Antropologia normativa

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Le attività per procurarsi il cibo, ossia le risorse per la sopravvivenza, sono alla base di molti aspetti culturali nelle varie tipologie di comunità, tanto da essere causa del passaggio da attività iniziali di caccia, orticultura e raccolta del cibo, all’agricoltura intensiva e allevamento, questo ha comportato una maggiore riserva di cibo e un conseguente sviluppo della popolazione che ha permesso e resa necessaria una crescente specializzazione portando ad un affinamento progressivo delle tecniche fino al pervenire della moderna tecnologia.

In questi passaggi vengono adottati e adattati schemi organizzativi e relative regole che permettono un sempre maggiore adattamento nella competizione fra gruppi, resta tuttavia l’influenza dell’ambiente naturale che nel suo aspetto ecologico costringe ad agire entro schemi più o meno larghi, esistono comunque delle “usanze” che indicano i modi di accesso e trasformazione delle risorse, indipendentemente dall’uso della moneta quale mezzo di misurazione per l’accumulo e lo scambio, quello che emerge è l’incidere della cultura sui sistemi economici come nei concetti di proprietà o collettività, l’accettazione del livello di disuguaglianza sociale, l’organizzazione familiare, il sistema politico, su questi a sua volta come in una spirale, vengono ad incidere i nuovi mezzi tecnologici che modificano gli equilibri sociali esistenti e i limiti dell’ecosistema, è quindi la società che pone limiti all’individuo nello specificare i suoi diritti e doveri, norme mutevoli nel tempo che proprio per questo impediscono l’esistere di una categorizzazione assoluta sia nel divenire del tempo ma anche nello spazio e nel momento.

La stessa attività lavorativa è stata vista in termini di profitto, quale utile che si ricava dal proprio interagire con altri soggetti secondo un concetto economicistico moderno, ma vi possono essere  altri e ulteriori motivi che inducono un soggetto a lavorare più del necessario alla sopravvivenza, quali la sicurezza verso le incertezze del futuro, il desiderio di ottenere rispetto o autorità dalla comunità, il piacere di realizzarsi e tutte le ulteriori motivazioni nate dai bisogni culturali, ma anche la pressione sociale e l’educazione possono essere sufficientemente forti da indurre al lavoro, come altre forme indirette proprio delle società complesse, quali la tassazione nata dalla necessità della divisione del lavoro che avviene secondo  strutture sociali e tecnologiche del momento.

Nella distribuzione dei beni e servizi vi è un intrecciarsi di tre tipologie che vanno dal sistema della reciprocità, passando per quello della redistribuzione, per finire nel sistema di mercato o scambio commerciale, ciascuno di essi predomina in funzione della tecnologia raggiunta ma anche l’imprevedibilità interviene nel favorire una delle tipologie in ciascun livello tecnologico e sociale che si consideri, infatti le testimonianze portano a ritenere che i momenti di crisi favoriscono la condivisione la quale tuttavia può venire a cessare nei momenti estremi della crisi in cui è in gioco la sopravvivenza stessa, nella reciprocità rientrano anche i doni nei quali la distinzione fra reciprocità generalizzata e reciprocità bilanciata, dalla quale nasce un’aspettativa, è ambigua.

Nell’ipotesi di Sablins la reciprocità generalizzata avviene prevalentemente tra i membri di una stessa famiglia, mentre la reciprocità bilanciata può, a sua volta, essere praticata tra uguali che non sono strettamente imparentati, infine la reciprocità negativa è praticata con gli estranei, da quanto qui esposto emerge il principio della distanza parentale quale elemento portante della reciprocità stessa a cui si affianca l’altro elemento del “credito sociale” che si tende ad acquisire, d’altra parte la redistribuzione fuori dall’ambito familiare necessita di un territorio e di un apparato politico che sovrintenda al coordinamento degli sforzi nella produzione, raccolta e distribuzione, in questa attività vi saranno categorie che dalla loro posizione ne trarranno i maggiori benefici.

La crescita del livello produttivo conduce alle transazioni commerciali, in particolare nelle zone più piccole per cui vi è la necessità di rifornirsi dei beni mancanti (Pryor), l’uso del denaro seppure di per sé non necessario allo scambio ne favorisce l’attività quale mezzo standard di misurazione del valore e riserva di ricchezza avendo esso una funzione pluriuso.

La tecnologia investe la qualità del lavoro, le procedure lavorative, il modo di controllare il lavoro, mentre la divisione del lavoro subisce come variabili il contesto e l’ambiente esterno, le dimensioni organizzative, l’ideologia, le caratteristiche dei  diritti sui beni di produzione, vi è una reciproca influenza fra tecnologia, organizzazione e società tale da influenzare profondamente sia la qualità del lavoro che il sistema delle professioni, vi è quindi la necessità di risolvere il problema della coerenza tra gli elementi costitutivi in funzione di obiettivi prefissati socio-economici, governando tanto la contingenza che l’incertezza, in una situazione estremamente complessa quale è l’attuale si passa pertanto da un modello di organizzazione meccanico ad uno di tipo organico rivolto ai risultati piuttosto che ai compiti.

Nel rapporto tra individuo e società, l’individuo acquista la propria completezza solo nel momento in cui da individuo isolato diventa individuo sociale, nel quale la formazione della coscienza di sé si affianca alla comparsa di un ordine culturale, tuttavia la complessità sociale fa sì che difficilmente possa esservi una piena coincidenza tra individuo e ruolo, appartenendo l’individuo contemporaneamente a più formazioni sociali ciascuna con proprie richieste anche contrastanti.

Vi è, quindi, un lungo processo di socializzazione che, nel portare all’acquisizione di una propria identità attraverso una fase di identificazione sociale (Gallino), conduce alla compatibilità tra la persona e il sistema di regole e ruoli sociali attraverso un processo di acculturazione per cui l’individuo ha sia la dimensione dell’io che del noi , garantendo riconoscibilità e continuità, formando nel singolo un criterio di scelta socialmente coerente alle possibilità che la stessa complessità sociale prospetta, per cui vi è con un Io, un Me, Personalità percepita dagli altri, e un Io che empaticamente si immedesima nell’altro, permettendo la creazione di norme astratte e generalizzate riferite a un quadro oggettivo (Conazione interazionista di Mead).

Quanto sopra descritto circa la costruzione di un contesto unitario, incontra tuttavia la difficoltà della crescente complessità strutturale e di una conseguente pluralità di interlocutori, per cui il “decentramento” si risolve in un problema di identità personale e sociale che a sua volta si trasforma in una questione di ordine sociale, nel quale il prevalere dei valori del provvisorio e dell’effimero inducono l’individuo a non impegnarsi, la generazione dell’incertezza creando una potenzialità infinita di soluzioni finisce per mettere in dubbio il valore assoluto di realtà, la soluzione mediante l’analisi analitica e scientifica nell’individuare innumerevoli singole verità assolute favorisce di fatto il moltiplicarsi delle verità molteplici e relative con il porre le premesse del caos sociale che vorrebbe di fatto eliminare, sorge quindi la necessità di una integrazione olistica che a fianco del sistema razionalistico-organizzativo acquisisca la parte estetica e simbolica propria dell’oggetto dell’organizzazione.

Nell’organizzazione prevalgono stabilità, regolarità e continuità come garanzie strutturali necessarie per il conseguimento del fine, tuttavia all’interno dell’organizzazione sociale vi sono dei sub-sistemi contenenti a loro volta ruoli e istituzioni che nell’insieme devono regolamentare un funzionamento omogeneo della società stessa la quale vive sulla coppia flessibilità-rigidità (Cesareo), che in termini omeostatici dovrebbe garantire un processo graduale di trasformazione e adattamento, salvo il blocco del sistema, in tal caso il cambiamento previsto dovrebbe avvenire con modelli concorrenziali alternativi, o all’estremo mediante una destrutturazione favorita da gruppi alternativi al potere politico dominante.

Luhmann  rileva che la complessità strutturale è affrontata e controllata con la specializzazione e l’isolamento dei sottosistemi che diventano autoreferenziali  in questi la stabilità è realizzata mediante una gerarchizzazione, come del resto nelle fonti normative, integrata a sua volta dalla ritualità, gli archetipi del passato si ripresentano quindi nel presente mediante i simboli, i miti, le pulsioni irrazionali, i bisogni soggettivi, i quali vengono a inserirsi nel processo di socializzazione che le varie agenzie generali o specializzate realizzano fornendo all’individuo informazioni precise e modelli da imitare, si che l’inserimento nella società e il conseguimento dell’identità personale avviene con la definizione dei ruoli e della capacità di socializzare, circostanza favorita dalla interpretazione delle definizioni normative.

Osservano Gertz e Wright Mills che l’individuo nell’interiorizzare l’atteggiamento della comunità viene a riferirsi solo a quelle parti con cui entra in contatto, questi tratti di società sono la personificazione interiore del concetto di “altro generalizzato” (Cooley), la comunità diventa quindi una agenzia di socializzazione nella quale si crea una forma di autorealizzazione nel soddisfare i bisogni primari e secondari, essa a differenza della struttura burocratica, efficientista e gerarchica della società fornita di una razionalità intrinseca, che può essere imposta se non accettata spontaneamente, si fonda su un rapporto spontaneo di valori tra l’individuo e il gruppo comunitario nel quale prevale l’aspetto carismatico, che regola i due principi portanti di gratuità e prestazione alla cui base vi è il gruppo sociale elementare della famiglia.

Se nella comunità tende a prevalere l’aspetto affettivo e particolaristico su quello normativo e neutrale della società che deve possedere il massimo di universalità e massificazione, è nella comunità che il soggetto acquisisce una identità personale attraverso il senso di appartenenza mediante il significato di sé e del mondo che la comunità fornisce, è quindi dalla comunità che nasce il senso di compenetrazione o contrapposizione alla società e quindi dell’accettazione o meno delle regole normative, ma è anche da essa che può partire la spinta necessaria alla modifica delle stesse, come del resto dall’altra agenzia di socializzazione data dal “gruppo dei pari” , formazione sociale intermedia tra micro e macro, ossia tra la famiglia e la comunità, in cui i giovani identificandosi con i loro simili ne acquisiscono i valori, quale gruppo di appartenenza, ma nel contempo creandone di nuovi al limite dell’ordine sociale possono diventare elemento di modifica della società, quale gruppo di riferimento, fino all’ ultima tappa della modifica normativa e quindi sociale, un laboratorio in cui le sperimentazioni possono essere in futuro istituzionalizzate.

Nella teoria di Parsons e dei funzionalisti alla base delle istituzioni o agenzie di socializzazione si pone la famiglia, sebbene espropriata in molte sue funzioni nella moderna società tecnologica da agenzie esterne, quali la scuola, le associazioni, i gruppi religiosi e politici, i mass-media, resta tuttavia ad essa la funzione affettiva e di coordinamento, selezionando i messaggi da trasmettere ai minori e per tale via interiorizzando i codici comportamentali necessari ad una corretta accettazione normativa delle regole implicite o esplicite della società, questa tuttavia può entrare in ulteriori conflitti, oltre a quelli consueti generazionali, nel caso di immigrazione di seconda generazione, la situazione infatti è aggravata dal conflitto fra l’obbedienza ai valori portanti del gruppo di appartenenza e la realizzazione personale individuale che l’attuale società impone come valore principale, si formano gruppi alternativi in cui si manifesta quello che Merton definisce un “conformismo deviante” che impedisce quella soglia minima di socializzazione necessaria per l’ingresso nel sociale di una regolare attività economica, la marginalizzazione già in essere viene pertanto rinforzata ed acquista un valore di per sé che permette di acquisire alternativamente quelle risorse necessarie per realizzarsi nella società, la sfida quindi si risolve nel raggiungere l’obiettivo sociale della realizzazione di sé mediante il denaro, violando le norme non riconosciute della società, in aperta sfida alla ricerca di integrazione dei propri padri.

Le comunità umane nel loro evolversi tecnologico verso società più complesse, presentano sempre nuove problematiche che la tecnologia stessa pone, crescono le possibilità sia in termini comunicativi che economici, ma ogni elemento positivo presenta al contempo dei risvolti negativi che impediscono l’espandersi della società e minacciano le potenzialità umane, dai nuovi codici tecnologici nasce la necessità di nuovi modelli comportamentali che tradotti normativamente devono disciplinare l’uso degli stessi al fine di renderli socialmente sostenibili, la complessità normativa è quindi  il portato di una  complessità tecnologica.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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