Dal meccanicismo al funzionalismo

Scarica PDF Stampa

Nel corso del XVII secolo si affermarono quelle tendenze filosofiche che divennero il meccanicismo e le varie forme di empirismo e razionalismo, tutte fondate sulla perfetta predicibilità dei sistemi meccanici nello scorrere temporale quale unico paradigma valido sia nella natura che nei rapporti sociali, il riduzionismo meccanicistico perfettamente aderente allo sviluppo dell’Illuminismo settecentesco trova in Laplace la massima espressione, vi è una metafisica della pura quantità e relazione che si manifesta nella ma tematizzazione apodittica del reale quale sua unica interpretazione, la fiducia sulla capacità della ragione si risolve esclusivamente nella razionalizzazione matematica e geometrica della realtà.

Questa fiducia si riflette apoditticamente sulle altre scienze naturali, economiche, politiche o sociali che siano, essa costituisce la base culturale per la razionalizzazione politica dello Stato verso l’accentramento assolutistico, che nel XVIII secolo porta all’assolutismo illuministico, l’economia viene razionalizzata nel mercantilismo, nel pensiero fisiocratico e nell’intervento pubblico nel creare  e sviluppare le manifatture reali, lo stesso diritto è progressivamente accentrato e semplificato fino alla razionalizzazione ultima della codificazione napoleonica, trasposizione dello spirito Laplace  e modello per l’intero continente, una razionalizzazione che affianca e sostiene l’incipiente industrializzazione e l’ampliarsi dei rapporti commerciali e quindi della velocizzazione della relativa comunicazione, solo in Inghilterra un empirismo che non nega con Newton la metafisica fa sì che gli eventi storici portino a temperare la ragione matematica in una razionalità umana che si manifesta nel common low, mentre in Germania sfocia nella reazione dell’irrazionale, dello Sturm und Drang, in una tensione mai risolta tra Idealismo e razionalità meccanica del sociale.

Già nel corso dell’ottocento si manifestarono le prime crepe nella certezza di una predicibilità perfetta dei sistemi, attraverso lo studio dei fenomeni termici da cui emersero fenomeni di irreversibilità (entropia), tuttavia una interpretazione assolutistica delle metodologie scientifiche, proprie del positivismo (Comte), cercarono di riportare le problematiche emerse all’interno del paradigma meccanicistico, tutto risulta essere quindi predeterminato ed anche le azioni umane possono diventare qualcosa di certo, programmato, essendo l’uomo parte di un meccanismo universale, secondo una concezione riduzionistica, anche la logica rafforzò l’idea di una possibile perfezione, di un sistema razionale assoluto, secondo una rinnovata concezione di Leibniz .

Nel diritto si passa da una logica dell’essenza (Aristotele) ad una logica relazionale (Storici) nel rapporto tra diritti, che nel linguaggio moderno diventa logica delle proposizioni (neopositivismo logico), la razionalizzazione assoluta fa emergere comunque delle antinomie logiche, nell’impossibilità di pensare una qualsiasi “totalità assoluta” su cui fondare un sistema del sapere, le antinomie non hanno solo un origine semantica, legata all’enunciato, bensì anche sintattica, ossia derivante dalla manipolazione dei simboli e del concetto di appartenenza (Cantor, Frege), emerge la nozione di incertezza.

Il rapporto certezza/formalismo logico matematico, sebbene oggetto di forti dibattiti,  rimane saldo fino ai primi decenni del Novecento, non interessa la causa bensì la misurazione delle leggi che governano i rapporti, ma già all’inizio del secolo con la relatività viene meno il concetto di un sistema di riferimento assoluto e con esso l’assunto di una simultaneità degli eventi, l’introduzione della meccanica quantistica, da parte di Heisenberg e Schrodinger,  con l’associazione alla funzione d’onda (dualismo onda-particella) del concetto di probabilità e l’affermazione del principio di indeterminazione, fa vacillare la certezza meccanicistica dei tre secoli precedenti, fino a scivolare verso una interpretazione della realtà semplicistica che si risolve nella incertezza radicale del relativismo gnoseologico.

La stessa matematica vede, con i teoremi di incompletezza di Godel, cadere la certezza della possibilità di costruire un qualsiasi sistema formale autoreferente e con esso l’assoluta prevalenza del metodo deduttivo su quello induttivo, si evidenzia “la radice formale ultima di tutte le antinomie logiche, sia sintattiche che semantiche” (Basti, 195, Vol. I, Filosofia della natura e della scienza, Lateran University Press, 2002), si tende ad abbandonare la nozione di certezza e con essa il principio di causalità che si risolve nella formalizzazione logica in termini normativi di leggi delle relazioni tra fenomeni empirici in una successione temporale.

La certezza della possibilità di una verificazione empirica (neopositivismo o empirismo logico) del linguaggio, proprie del Circolo di Vienna ed espresse da Wittgenstein nel “Tractatus” secondo quelle che  Neurath definisce come matematizzazione della logica nel metodo deduttivo, viene da Popper contestata adottando il principio della falsificazione, l’incertezza diviene l’elemento portante di un pensiero debole che percorre l’intero Novecento, il convenzionalismo entra in conflitto con un realismo di matrice platonica che nel contrastare la deriva relativistica trasforma i sistemi formali chiusi in sistemi logici aperti, dove le inferenze servono a trovare ipotesi adeguate alla risoluzione del problema (Cellucci).

La catalogazione delle nozioni di un soggetto in una classe precostituita presenta tutte le sue contraddizioni logiche, superando l’univocità secondo il termine di analogia, si esprimono contenuti diversi con una radice comune, Poincaré in termini matematici descrive sistemi non lineari, instabili e non integrabili, intrinsecamente impredicibili in periodi estesi (principio di indeterminazione), questi sistemi caotici non si riducono alla semplice somma delle parti per la loro non linearità, con il conseguente fallimento di ogni programma riduzionistico, la forma diventa il principio attualizzante dell’essenza, un essere in potenza nella distinzione tomistica tra atto e potenza da non potersi ridurre ad una struttura precostituita.

Qualsiasi progetto contiene in sé una certa quantità di informazione teleonomica che permette l’invarianza dello stesso nel tempo, ma nel costituire parte di un progetto più ampio trova in questo un senso più profondo, ne emerge un problema di regolazione piuttosto che di struttura, dove cambiamenti relazionali modificano il risultato finale quale gioco tra caso e necessità, invarianza e metamorfosi, l’impossibilità di definire con assoluta precisione le condizioni iniziali portano ad una sostanziale imprevedibilità dello stato del sistema con il trascorrere del tempo (Lorenz), lo spostarsi dalla prossimità dell’equilibrio e quindi dalla ripetitività universale conduce allo specifico, dove si percepiscono con sempre maggiore sensibilità gli input del mondo esterno, in cui la teoria delle biforcazioni permette di descrivere il nascere delle strutture dissipative (Prigogine), l’organizzazione diventa quindi un alternarsi di disorganizzazione e riorganizzazione in contrasto con l’idea di stato (Atlan), un susseguirsi di rottura della simmetria.

L’ordine diventa da statico a fluttuante entro uno spazio, viene a cadere la tradizionale opposizione tra causalità e legge nella nozione di ordine per fluttuazione, esso è un compromesso tra fluttuazione e stabilizzazione attraverso cui avviene la selezione, nelle reti complesse l’ordine avviene su collegamenti non troppo densi (Kauffman ), nasce la teoria del connessionismo secondo le leggi della complessità che permettono l’interpretazione dei fenomeni emergenti, la spiegazione non risiede nelle “leggi” ma nei “processi” dove il continuo inserirsi di nuove informazioni determinano le scelte di sistema che nel sovrapporsi temporale forma la “storia”, quando in un sistema stabile vi è una intrusione informativa le nuove modalità di funzionamento non possono sopravvivere, all’opposto nella destabilizzazione del sistema vi è la possibilità di un rapido moltiplicarsi con successo degli innovatori, vi è quindi un rapporto tra stabilità e innovazione (Prigogine), in cui la stabilità è frutto di una serie successiva di compromessi e reazioni.

La trasformazione è anche frutto della mutazione ambientale che l’innovazione stessa comporta, fino a spingere nell’irreversibile transizione di fase al raggiungimento del valore critico Pc (Derrida), il processo dinamico supera il puro concetto riduzionistico e introduce quello di auto-organizzazione proprio dei programmi distribuiti con cui si inverte la logica centralizzata della causalità in favore della logica della possibilità, vi è in questo una accresciuta possibilità di reagire agli imprevisti attraverso una riorganizzazione che, nel fare emergere nuove proprietà, non passi per la semplice distruzione dell’organizzazione preesistente (Atlan), bensì dal succedersi di disorganizzazioni e riorganizzazioni.

Attraverso l’auto-organizzare il caso acquista un senso a posteriori e quindi una funzione per l’osservatore nel rapporto complessità/disordine, il passaggio diventa un fenomeno di transizione nella dinamica tecnologica che nel dilatare spazio e tempo al contempo ne restringe i rapporti, la funzione d’onda raccoglie in sé, in una visione sociale flessibile i termini relazionali con i relativi attrattori, distinguendo tra complessità e caoticità,si ottiene quella che Bauman definisce una società liquida fondata su una struttura a rete, in cui il potere “appare” non più accentrato bensì distribuito in una miriade di centri, una diffusione solo apparente con un controllo della rete reale ma non evidente, dove vengono meno i termini del suo riconoscimento, lo stesso diritto risulta quindi frantumato in una continua rincorsa alla regolamentazione di “storie”già accadute.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento