Aggressività, corruzione e concussione nella fragilità di sistema

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La corruzione è prevista nel codice penale come un atto del pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio con il quale si riceve o si accetta promessa di denaro o altra utilità non dovuta per compiere, omettere o ritardare un atto di ufficio o per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio.

A questo inquadramento normativo si può affiancare una definizione più ampia del concetto di corruzione che investe l’aspetto etico, come nell’ipotesi della ricerca farmaceutica in cui i conflitti di interesse con le case farmaceutiche vengono a distorcere i giudizi espressi, arrivando a porre le firme di ricercatori indipendenti sui risultati di ricerche impostate e sviluppate dalle stesse case farmaceutiche senza che vi sia stato da parte degli stessi alcun intervento, mentre i conflitti di interesse possono arrivare ad estendersi alle stesse autorità di garanzia addette alla supervisione, tuttavia senza arrivare a questi casi estremi la circostanza che vi siano rapporti non dichiarati con le case farmaceutiche pone problemi etici e di trasparenza (C. Seife, La ricerca farmaceutica è affidabile?, 31, in Le Scienze n. 534, 2/2013).

L’essere umano è esso stesso un sistema che agisce in rapporto con gli altri sistemi, le organizzazioni umane, quali insiemi di sub-sistemi, vengono a rapportarsi fra loro in competizione-cooperazione sulle risorse disponibili e le relative tecnologie di utilizzo, questo si trasforma in uno scambio diseguale di informazioni, in altre parole in un conflitto sulle conoscenze che presuppone un sistema di personalità attiva.

La teoria generale dei sistemi, nel superare la conservazione delle strutture implicita nella teoria funzionalista (Parsons), considera sia le implicazioni che derivano dal mantenimento del sistema che i conflitti interni ed esterni al sistema stesso. Sorokin nel definire il sistema socio-culturale quale sistema causale-logico-significante esprime i vari aspetti del livello biologico, simbolico e dei valori nella loro complessa interconnessione, tuttavia le difficoltà non diminuiscono nascendo anche dalle “definizioni” delle entità create nell’universo culturale umano, in cui ad un universo fisico si sovrappone un universo simbolico (Von Bertalanffy).

Per una lettura che comprenda a pieno la complessità derivante dall’interagire di sistemi sempre più complessi, come nelle società umane da cui si passa dai semplici rapporti individuali a rapporti tra varie tipologie di organizzazioni sempre più estese ed articolate, in questi ultimi anni la teoria dei sistemi si è evoluta verso una teoria dell’emergenza, nella quale la costituzione di entità derivanti da interazioni di cooperazione-competizione tra elementi sempre più numerosi e complessi porta all’emergere di nuove proprietà altrimenti indeducibili dagli elementi costitutivi, con l’utilizzo di modelli dinamici in sistemi multipli e l’applicazione del concetto di transizione di fase tratto dalla fisica (Minati).

Secondo la teoria della selezione mista la competizione fra gruppi è fondata sull’aggressività mentre la soluzione più pacifica deve svolgersi all’interno dei singoli gruppi, solo in questo modo vi è la possibilità di una massimizzazione della sopravvivenza del gruppo, circostanza che porta a incentrare nel governo quale regolatore la componente a cui applicare la teoria della selezione di gruppo, in questo interviene la cultura intesa quale espressione di una miscela tra bagaglio genetico della specie e tradizioni sociali ereditate culturalmente, quelli che Lumsden e Wilson chiamano “geni sociali” (Mérò).

Partendo dall’ipotesi espressa nella teoria della selezione mista ed applicandola alla coscienza, in presenza del fallimento di un principio di selezione individuale basato sulla esclusiva funzionalità della razionalità analitica, Mérò valuta il “pensiero mistico” e le sue eventuali semplificazioni, quali l’onore, una totalità che viene a incarnare il principio della selezione di gruppo, così che solo dalla loro unione nasce la coscienza stessa che permette all’individuo il formarsi della volontà nello scegliere l’oggetto desiderato e nel dirigere su di esso le sue energie (S. Agostino).

Gli antropologi e i neurobiologi hanno individuato quale conseguenza evolutiva dell’effetto Baldwin il meccanismo biologico della “costruzione della nicchia” in cui la modifica dell’ambiente è guidata dagli organismi stessi con conseguenze sul processo evolutivo (Laland – Feldman), la conseguenza è che l’apprendimento sociale stesso influisce sia nella direzione che nel tasso di cambiamento evolutivo con riflessi sulla stessa assimilazione genetica (Papineau).

La natura stessa ci ha fornito di meccanismi inconsci atti a rafforzare il collante sociale del gruppo mediante comportamenti adattivi, quali il “mimetismo” che attraverso l’imitazione automatica dei comportamenti fisici degli altri membri del gruppo di appartenenza porta ad un contagio emotivo necessario alla sua coesione (Chartraud, Maddux , Lakin).

E’ stata quindi supposta l’esistenza di un sistema morale innato che si esprime intuitivamente con giudizi rapidi e automatici, queste intuizioni morali permettono dei sentimenti valutativi sulle singole azioni individuali (Haidt) che Greene considera in una contrapposizione fra personale/impersonale, mentre Marc Hauser li inserisce in una valutazione delle singole azioni in base alle intenzioni così da superare la semplificazione derivante dal concetto che i mezzi giustificano il fine da cui consegue la “non” liceità di usare il danno come fine per un bene maggiore (Gazzaniga), quella che S. Agostino definisce una perversione della volontà, un accontentarsi di fini che dovrebbero essere solo mezzi e come tali diventano essenza del peccato.

Sulla lista dei moduli morali universali che a protezione del gruppo Haidt e Craig avrebbero individuato con la “sofferenza”, nell’aiutare e non danneggiare gli altri, nella “reciprocità”, il senso dell’equità, nella “gerarchia”, rispetto dell’autorità legittima e dell’anzianità, nella “purezza”, evitare comportamenti contaminativi, e nella “coalizione”, lealtà verso il proprio gruppo, si innesta la cultura specifica del gruppo che si esprime nella famiglia e nell’ambiente sociale così da miscelare i moduli secondo proporzioni varie fino a creare il sistema di “virtù” e quindi l’etica tipica del gruppo (Gazzaniga), tuttavia all’interno del gruppo vi è la possibilità di violare le regole al fine di ottenere il massimo dei benefici con il minimo dell’impegno sfruttando le capacità e l’altruismo nel gruppo, un comportamento inizialmente di successo che nell’allargarsi progressivo per imitazione porta alla disgregazione del gruppo in fazioni e alla paralisi cooperativa.

Nei conflitti fra sistemi al fine di acquisire vantaggi competitivi si possono sviluppare due tipologie di mezzi: la violenza fisica e la corruzione quale possibile alternativa alla prima o sua semplice complementarietà, si superano con la corruzione i vincoli imposti dai moduli morali universali senza violarli apertamente e, pertanto, creando le premesse per un’autogiustificazione, ma la corruzione è anche un modo per saggiare la coesione del sistema contrapposto, essa è maggiormente sostenibile in presenza di un sistema tecnologico avanzato che permette di immettere nel gruppo una quantità maggiore di risorse.

La corruzione si risolve materialmente nel conferimento di benefit o denaro, ma anche nel creare il desiderio e quindi l’attesa e il sogno, accanto e complementare è la concussione nella quale le “virtù” del gruppo di cui parlano Haidt e Craig dimostrano tutta la loro fragilità, con la corruzione il sistema diventa dipendente non solo economicamente ma anche moralmente dai gruppi che la esercitano destinando ad essere superato nella competizione evolutiva mediante la disgregazione e l’assorbimento, come storicamente avvenne nell’esperienza coloniale (Stone).

Anche la stessa incapacità di resistere alle pressioni derivante dalle violenze psicologiche diventano spesso indice della mancata coesione sociale, che deve essere mantenuta o ripristinata in termini autoritativi o repressivi con una possibile conseguente perdita di autonomia e capacità innovativa dei singoli individui.

 

Bibliografia

  • L. Von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi, Oscar Mondadori 2012;

  • M. Gazzaniga, Chi comanda? Scienza, mente e libero arbitrio, Codice ed. 2013;

  • L. Mérò, Calcoli morali. Teoria dei giochi, logica e fragilità umana, Dedalo ed. 2005;

  • N. Stone, La grande Europa 1878-1919, Laterza 1986.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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