Sorveglianza sanitaria degli ex-esposti all’Amianto

AR redazione 07/01/16
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Gratitudine per l’egregio lavoro svolto in questi anni dal Procuratore Guariniello. Solidarietà nei confronti dei famigliari delle vittime da amianto che vediamo nelle aule dei Tribunali. Torna in questi giorni in tribunale il caso eternit  bis con un processo che vede come unico imputato il magnate StephanSchmidheiny, accusato di omicidio volontario per la morte di 258 persone esposte all’amianto ed è proprio il procuratore Guariniello a dichiararsi ottimista “Il giorno della giustizia arriverà. Ci sono persone che continuano a morire ogni giorno per l’eternit, il colpevole sarà punito.”

Ma le Istituzioni in generale cosa fanno di concreto per i tanti lavoratori ex esposti al rischio amianto?

La sorveglianza sanitaria degli ex-esposti ad amianto è un argomento su cui si dibatte molto tempo. La necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa che comporta esposizione alla polvere proveniente dall’amianto o dai materiali contenenti amianto, si scontra con le difficoltà di fornire indicazioni operative immediatamente applicabili.

Anche se vi è consenso sulla necessità di garantire il controllo degli esposti mediante sorveglianza epidemiologica e/o sanitaria in forma programmata e gratuita a cura dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di lavoro, siamo ancora a livello di progetto sulla “Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti ad amianto, ai sensi dell’art. 295 del D,Lgs n. 81 del 2008”.

Tale progetto finanziato dal Ministero della Salute, e che ha visto la sua conclusione nell’aprile 2015 in sede di conferenza Stato-Regioni, ha comunque raggiunto l’obiettivo di individuare un protocollo standardizzato a livello nazionale, supportato da basi scientifiche, per il soddisfacimento del diritto agli ex esposti all’amianto alla presa in carico ed alla sorveglianza sanitaria da parte delle strutture del SSN.

Nell’auspicare che finalmente tutto ciò si realizzi, ad oggi non esiste a livello nazionale un programma di sorveglianza epidemiologica e soprattutto di sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto,per garantire a tali soggetti una politica preventiva tra cui la gratuità delle prestazioni sanitarie tuttora non ricomprese tra i Livelli Essenziali di Assistenza.

La sorveglianza sanitaria sugli ex-esposti ad asbesto, offrirebbe infattiutili risultati di sanità pubblica, con riduzione del rischio aggiuntivo; etico-sociale (informazione); medico-legale con certificazione della eventuale malattia.

E’, inoltre, indubbio che vi siano anche dei risvolti di giustizia sociale in quanto nel corso di questa attività è possibile identificare delle patologie riconducibili alla pregressa esposizione e avviare quindi dei percorsi per il riconoscimento di patologia professionale. Accanto a questi indubbi vantaggi si deve però considerare che nel soggetto che sarà trovato affetto da patologia neoplastica si procederà senza una vera strategia operativa, per mancanza di conoscenze sicure sulla prevenzione e terapia di tali patologie.Viene per lo più portata avanti una attività notarile di verifica della malattia e di risarcimento, ma non si inciderà in maniera determinante sull’evoluzione naturale della malattia stessa.

In effetti la suddetta strategia di sorveglianza sanitaria manca di una attività di ricerca che possa fare luce sui meccanismi di malattia e permettal’identificazione di sicuri markers precoci.

Al momento la ricerca scientifica su malattie da agenti tossici, con effetti a lungo termine, quali l’asbesto, è attuata o su animali da esperimento o sui pazienti che hanno già sviluppato la patologia da esposizione. I risultati degli studi sugli animali da esperimento sono purtroppo solo parzialmente trasferibili all’uomo. D’altra parte, il paziente già affetto da malattia offre poco in termini di comprensione del fenomeno, infatti essendo la malattia estremamente tardiva rispetto all’esposizione, non sono possibili studi di follow-up a breve termine. In questi casi, come in tutte malattie cronico-degenerative, l’etiologia è connessa a processi fisiopatologici complessi.

Il principale problema di queste patologie è quindi quello della difficoltà di un reperimento sufficiente e continuo di materiale biologico umano per la ricerca. Tale materiale può essere disponibile solo attraverso le biobanche. Negli ultimi anni le conoscenze derivate dal sequenziamento del genoma umano e il rapido avanzamento delle tecnologie bioanalitiche hanno aperto nuovi orizzonti per le ricerche biomediche volte a chiarire l’eziopatogenesi delle malattie e quindi a favorirne la prevenzione oltre che ad individuare nuovi bersagli farmacologici. Questi sviluppi hanno fatto si che la disponibilità di banche biologiche (biobanche) umane sia divenuta fondamentale per la ricerca biomedica avanzata.

Erano di questo tenore le problematiche discusse durante gli incontri con alcuni professori dell’Università di Chieti, tra cui in particolare il Prof. Di Gioacchino del CeSi della stessa Università, che anche a fronte della difficoltà di reperire materiale biologico umano per la ricerca e dell’importanza sempre maggiore di questi nel campo medico-scientifico, avevano sviluppato presso l’Università di Chieti una biobanca dedicata alle patologie derivanti da esposizione a tossici occupazionali, il cui primo progetto è relativo agli ex esposti ad amianto.

Si, agli ex esposti ad amianto della regione Abruzzo. Infatti dalla mappa del Ministero dell’Ambiente che comprende i dati del cosiddetto Piano Nazionale Amianto aggiornato al luglio 2014, emerge che la maggiore concentrazione d’amianto è soprattutto nelle Marche e in Abruzzo e un po’  sututto il versante adriatico.

Nella consapevolezza dell’importanza della prevenzione di gravi malattie e neoplasie polmonari da lavoro, l’Inail Abruzzo si è fatto promotore di questo progetto della biobanca presso l’Università di Chieti relativo agli ex esposti ad amianto.

Abbiamo convenuto che solo attraverso la sorveglianza sanitaria (gratuita) per i lavoratori ex esposti ad amianto si poteva nel contempo far partire il Biorepositorioper la conservazione di campioni biologici da utilizzare allo scopo di ricerca e di medicina preventiva

In questa direzione abbiamo stipulato nel 2012 l’Accordo di Programma tra l’INAIL Abruzzo, la Fondazione Università G. D’Annunzio di Chieti, l’Agenzia Sanitaria regionale e la ASL di Lanciano Vasto Chieti, a cui ha fatto seguito un Accordo di collaborazione bilaterale tra Inail Abruzzo e Fondazione Università G. D’Annunzio di Chieti.

Il progetto ha avuto una fase di avvio complessa per la preparazione dell’Accordo, per l’assemblamento del materiale, per la selezione e l’addestramento e la formazione del personale addetto (un Tecnico di Laboratorio, un Ricercatore ed un esperto di lingue, tutti selezionati attraverso un rigoroso Avviso Pubblico).

Da settembre 2014 i Funzionari Socio Educativi dell’Istituto, in forza presso le Direzioni Territoriali del territorio regionale,hanno avviato l’attività, tramite inviti –  a quei soggetti individuati da “Procedura Amianto” quali esposti al medesimo rischio per più di dieci anni – per le successive visite mediche ed per il reperimento del materiale biologico. Al riguardo, si prevede di estendere la Sorveglianza Sanitaria e la conservazione in biobanca del relativo materiale biologico a 500 soggetti l’anno.

Nel periodo 24 luglio 2014 – marzo 2015 sono stati visitati circa 100 ex esposti ad amianto che hanno effettuato esami di laboratorio, prove di funzionalità respiratoria ed esami radiologici standard in prima istanza e dove necessario è stata effettuata una TC ad alta risoluzione. In tre casi è risultata sospetta una patologia di tipo asbestosi, in un caso (attualmente in valutazione TC) è sospetta una neoplasia, in 20 sono presenti placche pleuriche di varie dimensioni e, l’Inail ha subito preso in carico i casi evidenti.

Da un punto di vista operativo oltre alla visita medica, esecuzione di esami di laboratorio e strumentali (prova di funzionalità respiratorie, RX – eventualmente con TC se indicato) e couseling sul fumo, viene prelevato materiale biologico (sangue, urine, escreato indotto) per la conservazione nella biobanca (come siero, cellule ed acidi nucleici).

La visita ed i prelievi vengono effettuati annualmente. Il biorepositorio (nel suo genere primo in Italia ed in Europa) nel tempo avrà un immenso tesoro di materiale umano da destinare alla ricerca che avrà il suo inizio quando alcuni dei soggetti si ammaleranno di patologia asbesto-correlata. In quel momento, con le tecniche più moderne ed attualiverranno effettuate indagini di espressione genica, sui micro-RNA, di metabolomica e proteomica, e quanto sarà possibile in futuro al momento della malattia. Si avranno due enormi vantaggi nello studio e comprensione dei fenomeni: il primo legato alla possibilità di poter studiare non solo il materiale relativo al momento della malattia ma anche quello inerente agli anni precedenti; il secondo legato alla possibilità di confrontare i risultati degli esami con quelli di soggetti con identica esposizione ma senza lo sviluppo di patologia.

In pratica, si potranno studiare con metodologie up-to-date campioni di anni precedenti l’inizio della malattia per verificare nel tempo l’insorgenza di eventi biologici che differenziano gli esposti che sviluppano tumori, da quelli che risultano resistenti.

Si potrà quindi stabilire la specificità di modifiche biologiche, quali biomarker precoci di malattia o addirittura l’identificazione e la comprensione dei momenti patogenetici precoci, ancora reversibili con terapia.

Nell’auspicare che a livello nazionale venga avviato un programma di sorveglianza epidemiologica e soprattutto di sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto, per garantire a questi lavoratori almeno la gratuità delle prestazioni sanitarie,rammento che la sorveglianza sanitaria sugli ex-esposti ad asbesto, offrirebbe utili risultati di sanità pubblica e di etica-sociale.

 

 

Nicola Negri

Direttore Regionale Inail Abruzzo

AR redazione

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