Catholic match: i problemi di profilazione e privacy

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Catholic match, il sito di incontri per cattolici che profila gli utenti senza dirlo

Ai tempi in cui la maggior parte della nostra socialità avviene online, ormai è sdoganato il fatto di cercare in rete anche la propria anima gemella.
Che sia solo per conoscere persone nuove, o che sia effettivamente a scopo sentimentale, complici due anni e passa di segregazione in casa causa pandemia, le app di dating sono cresciute esponenzialmente in questa ultima decade, al pari con qualsiasi altro social network.
In pole position si piazza sempre Tinder, il sito di incontri più popolare, che ha già spento le sue dieci candeline, ma ne sono nati e cresciuti molti altri negli anni e ce n’è veramente per tutti i gusti, compreso il sito per appuntamenti online per i cattolici.
Si chiama Catholic Match ed è l’app di incontri che ricalca le parole del Santo Padre, per cui il mondo digitale va abitato da cristiani e infatti si propone non solo di fare incontrare persone, come le altre “colleghe”, ma di fare trovare il proprio “per sempre”.
Ho provato a iscrivermi a questo sito di incontri, per sperimentare di che cosa si tratta, e devo dire che ne sono rimasta piuttosto perplessa. Mi rendo conto che non lo fa nessuno, ma probabilmente per deformazione professionale ho iniziato leggendo l’informativa privacy, che non rispetta le più elementari norme dettate dall’art. 13 del GDPR.
Innanzi tutto, non è dato sapere chi sia il Titolare del trattamento: la policy, scritta interamente in inglese, fa sempre e solo riferimento a Catholic Match, senza mai fornire dati societari di entità, europee o oltre oceano.
Dunque, a chi stiamo conferendo i nostri dati, chi è che li tratta e che ne determina le finalità? Mistero.
E quanti sono i dati che vengono richiesti! Comincio con la mia iscrizione con un classico indirizzo e-mail e una password. Ne scelgo volutamente una debole, per vedere se il sito mi bacchetterà spiegandomi che una password semplice da indovinare non protegge adeguatamente i miei dati, ma così non è. Il sito sembra perfettamente soddisfatto dalla mia scelta, breve, solo lettere minuscole, senza caratteri speciali o maiuscole o numeri, e mi fa proseguire.
Successivamente, parte un interrogatorio degno della miglior polizia segreta: si parte dai dati anagrafici, naturalmente, dallo stato civile (molto democraticamente il sito accetta anche l’opzione “divorziato”, accanto ai più canonici single, vedovo/a o matrimonio annullato. Non si prevede che un iscritto possa essere già coniugato, essendo l’infedeltà matrimoniale in evidente contrasto con i precetti cattolici) e dal genere. Qui solo due sono le scelte, maschio o femmina, a dimostrazione che la teoria del gender è senz’altro molto forte in alcuni ambienti.
Si prosegue: viene richiesta l’etnia (caucasica, ispanica, nera, asiatica e così via), l’altezza il numero di figli e se conviventi o meno. Vengono chieste informazioni circa il consumo di alcol (da “ho un problema col bere” a “non bevo mai”, passando attraverso tutte le sfumature intermedie) e di fumo (stessa scala di frequenza), se le visioni politiche siano conservatrici, progressiste, liberali, il grado di istruzione ed il lavoro svolto.
Si passa poi alle domande sulla fede cristiana cattolica, ogni quanto si prega, qual è il grado di devozione, ogni quanto si va a messa e quale sia la liturgia preferita, che cosa si pensa della contraccezione, del sesso prematrimoniale, quali sono gli interessi nel tempo libero (a parte pregare, ovviamente).
Insomma, una vera e propria opera di profilazione con la richiesta di dati appartenenti a categorie particolari e ultra sensibili (così l’art. 9 del GDPR definisce i dati che fanno riferimento alle opinioni politiche, religiose, alle convinzioni filosofiche), senza nessuna delle garanzie previste dal Regolamento Europeo per la Protezione dei dati personali.

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Torniamo all’informativa, che abbiamo lasciato senza che ci venisse detto chi è il Titolare del trattamento. Purtroppo corre l’obbligo di notare che non pare essere l’unica lacuna giuridica. Mancano le finalità del trattamento, manca l’indicazione delle basi giuridiche, ovviamente manca il consenso alla profilazione, manca l’indicazione dei diritti degli interessati, manca l’indicazione dei soggetti terzi a cui i dati potrebbero essere comunicati e qualsiasi indicazione in materia di termini di conservazione, manca la cookie policy.
Insomma, forse si farebbe prima a dire che cosa c’è scritto su questa privacy policy e la risposta è: nulla, assolutamente nulla, nessun tipo di informazione che dovrebbe essere contenuto in una informativa degna di questo nome, a fronte di una raccolta di dati (naturalmente è richiesta anche una fotografia, perché diversamente che sito di incontri sarebbe) che farebbe gola a qualsiasi operatore di marketing.
Chiaramente, ho effettuato l’iscrizione utilizzando una e-mail creata ad hoc ed ho fornito una serie di informazioni su di me diciamo non del tutto veritiere.
Dopo questo breve, ma illuminante, tour nel regno della profilazione non autorizzata, ho seguito la procedura per la cancellazione dell’account (piuttosto semplice, devo ammettere) e per buona misura ho inviato una e-mail al “supporto” chiedendo la cancellazione dei dati.
Purtroppo, non nutro grandi speranze sul fatto che i diritti degli interessati siano gestiti con solerzia e con la necessaria correttezza, visto e considerato lo scempio in materia di trattamento dei dati che ho potuto sperimentare nella mia breve permanenza sul sito, ma trattandosi di una app di stampo cattolico, posso solo sperare di avere a che fare con persone in buona fede, è proprio il caso di dirlo, ed affidarmi quindi se non alla normativa, per lo meno al buon cuore di chi gestisce il back-end del sito.
L’intenzione, di per sé, non è censurabile: ci sono siti che raggruppano persone con gli interessi più disparati, che i cattolici desiderino avere il loro luogo di raccolta deputato online, in cui incontrare altre persone che la pensano allo stesso modo e, perché no, creare rapporti sentimentali felici e duraturi (o trovare il proprio “per sempre” come dice il claim di Catholic Match) è un’esigenza assolutamente comprensibile.
Tuttavia, si sa, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. E sulla strada di Catholic Match, c’è da sperare che prima o poi l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali voglia andare a fare una passeggiata per scovare e correggere le non poche irregolarità riscontrate sul sito.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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