Bisogni e motivazioni nell’agire giuridico

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Sia nella teoria della motivazione al lavoro come al successo vengono considerati determinanti tanto l’aspettativa che il valore dell’incentivo, il punto di partenza risulta pertanto l’identità delle operazioni dei singoli verso una meta nonché gli obiettivi che si intende raggiungere con il proprio agire, secondo la teoria “aspettativa – valore” di V. Vroom vi è alla base dell’agire una relazione data dall’aspettativa, ossia la probabilità soggettiva di raggiungere un determinato obiettivo, x l’incentivo, ossia il valore che l’individuo attribuisce alla meta-incentivo, questa combinazione moltiplicatoria costituente la motivazione è influenzata sia dalla scala di valori che dall’esperienza maturata dal singolo nel raggiungere certi obiettivi, dove il raggiungimento del meta-incentivo nel gratificare il singolo ne rafforza la volontà di confermare se non innalzare il livello delle aspettative, in una distinzione tra “valore del risultato”, ossia la soddisfazione che si ottiene, e “valenza dell’incentivo” in cui la probabilità ha un carattere esclusivamente soggettivo.

Vi è quindi alla base la necessità di soddisfare un bisogno, una carenza a cui l’individuo reagisce con un comportamento, da qui ne deriva la necessità della motivazione che non risulta tuttavia in funzione esclusiva del bisogno stesso, includendo essa le caratteristiche proprie dell’individuo nel suo insieme, il comportamento è pertanto dato dalla funzione dei bisogni della persona con l’ambiente e attraverso esso si possono individuare le motivazioni le quali possono essere sia di tensione verso una meta che di fuga da situazioni di sofferenza, due sono quindi le condizioni perché venga posto in essere un comportamento: l’esistenza di un bisogno e l’esistenza nell’ambiente dei mezzi necessari a soddisfarli.

Vi è una molteplicità di bisogni che va dai bisogni primari assoluti propri di ogni essere umano ai bisogni relativi che nascono da un rapporto tra individui, tali bisogni sociali risultano più complessi di quelli primari in quanto il loro soddisfacimento non spegne automaticamente la tensione che scaturisce dal bisogno, alimentando al contrario bisogni di maggiore intensità secondo un meccanismo di retroazione positiva; legati ai bisogni si manifestano tre classi di motivi:

  • Motivi primari o di sopravvivenza;

  • Motivi sociali;

  • Motivi psicologici o di valore;

secondo la “teoria dinamica della motivazione” ciascuna di queste classi si manifesta in periodi successivi della vita psicologica dell’individuo senza che si possa tuttavia negare un sovrapporsi parziale tra esse, tuttavia Herzberg distingue tra il concetto di “motivazione” e di “movimento”, in quanto mentre il primo è provocato da incentivi positivi il secondo è un semplice comportamento con una visione di risultati a breve dovuta a incentivi negativi, per cui vi è la necessità di un rafforzamento continuo.

Possiamo ora considerare i comportamenti che si manifestano nelle decisioni secondo la “teoria della dinamica cognitiva, l’individuo non esaurisce il processo decisionale con la scelta, ma prosegue nelle indagini sulle alternative al fine di rafforzare la sua decisione con un processo che si prolunga fino all’ultima alternativa, una volta esaurito il processo decisionale il conflitto tra alternative continua ponendo il soggetto nella necessità di produrre un comportamento motivato teso ad eliminare il conflitto, se non viene cambiata la decisione vengono valorizzate le informazioni tese a confermare la scelta già effettuata, tale tensione tende a diminuire nel tempo secondo una intensità che deriva dall’importanza della decisione per l’individuo, dalle possibili alternative disponibili, dal rapporto tra le caratteristiche positive delle alternative rifiutate e quelle negative delle prescelte.

In presenza di pressioni o vincoli esterni la dissonanza è tanto maggiore quanto minore sono gli utili che si ottengono dalla scelta effettuata, vi è un bisogno di coerenza mentale che si risolve in una motivazione propria al processo mentale stesso, indipendentemente dalla misura dell’incentivo posto a rinforzo delle motivazioni, il conflitto che caratterizza il processo pre-decisionale diventa nell’attività post-decisionale una dissonanza, tra loro, in forte interrelazione, se tuttavia viene a prevalere la polarizzazione sugli aspetti positivi che si sono persi anziché su quelli positivi acquisiti con l’alternativa rifiutata nasce il rimpianto, vi è anche l’ipotesi in cui la situazione resta ambigua fondata su informazioni limitate nella quale l’individuo è privo dei parametri necessari su cui organizzare la riduzione della dissonanza, alla base vi è quindi un fenomeno di retroazione della decisione presa con una possibile modifica di atteggiamenti e strutture cognitive.

Secondo Lerwin l’intensità della motivazione non è che una conseguenza delle caratteristiche stabili della personalità nel suo interagire con le influenze ambientali, nell’individuo motivato al successo il guadagno non è solo un incentivo estrinseco bensì un indice obiettivo dello stesso, dove i rapporti personali sono indirizzati e diretti al raggiungimento dell’obiettivo, con un modo di operare opposto a quello dell’individuo motivato all’affiliazione o integrazione, dove vi è una forte identificazione con il gruppo che costituisce l’obiettivo individuale, tuttavia l’intensità del bisogno che sta alla base della motivazione può essere tale da generare fenomeni di disorganizzazione del comportamento; d’altronde Lewin ci ricorda che lo spazio intorno all’individuo non è da questi interpretato in termini reali ma come è da lui percepito secondo schemi motivazionali conflittuali che vanno dall’avvicinamento-avvicinamento, all’allontanamento-allontanamento o all’estremamente conflittuale avvicinamento-allontanamento, le situazioni frustranti vengono superate attraverso “meccanismi di difesa” che mediante l’autoinganno tendono a proteggere l’autostima dell’individuo, devono comunque considerarsi vari fattori che vanno dall’importanza della motivazione frustrante alla sua durata, dalla possibilità di usufruire di eventuali compensazioni all’arbitrarietà della frustrazione stessa.

I bisogni e le motivazioni che sono alla base dell’agire dell’individuo acquistano nei rapporti economici e sociali in generale una valenza giuridica da valutarsi in termini di utili e perdite, in cui le procedure giuridiche possono considerarsi dei costi di produzione da incorporarsi nella valutazione economica finale, tuttavia nei rapporti economici la stretta razionalità è integrata nei valori sociali e nelle esigenze biologiche individuali e naturali collettive, dove l’informazione portata dai mass media e dalla tecnologia si intreccia strettamente agli impulsi naturali in parte dando loro una risposta e in parte creandone dei nuovi a livello superiore, nasce quindi uno stretto intreccio tra valori, esigenze e costi di cui la normazione è risposta ma anche necessità di un pilotaggio al fine di evitarne una caoticità sociale, dovuta al sovrapporsi della crescente complessità agli impulsi individuali, una complessità che anche nel giuridico diventa caoticità riflesso di una mancanza di coerenza comportamentale quale controfaccia di una mancata coerenza di una visione etica.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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