Avvocati, legittime le sanzioni per incompetenza e impreparazione

Redazione 15/12/16
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Gli avvocati che nel corso di una causa si dimostrano incompetenti o che comunque non hanno la necessaria preparazione rischiano la sanzione disciplinare. E questo anche quando i loro errori non influenzano di fatto l’esito della causa. A confermare quanto già previsto dal Codice deontologico forense intervengono le Sezioni unite della Corte di Cassazione con una recentissima sentenza.

Vediamo allora in quali casi l’avvocato che non svolge il suo compito in maniera adeguata rischia la sanzione.

 

Leggi la sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione.

 

Cosa rischia l’avvocato che non difende bene il cliente?

Gli avvocati che dimostrano negligenza nell’esercizio del loro mandato e commettono gravi errori per incompetenza o scarsa preparazione violano il Codice deontologico forense e rischiano per questo una sanzione disciplinare dal Consiglio dell’ordine competente.

Nel caso di specie, un avvocato che non si era dimostrato diligente nella preparazione della causa e aveva commesso diversi errori di diritto è stato segnalato dalla sua cliente al Consiglio dell’ordine, che ha accolto le motivazioni della donna e ha condannato l’avvocato alla censura.

Ieri, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di tale provvedimento.

 

Quali comportamenti giustificano la sanzione disciplinare?

In base al Codice deontologico forense, sono tre i comportamenti negligenti degli avvocati che giustificano la sanzione disciplinare, a prescindere dall’effettivo esito della causa:

  • il mancato adempimento dei propri doveri professionali “con diligenza” (art. 8);
  • l’accettazione di un incarico che il professionista sa di non poter svolgere con adeguata competenza (art. 12);
  • il mancato, ritardato o negligente compimento di atti inerenti al mandato, “quando derivi da non scusabile e rilevate trascuratezza“.

 

Il risarcimento del danno

L’avvocato che non dimostra la necessaria competenza durante lo svolgimento della causa è quindi costretto a risarcire il cliente?

Non necessariamente. Come già confermato in passato dalla Corte di Cassazione, il risarcimento del danno è ammissibile solo quando il comportamento dell’avvocato abbia provocato un effettivo danno al cliente. In altre parole, se gli errori di impreparazione o la negligenza del legale hanno determinato la sconfitta in una causa che sarebbe stata altrimenti vinta, l’avvocato è tenuto a pagare i danni.

 

Quando si è tenuti a pagare il risarcimento?

Non è così semplice, però: a dimostrare che la causa sarebbe stata vinta se la condotta dell’avvocato fosse stata corretta deve essere il cliente danneggiato. Per ottenere il risarcimento, dunque, il cliente deve provare che il giudizio sarebbe molto probabilmente stato favorevole se l’avvocato avesse fatto ciò che era in suo potere: il legale non è responsabile professionalmente per il semplice fatto di aver commesso degli errori.

Per le sanzioni disciplinari previste dal Codice deontologico, come abbiamo visto, il discorso è diverso.

Redazione

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