Criteri di valutazione nel confronto delle impronte balistiche: metodo A.F.T.E. e C.M.S.

Redazione 19/04/19
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Il risultato di una comparazione balistica scaturisce dalla valutazione dell’esaminatore dell’immagine di confronto ripresa al microscopio comparatore. Il protocollo di valutazione delle comparazioni balistiche principalmente impiegato è quello dell’A.F.T.E. fondato su criteri soggettivi. Considerata la maggiore difficoltà nello svolgere l’esame e per la possibile presenza di fenomeni di sottoclasse, nel confronto di fasci di microstrie il protocollo A.F.T.E. può essere tuttavia implementato dal metodo oggettivo C.M.S (Consecutive Matching Striae).

Metodo tradizionale A.F.T.E.

Il metodo tradizionale dell’A.F.T.E. per l’identificazione dei toolmarks riferito alle comparazioni balistiche permette di esprimere opinioni sulla comune provenienza quando i contorni della superficie dotati di caratteristiche di univocità di due impronte sono in “sufficiente corrispondenza” (40). Nel caso delle impronte da strisciamento la “sufficiente corrispondenza”, da intendersi come risultato in termini di positività dell’esame comparativo, si concretizza quando è possibile far combaciare le sequenze di microstrie in maniera genuina e significativa. La genuinità della corrispondenza si ottiene verificando la congruità dell’altezza relativa o profondità, della larghezza e della distanza spaziale relativa dei vari solchi microscopici costituenti il fascio di microstrie in esame. La corrispondenza diviene invece significativa quando è possibile dimostrare una coincidenza di microstrie consecutive migliore di quella riscontabile tra impronte prodotte da diversi strumenti e, nel contempo, quantitativamente coerente con la corrispondenza dimostrabile tra impronte certamente prodotte da uno stesso utensile.

Il presente contributo è tratto da 

Balistica forense

Tra tutte le scienze forensi, la balistica è forse quella che più spazia per tipologia di esami e varietà di conoscenze da acquisire. La presente opera nasce dalla volontà di far comprendere anche ai non addetti ai lavori quali siano i reperti e le tracce che si possono trovare sulla scena del crimine attraverso l’impiego di armi da fuoco e, nel contempo, di delineare la natura e la potenzialità delle tecniche scientifiche utilizzabili. Il testo è pensato anche come ausilio per i professionisti nel campo giudiziario e, pertanto, si prefigge di discutere il complesso mondo della balistica forense con un linguaggio chiaro e comprensibile anche per le persone non necessariamente dotate di formazione scientifica. Seguendo questi obiettivi, l’opera si sviluppa in un percorso logico che ripercorre quello dell’indagine balistica reale, iniziando dal primo sopralluogo sulla scena del crimine, per giungere alla fase di approfondimento e rielaborazione finale delle evidenze raccolte. Sebbene venga data naturale enfasi al settore della balistica, la trattazione dei vari argomenti viene comunque resa con un approccio multidisciplinare al problema, prestando quindi la necessaria attenzione ai reperti e alle competenze delle altre branche delle scienze forensi. Il testo dedica una prima parte alla descrizione delle attività di sopralluogo e di repertamento delle tracce. Poi, si concentra sugli esami tecnici di laboratorio esperibili sui reperti e sulle tracce e si sofferma, con molta attenzione, sulla comparazione balistica: fondamentale strumento di indagine che permette di identificare l’arma usata nel delitto dall’analisi dei reperti balistici. Infine, sviluppa il tema della ricostruzione della dinamica di svolgimento dell’azione di fuoco e dell’individuazione dell’autore del reato. La trattazione degli argomenti proposti è arricchita da numerose immagini esplicative e da case report, riferiti a indagini balistiche reali, utili per agganciare la teoria con le attività pratiche svolte sul campo. Emanuele Paniz Nato a Belluno nel 1975, si è laureato in Fisica a Padova nel 2000. Arruolato nel 2002 come Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, sino al 2018 ha operato presso il RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Messina e Parma svolgendo di persona centinaia di indagini balistiche, anche di rilevanza nazionale. Congedato dall’Arma con il grado di Tenente Colonnello, attualmente ricopre l’incarico di Direttore Generale del Banco Nazionale di Prova per le Armi da Fuoco Portatili e per le Munizioni Commerciali.

Emanuele Paniz | 2019 Maggioli Editore

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Metodo quantitativo C.M.S.

Il metodo tradizionale dell’A.F.T.E. presuppone che il giudizio di comune provenienza venga ottenuto attraverso l’interpretazione di individualizzazione/identificazione delle impronte e demandato comunque al giudizio soggettivo dell’esaminatore. La valutazione (soggettiva) dell’esaminatore del risultato dipenderà dal grado di similarità o disuguaglianza delle impronte balistiche, Tuttavia, oltre alla formulazione del risultato finale dell’esame, si rivela più essenziale comprendere il modo come tale risultato è stato ottenuto. Infatti, fornire una certa chiarezza sul processo di valutazione dell’esame è indispensabile per cercare di conferire al risulto ottenuto la massima attendibilità. Per ottenere questo si rivela necessario integrare la valutazione del risultato con un criterio oggettivo su base numerica coerente sulla natura fenomenologica e statistica del contesto. In questo modo si otterrebbe il massimo miglioramento nell’attendibilità dell’esame, limitandone di converso la componente di soggettività.

L’individuazione di tale criterio numerico si rivela tuttavia un problema alquanto complesso. Di recente è stato messo a punto un particolare metodo capace di affrontare il problema che è oggetto di grande attenzione (e di discussione) nella comunità dei esaminatori forensi. Questo metodo, noto come Consecutive Matching Striae (C.M.S.), non è tuttavia del tutto nuovo. Già nel 1942 David Burd e Paul Kirk si erano resi conto che non è importante la quantità in percentuale di corrispondenza delle strie, ma il numero di strie consecutive che coincidono perfettamente (41). Questo è probabilmente il primo riferimento in letteratura ad un criterio numerico per l’identificazione balistica. Nel 1951 Biasotti, durante i suoi studi presso l’Università di Berkley, effettuò uno studio sul numero di righe consecutive corrispondenti, presenti in proiettili provenienti da armi certamente diverse (42). Il risultato del suo lavoro scientifico ha permesso di concludere che nel confronto di due solchi di proiettili non corrispondenti (o relativi a due armi certamente diverse) non si osserva la corrispondenza di più di quattro linee consecutive. Nel 1997 Biasotti e Murdock presentano all’A.F.T.E. il seguente criterio quantitativo per l’identificazione di fasci di microstrie stabilendo i seguenti requisiti minimi (tabelle 2 e 3).

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