TikTok: il ban lampo negli USA e la regolamentazione digitale

L’argomento che ha tenuto banco tra centinaia di milioni di utenti: il ban (durato in effetti solo poche ore) di TikTok per tutti gli utenti americani.

All’indomani dell’insediamento ufficiale del quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non possiamo non tornare a parlare dell’argomento che in questi giorni ha tenuto banco tra centinaia di milioni di utenti: il ban (durato in effetti solo poche ore) di TikTok per tutti gli utenti americani. L’ordine, firmato nell’aprile del 2024 dall’amministrazione Biden e confermato la scorsa settimana dalla Corte Suprema federale, è stato annullato dal neo-insediato presidente con un ordine esecutivo che ha concesso alla piattaforma una proroga di 75 giorni. Ma cosa sta succedendo davvero? E quali sono le implicazioni globali di questa vicenda?

Indice

1. Il Ban e la proroga: la crisi di TikTok negli USA


La decisione di bloccare TikTok negli Stati Uniti si basava su una legge approvata dal Congresso ad aprile 2024, che mirava a vietare l’uso dell’app per motivi di sicurezza nazionale. Secondo le accuse, il controllo di ByteDance, società cinese proprietaria di TikTok, rappresentava una minaccia per la protezione dei dati dei cittadini americani.
Dopo mesi di dibattiti e ricorsi legali, la Corte Suprema aveva confermato la legittimità della legge, portando alla sospensione dell’app il 19 gennaio 2025. Il blocco, tuttavia, è durato appena 13 ore: un nuovo ordine esecutivo di Trump ha concesso a TikTok una proroga di 75 giorni, durante i quali ByteDance potrà negoziare una soluzione per continuare a operare negli Stati Uniti. Tra le opzioni, si ipotizza la creazione di una joint venture con una partecipazione americana.
Questa mossa, che ha ribaltato la linea del suo predecessore, riflette le contraddizioni interne alla politica statunitense verso le big tech straniere. Mentre alcuni repubblicani sostengono il ban permanente, Trump sembra voler adottare un approccio più pragmatico, dando priorità agli interessi economici e alle pressioni dei 170 milioni di utenti americani della piattaforma.

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2. Le reazioni negli Stati Uniti


La sospensione temporanea di TikTok ha suscitato un’ondata di reazioni tra gli utenti, che hanno organizzato persino “funerali simbolici” per l’app durante le ore in cui non era accessibile. Questo dimostra non solo l’impatto culturale della piattaforma, ma anche il grado di dipendenza degli utenti da strumenti digitali che ormai influenzano profondamente le relazioni sociali, l’intrattenimento e persino la diffusione di notizie.

3. Il Digital Services Act e la prospettiva europea


Mentre negli Stati Uniti si discute del destino di TikTok, in Europa il focus è sulla regolamentazione digitale. La vicepresidente della Commissione Europea, Henna Virkkunen, ha recentemente sottolineato l’importanza del Digital Services Act (DSA), un quadro normativo ambizioso che punta a creare un ambiente online sicuro, equo e responsabile.
Uno degli aspetti centrali è la tutela della democrazia, messa sempre più a rischio dalle interferenze digitali. Un caso emblematico è quello della Romania, dove la Corte costituzionale ha annullato le elezioni presidenziali del dicembre 2024 dopo che documenti declassificati hanno rivelato una campagna di manipolazione su TikTok. Questo evento ha spinto la Commissione Europea ad avviare un procedimento formale contro la piattaforma, per verificare eventuali violazioni delle norme sui dati e sulla trasparenza.

4. La sicurezza dei dati e la tutela dei minori


La regolamentazione di TikTok in Europa non si limita alla sfera politica. Già nel 2023, la Commissione aveva ordinato ai propri dipendenti di rimuovere l’app dai dispositivi aziendali, temendo la trasmissione illecita di dati verso la Cina. Nel gennaio 2025, nuove accuse sono state avanzate contro ByteDance, con organizzazioni come Noyb (l’organizzazione dell’attivista austriaco per la privacy Maximilian Schrems) che hanno denunciato trasferimenti di dati in violazione del GDPR.
In parallelo, l’UE ha avviato indagini sul design dell’app e sui sistemi di protezione dei minori. Aspetti come la verifica dell’età, i limiti di tempo di utilizzo e le impostazioni di default sulla privacy sono al centro di un dibattito che mira a bilanciare innovazione e tutela degli utenti più vulnerabili. Per l’approfondimento, si consiglia il volume Il Cyberbullismo e i reati dell’era digitale, con cui si inquadra il contesto normativo nazionale ed europeo.

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5. Interferenze elettorali


Un tema cruciale che emerge è l’uso dei social media come strumenti di interferenza elettorale. La vicepresidente Virkkunen ha definito la democrazia un valore fondante dell’Unione Europea, sottolineando che ogni tentativo di manipolazione dei processi elettorali richiede una risposta decisa.
L’esperienza della Romania, insieme alle accuse di disinformazione e campagne mirate negli Stati Uniti, dimostra quanto sia urgente una regolamentazione più stringente per le piattaforme digitali. Il DSA, con i suoi obblighi di trasparenza e responsabilità, rappresenta una risposta concreta dell’UE a questa sfida globale.

6. Conclusioni


La vicenda di TikTok ci offre una lente attraverso cui osservare le tensioni tra tecnologia, politica e diritti fondamentali nel momento storico in cui il digitale ha preso possesso in maniera pervasiva di ogni aspetto della nostra vita. Non è solo una questione di geopolitica o di economia digitale, ma anche di etica e di visione del futuro che vogliamo costruire.
Questa storia mette in luce due approcci radicalmente diversi.
Gli Stati Uniti, nonostante l’immagine di un faro per la libertà d’impresa, oscillano tra il protezionismo tecnologico e una regolamentazione frammentata, spesso dettata da priorità politiche più che da una visione di lungo termine. L’Unione Europea, al contrario, sembra incarnare il ruolo del regolatore globale, adottando un approccio più sistematico e sfidando le piattaforme digitali a rispondere a standard rigorosi per la tutela della democrazia, della privacy e della sicurezza.
Ma la vera domanda che emerge è più ampia: siamo pronti, come società, a gestire il potere delle piattaforme digitali? TikTok non è solo un’app per condividere video; è un ecosistema globale, un motore di cultura (o di mancanza di cultura, a seconda di come la si vuole vedere) e un veicolo di influenza. Regolamentarlo significa inevitabilmente affrontare domande difficili su quanto potere vogliamo concedere alle grandi imprese tecnologiche e quanto vogliamo preservare valori come la sovranità, la trasparenza e i diritti individuali.
C’è poi una riflessione personale che trovo inevitabile: queste piattaforme non nascono come strumenti di controllo o manipolazione, ma come spazi di espressione e connessione. Sono le nostre scelte collettive – come utenti, legislatori e cittadini – a determinarne l’uso o l’abuso. Se vogliamo un futuro in cui tecnologia e umanità possano coesistere in armonia, dobbiamo iniziare a chiederci non solo cosa le piattaforme fanno di noi, ma cosa noi permettiamo loro di diventare.
Forse la soluzione non sta né in un ban drastico né in una regolamentazione eccessiva, ma in un dialogo costante e trasparente tra tutti gli attori coinvolti: governi, aziende, e soprattutto noi, gli utenti. Solo così potremo tracciare un percorso che valorizzi il potenziale della tecnologia senza sacrificare i principi che definiscono le nostre società.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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