tuttavia bisogno di un ancoraggio delle nuove idee all’interno di sistemi preesistenti, oltre ad un processo di oggettivazione mediante la personificazione e la figurazione che renda concreto e pertanto visibile l’astratto, la rappresentazione sociale è quindi il principale agente organizzativo per il pensiero individuale e delle conseguenti illusioni o stereotipi resistenti al cambiamento, proprio per la loro funzione di stabilizzazione sociale, in esse confluiscono fattori culturali, regole sociali, bisogni e desideri dell’individuo a cui si aggiunge il contesto entro cui avviene l’interazione sociale (Moscovici), tuttavia la percezione resta influenzata dai fattori personali delle emozioni, stati d’animo e motivazioni che modificano sia la selezione delle informazioni che l’uso della logica e la memoria, più in generale il modo di affrontare le situazioni e la maniera di giudicare.

 

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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