Wealth Management: cos’è e cosa significa

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L’attuale momento storico è caratterizzato da eventi, come l’emergenza pandemica, i conflitti bellici o l’improvvisa crisi economica e sociale, che hanno minato profondamente l’economica mondiale. Ciò ha determinato una particolare attenzione verso strumenti di tutela dei risparmi e forme ponderate di investimento.
In un simile contesto, si è rafforzato il cd. “wealth management”, un servizio professionale di gestione del patrimonio destinato ad un tipo di clientela interessata alla organizzazione profittevole dei propri beni. La traduzione letterale dell’espressione “wealth management” è proprio “gestione patrimoniale”, ad indicare che esso consiste nell’insieme di strategie di investimento e prodotti finalizzati a raggiungere uno o più obiettivi finanziari.

Indice

1. In cosa consiste il servizio di wealth management

Il wealth management si sostanzia nei servizi di consulenza dedicati alla gestione del patrimonio alla luce delle specifiche esigenze del cliente. Dato che il wealth management riguarda la gestione dell’intero patrimonio, le sue aree di attività sono molteplici e vanno dalla consulenza corporate finance, alla pianificazione fiscale, al passaggio generazionale, alla rendicontazione aggregata del patrimonio, al monitoraggio degli investimenti, al life style.
Il servizio di wealth management si compone, in particolare, del servizio di consulenza e del servizio di gestione.
Nella fase di consulenza, il professionista rileva, anzitutto, lo stato del patrimonio e stabilisce, insieme alla famiglia, obiettivi e priorità. Una volta delineato lo stato patrimoniale e individuati punti di forza e le potenzialità, egli pianifica e individua gli strumenti finanziari più idonei a soddisfare le esigenze del cliente, suggerendo i più idonei strumenti di natura finanziaria e di investimento, servizi di contabilità, pianificazione legale, fiscale e immobiliare, gestione del passaggio generazionale, etc.
La gestione identifica, invece, la fase operativa. Il professionista, in base alla situazione finanziaria di partenza, agli obiettivi e alla propensione al rischio del cliente, avvia l’attività di acquisto titoli sui mercati finanziari per conto di quest’ultimo, al fine di conservare e aumentare la sua ricchezza. In questa fase, il wealth manager incontra regolarmente i propri clienti per aggiornare gli obiettivi da raggiungere, rivedere e ribilanciare il portafoglio finanziario e verificare se sono necessari servizi aggiuntivi, con l’obiettivo finale di rimanere al servizio del cliente per tutta la durata della sua vita.

2. A chi si rivolge il wealth manager

Il Wealth management non si rivolge a una platea indistinta di destinatari e a ogni tipo di fascia patrimoniale. I principali beneficiari dell’attività di wealth management sono i c.d. “High Net Worth Individuals”, ossia le persone (“Individual”) che possiedono un alto (“High”) patrimonio netto (“Net Worth”), le quali intendono beneficiare di una consulenza su misura, adattata ai bisogni e alle esigenze presenti e future personali e della propria famiglia.
Il cliente tipico del wealth manager è l’imprenditore, in ragione della complessità delle sue esigenze personali e aziendali, legate alla peculiare composizione del suo patrimonio. Il patrimonio di un imprenditore è, difatti, solitamente influenzato da una serie di vincoli che riguardano l’azienda e da dinamiche che afferiscono a investimenti immobiliari e ad asset finanziari; in pratica, il patrimonio subisce l’influenza dell’andamento del business dell’imprenditore, provocando fluttuazioni nelle entrate e nelle uscite di capitale

3. La figura del wealth manager

Chi sono i soggetti che forniscono servizi professionali di wealth management?
Anzitutto, le grandi banche, che, nell’ambito dei servizi offerti alla clientela, prevedono un’ampia gamma di soluzioni che riguardano una gestione efficace e produttiva del patrimonio. Alcune banche prevedono una sezione di private banking, che si occupa di gestire le esigenze finanziarie, patrimoniali, di investimento di una certa fascia di clientela.
C’è, poi, la figura del consulente finanziario, l’unico operatore autorizzato a incontrare i risparmiatori al di fuori della sede di una banca, di una Sim o di una Sgr e a offrire loro strumenti finanziari e servizi di investimento. Il promotore finanziario, che esercita l’attività per conto di una società, consiglia, suggerisce, assiste i suoi clienti, prestando una consulenza finalizzata al collocamento di strumenti finanziari e servizi di investimento.
Con il termine “family office”, invece, si fa riferimento a intermediari, solitamente in forma societaria, che gestiscono ricchezze e investimenti di una famiglia facoltosa (single family office) o di più famiglie (multi family office professionali). A tale figura si rivolge il cliente che abbia interesse alla gestione delle scelte economiche e finanziarie della famiglia, al fine di favorire il passaggio generazionale.
È, infine, opportuno evidenziare l’importanza del professionista legale del wealth management. Gli avvocati esperti in tale attività assistono i clienti nella gestione, nella pianificazione e nell’impiego dei patrimoni familiari (anche artistici), nel passaggio generazionale e, altresì, nella realizzazione di attività filantropiche e solidaristiche, attraverso l’utilizzo degli strumenti più tradizionali, come testamenti interni e internazionali, mandati fiduciari, polizze assicurative, nonché di quelli più innovativi, come i trust. L’assistenza è offerta sia ai clienti privati che agli operatori istituzionali – banche e società fiduciarie, compagnie di assicurazione, family offices – quali primi interlocutori della clientela privata e solitamente coinvolti attivamente nelle strutture di pianificazione patrimoniale.

4. Gli strumenti del wealth management

Gli strumenti per la gestione finanziaria del patrimonio e la pianificazione sono molteplici.
Vi sono, anzitutto, gli strumenti finanziari, tra cui rientrano le azioni e altri titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili sul mercato dei capitali, le obbligazioni, i titoli di Stato e altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali, le quote di organismi di investimento collettivo, i titoli normalmente negoziati sul mercato monetario e qualsiasi altro titolo normalmente negoziato, che permetta di acquisire gli strumenti menzionati.
Ulteriori istituti cui il wealth manager può ricorrere per la gestione dei patrimoni dei propri clienti sono quelli volti a proteggere le grosse masse patrimoniali familiari e personali e a garantirne il passaggio generazionale.
Tra questi, in maniera particolare, i veicoli societari (sia società di capitali che società di persone, con particolare riferimento alla società semplice), il trust, il patto di famiglia, il vincolo di destinazione, ex art. 2645-ter del codice civile. Soprattutto il trust rappresenta oggi uno strumento che, in alcuni casi, si rivela indispensabile per garantire un’adeguata gestione del patrimonio.
Il trust è un negozio giuridico di affidamento fiduciario, regolato da un diritto diverso da quello italiano, riconoscibile in Italia in forza della Convenzione de L’Aja. Per mezzo di tale negozio, un soggetto, cd. disponente, affida tutti o parte dei propri beni (immobili, quote sociali, azioni, denaro, opere d’arte, ecc.), cd. fondo di dotazione del trust, ad un altro soggetto, cd. trustee, affinché li amministri e li gestisca nei confronti di un terzo soggetto beneficiario o per perseguire uno scopo. Attraverso l’atto costitutivo, sono anche espressamente previste le regole di gestione, che il trustee dovrà necessariamente seguire nella attività di amministrazione.
Il trust può esser utilizzato per molteplici finalità. In particolare, una della più importanti, soprattutto per gli imprenditori, è il passaggio generazionale di un’impresa. Generando una forma di segregazione patrimoniale, il trust consente di prevenire l’aggressione del patrimonio da parte dei creditori in una fase delicata della vita dell’impresa. Similmente, il trust è particolarmente impiegato all’interno di procedure concorsuali per prevenire eventuali aggressioni da parte dei creditori. Inoltre, l’istituto può adempiere anche a finalità di carattere familiare e personale, come la tutela di un disabile o di un minorenne, per garantire l’integrità dell’asse ereditario.
Vi è, poi, il cd. vincolo di destinazione, previsto all’art. 2645 ter c.c., che viene imposto su una massa patrimoniale, costituendo in sostanza un patrimonio separato, similmente al trust, al fine di realizzare interessi meritevoli di tutela. In genere, ha per oggetto beni immobili, azioni, quote. Viene escluso quindi il denaro.
Infine, un cenno può essere fatto alle società semplici; è la forma societaria meno strutturata tra quelle previste dal codice civile e il ricorso a essa potrebbe essere una delle modalità maggiormente idonee ad assicurare la tutela dell’investimento e la gestione del patrimonio.

5. Le prospettive del wealth management

Anche in ragione dei periodi di crisi che la società sta attraversando, si sta assistendo a una costante accelerazione e diffusione del wealth management. La gestione dei patrimoni rappresenta oggi, più che mai, un tema che riveste primaria importanza per imprenditori e famiglie, consapevoli della necessità di affidare gestioni “complesse” a figure professionali altamente specializzate.
Le persone hanno bisogno di maggiore aiuto per risparmiare e investire, mentre i consulenti necessitano a loro volta di nuovi strumenti per servire meglio i loro clienti. In questo processo di evoluzione, il trend più importante del settore del wealth management è l’ascesa del Fintech. Si pensi, ad esempio, ai robo advisors. I robo advisors sono una nuova generazione di consulenti finanziari nata sul web con l’obiettivo di aiutare tutte le persone a gestire i propri risparmi e ottenere un portafoglio d’investimento migliore o alla pari di quello proposto da un consulente tradizionale.
I robo advisors sono dei veri e propri servizi di wealth management online erogati attraverso piattaforme digitali. Utilizzando le informazioni fornite dai clienti, i robo advisors, tramite sofisticati algoritmi, sono in grado di capire il profilo di investitore del cliente, definire gli obiettivi e creare dei piani di investimento con una asset allocation personalizzata.
In poche parole, si tratta di un servizio di consulenza personalizzato, supportato da una gestione automatizzata del portafoglio, fruibile mediante dashboard interattive. Questo fenomeno, che interessa sia operatori storici che start-up Fintech, ad oggi sta vivendo in Italia una forte fase espansiva, anche alla luce dei vantaggi connessi. Il Robo Advisory permette, infatti, di ridurre i costi necessari alla gestione “su misura” di un patrimonio, così da costituire un’opportunità anche per chi non ha un capitale sufficiente per permettersi l’assistenza di un wealth manager tradizionale. L’utilizzo di algoritmi per la creazione e la gestione di portafogli, infatti, rappresenta una soluzione in grado di ridurre i costi di servizio per la Banca.
Ovviamente, la digitalizzazione non è destinata a sostituire la componente professionale del wealth management, ma ad affiancarla e migliorarla. In questo senso, i wealth managers potranno essere in grado, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e di tutte le nuove tecnologie disponibili, di fornire ai propri clienti un servizio ancora più personalizzato nel prossimo futuro.

6. e-IUS: un focus team dedicato al wealth management

Nell’ambito del wealth management, i professionisti di e-IUS studio tributario hanno maturato una considerevole esperienza, nonché conoscenze e competenze diversificate e multidisciplinari. In linea con la complessità della tutela e valorizzazione di patrimoni compositi (di tipo familiare, artistico, imprenditoriale, finanziario), i professionisti di e-IUS affiancano i propri clienti con un’assistenza su misura e commisurata alle esigenze dei clienti, offrendo loro un supporto specialistico completo in materia legale e fiscale.
Sotto il profilo civilistico, e-IUS elabora soluzioni che riescano a perseguire finalità sia conservative che trasmissive nel processo di pianificazione patrimoniale. I clienti vengono supportati su questioni che attengono i diversi istituti utilizzati per la detenzione, gestione e trasmissione dei patrimoni, quali i patti di famiglia, i Trust, le Fondazioni di Famiglia, le intestazioni fiduciarie.
Sotto il profilo fiscale, il focus team di e-IUS si occupa della fiscalità legata agli strumenti del wealth management, al fine della corretta applicazione della disciplina tributaria di riferimento e dell’accesso alle numerose agevolazioni legate agli strumenti medesimi, da conciliare, tuttavia, con la grande eterogeneità del panorama normativo domestico e sovranazionale.
Senza dimenticare, poi, i profili legati agli adempimenti contabili e fiscali della gestione patrimoniale. I professionisti di e-IUS affiancano, difatti, i propri clienti anche sulla gestione contabile, coadiuvandoli nell’adempimento degli oneri compilativi aventi ad oggetto i patrimoni e i capitali, nonché nel monitoraggio fiscale delle attività finanziarie detenute all’estero.

Emanuela Pezone

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