Stanziate le risorse per progetti volti a conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita familiare

Redazione 04/05/11
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È giunto alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale (la n. 101 del 3 maggio 2011) il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2010, n. 277 con il quale si provvede allo stanziamento delle risorse per i progetti destinati a favorire la conciliazione tra i tempi per lo svolgimento dell’attività lavorativa e quelli da dedicare alla cura della famiglia, secondo quanto previsto dall’art. 9 della L. 53/2000 (Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità). Il provvedimento ripartisce le risorse tra datori di lavoro privati (nozione che include anche le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere, ma non gli altri enti pubblici) e lavoratori autonomi (nonché soggetti equiparati).

Per i datori di lavoro privati e le aziende sanitarie e ospedaliere possono essere finanziati, per un importo massimo di 500.000 euro, progetti che hanno una durata massima di 24 mesi e devono prevedere almeno una delle seguenti tipologie di azioni positive:

a) progetti articolati per consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di usufruire di particolari forme di flessibilità degli orari e dell’organizzazione del lavoro, quali, a titolo esemplificativo, part time reversibile, telelavoro e lavoro a domicilio, banca delle ore, orario flessibile in entrata o in uscita, su turni e su sedi diverse, orario concentrato, con specifico interesse per i progetti che prevedano di applicare, in aggiunta alle misure di flessibilità, sistemi innovativi per la valutazione della prestazione e dei risultati. Si tratta comunque di un’elencazione non tassativa;

b) programmi ed azioni, comprese le attività di formazione e aggiornamento, volti a favorire il reinserimento delle lavoratrici e dei lavoratori dopo un periodo di assenza dal lavoro non inferiore a 60 giorni a titolo di congedo di maternità e paternità o parentale, o per altri motivi legati ad esigenze di conciliazione tra vita professionale e vita familiare;

c) progetti che, anche attraverso l’attivazione di reti tra enti territoriali, aziende e parti sociali, promuovano interventi e servizi innovativi in risposta alle esigenze di conciliazione tra vita professionale e vita familiare delle lavoratrici e dei lavoratori.

Per i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, i titolari di impresa individuale e gli altri soggetti equiparati l’importo massimo finanziabile è di 35.000 euro ed è utilizzabile per progetti volti a consentire, per esigenze legate alla maternità o alla presenza di figli minori o figli disabili, di attivare una sostituzione o una collaborazione.

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