Che cosa è la forma

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Che cosa è la forma?

E’ il dare un senso ad un insieme, costituire un qualcosa in un “vuoto” di irriconoscibilità, la forma è pertanto essenza della natura e dell’individuo, esso esiste in quanto forma, nel nichilismo del volere essere informale non vi è che un passaggio da una rigida codificazione ad una forma flessibile, in cui vi è comunque il riaffermarsi della forma, una forma che vuole essere alternativa, essa permane sempre e ovunque quale limite alla indifferenziazione del caos, ma il pieno del caos non è che l’altra faccia del vuoto, ecco che la forma si accresce nel formalismo quale estremo baluardo allo sfarinarsi dell’essere nel vuoto delle relazioni, nell’inutilità, nel contrapporsi all’estremo atto autodistruttivo dello specchiarsi nel “vuoto”, nel lanciarsi in esso quale estrema sfida tra sé e il mondo.

Ma la forma non è che un insieme di relazioni, come tale plasmabile ma non sopprimibile, essa raccoglie desideri e angosce, è costrizione ma al contempo libertà dalle paure interne ed esterne, si sublima nell’estetica, in cui le parti nel costruire un tutto ne formano l’esperienza cosciente (Dewey), essa non può ridursi alla pura tecnica in quanto tale specifica per ogni campo (Croce), ad un rispetto delle regole da cui estrarre il contenuto, una netta distinzione tra forma e sostanza, tra regole procedurali e oggetto del diritto, in quanto la forma non può ridursi al rispetto delle regole essendo di fatto parte dell’esistere della regola.

Kant afferma essere la forma una relazione o complesso di relazioni, pertanto ordine da distinguere dal concetto-oggetto della materia, una distinzione che Hegel riunisce quale modo di manifestarsi dell’essenza delle cose, d’altronde Born considera in fisica le invarianti delle equazioni come forme di cose fisiche dotate di realtà oggettiva, appare riemergere la forma in quella che per Aristotele è causa o ragione d’essere della cosa, perciò principio e fine del suo divenire (Abbagnano).

Georg Simmel ci ricorda che la vita costruisce continuamente formazioni conchiuse in sé che pretendono essere intemporali, esse sono le forme di cui la vita si riveste e senza le quali la vita stessa non può manifestarsi, ma la vita non può che scorrere incessantemente creando nuove forme del suo essere, la sua esistenza non può che manifestarsi all’esterno in qualche forma, in una continua e successiva sostituzione di forma, di cui il diritto ne risulta riflesso nelle sue dinamiche conflittuali, lo stesso definito ordine psicologico non è che una unità formale di impressioni simultanee, la forma riemerge quale essenza della natura, riorganizzazione continua di un incipiente caos.

Lo stesso precipitare della forma nel formalismo, in un ordine assoluto che vuole dare sostanza a valori che si piegano su se stessi e nel piegarsi evaporano, è l’estremo tentativo di mantenere il rapporto tra il sé e i valori in cui ci si rispecchia, una volontà di coerenza dell’universo assiologico (De Monticelli), senza cadere nel nichilismo giuridico e nella sua relativa cinica indifferenza, la forma nella sua funzione di contenitore che plasma può essere un semplice vuoto ma anche definizione di uno spazio di valori, come tale una consuetudine che si contrappone e contiene l’inesausta volontà di potenza del legislatore che sia un’Assemblea, un Consiglio o un Autocrate, già Enriques  osservava che l’elemento di valore nell’insieme dei fatti è il loro modo di associazione, l’errore di fondo è l’avere scisso il dato puro dell’esperienza dalla categorizzazione dello spirito che nell’insieme danno il “concetto pieno del reale”, (F. Enriques, Problemi della scienza, Zanichelli, 1999), nel deserto spirituale dei tartari la fortezza Bastiani sopravvive quale comunità umana nella sua dignità in quanto “forma” in cui riconoscersi.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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