Cosa rischia l’avvocato che falsifica la firma del cliente?

Redazione 03/05/17
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Cosa succede se il nostro avvocato appone la nostra firma, falsificandola, sulla procura alle liti per una causa processuale? Come può difendersi il cliente che venga a conoscenza o riconosca una firma non propria su un atto a lui ricondotto?

A rendere chiara la risposta è una recente sentenza della Corte di cassazione, la sent. n. 18657/17, in cui si è affrontato il tema della c.d. falsa sottoscrizione di una procura processuale. Ma procediamo per gradi.

Innanzitutto, in questo caso, si farà riferimento a tutti i casi in cui l’avvocato rappresentante apponga la firma falsa del suo cliente a sua insaputa: caso ben diverso, è infatti, quello in cui il professionista, di comune accordo con il proprio cliente, apponga la firma in un atto relativo alla controversia in questione, perché impossibile altrimenti. Così facendo, infatti, la firma sarà valida, sempre che non venga disconosciuta dal soggetto.

Invece, qualora ciò avvenga segretamente, il professionista incorre in un reato, ma il punto è: in quale reato?

Si potrebbe affermare che l’avvocato si macchi del reato di falso in scrittura privata, come anche di quello di falsa attestazione della autenticità della sottoscrizione della procura processuale. Quest’ultima fattispecie, in particolare, integrerebbe il reato di falso ideologico in certificati, commesso da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.

È assai rilevante imparare a distinguere le due ipotesi, in quanto la prima è stata recentemente depenalizzata (Art. 1 L. n. 7/2016), mentre la seconda è punita secondo quanto previsto dall’art. 481 c.p.

 

Sottoscrizione e autenticazione: quando c’è la pena?

In particolare, la differenza consisterebbe appunto nell’autenticazione della firma apposta: “L´avvocato che falsifica la firma del cliente e poi l´autentica non commette più reato. Tale condotta, che comunque rientra nell´illecito di falso in scrittura privata, è stata depenalizzata l´anno scorso e costituisce oggi solo un illecito civile che è fonte, a tutto voler concedere, di risarcimento del danno e di una ulteriore multa da pagare allo Stato”.

Stando a quanto emerso dalla motivazione della sentenza della Suprema Corte, il reato di falso ideologico in certificato si configura qualora il professionista attesti falsamente l’autenticità della sottoscrizione. Nella prassi, ciò si verifica tutte le volte in cui l’avvocato apponga la firma ad un atto processuale di cui il cliente ignori l’esistenza.

 

Firma falsa dell’avvocato: come difendersi?

L’unico strumento difensivo di cui dispone il cittadino-cliente, però, è presentare un’azione civile per il risarcimento del danno, che oltre a causare all’avvocato impostore il pagamento di una cifra liquidata dal giudice a favore del danneggiato, anche il pagamento di una multa da versare alle Casse dello Stato, di importo variabile tra i 100 e 8.000 euro o tra 200 e 12.000 euro a seconda della gravità.

Inoltre, non è da sottovalutare la potenzialità lesiva di una segnalazione da parte del cliente tradito al Consiglio dell’Ordine di appartenenza dell’avvocato: il comportamento tenuto, infatti, integra anche una violazione del codice deontologico della professione, e può fruttare all’avvocato una sanzione disciplinare.

 

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