Soggettività ed oggettività del potere nel possibile controllo

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Deutsch definisce il potere in termini sostanzialmente probabilistici, quale differenza fra il volere e l’effettivo potere di modifica e guida del sistema (potere netto), questi si fonda sia sulla coercizione che sul prestigio quindi, come nel sistema economico, il sistema politico dipende in larga misura dalla rete delle aspettative coordinate in cui le consuetudini create dalla leadership prevalgono sul semplice uso della forza, d’altronde già Weber formulava la teoria della razionalità, distinguendo tra “razionalità rispetto allo scopo” e “razionalità oggettivamente corretta”, come principio su cui fondare l’agire nella società moderna.

La razionalità rispetto allo scopo risulta essere il massimo grado di razionalità che permette per la sua coerenza la maggior comprensibilità, tanto che maggiore è la coerenza dell’agire maggiore ne risulta la comprensione, se poi le due forme di razionalità vengono a convergere, ossia la scelta appropriata dei mezzi e delle risorse nonché l’oggettività dei fini, anche comportamenti apparentemente irrazionali possono essere compresi, vi è pertanto la difficoltà di definire la razionalità che possiamo intendere quale impiego dei mezzi in proporzione del valore concepito e assegnato ai fini, pertanto la razionalità oggettivamente corretta è un agire razionale rispetto al valore, questa razionalità viene quindi ad investire tutte le espressioni sociali alla base dell’economia moderna, da quella statuale, a quella amministrativo-legale.

Nella ricerca della razionalità ne consegue la rilevante importanza dell’informazione che precede e modula il coordinamento dell’agire, secondo schemi predeterminati, si tratta di quello che Deutsch definisce un “processo di pilotaggio” nel quale acquista particolare rilevanza il flusso di informazioni relativo agli obiettivi voluti, quelli effettivamente raggiunti e le posizioni delle singole azioni in atto, questo può avvenire solo mediante una continua azione di retroazione o feedback che permetta di effettuare previsioni affidabili, seppure a breve, per correggere gli input.

Uno dei componenti fondamentali è la memoria del sistema che viene a persistere attraverso appositi strumenti, quali regole e organizzazioni, l’equilibrio tra due flussi retroattivi di informazioni, di cui uno sul comportamento attuale e l’altro del passato, crea l’efficienza del sistema, data l’importanza dell’informazione i problemi sul flusso comunicativo determina la decadenza sia del sistema politico che di qualsiasi altro sistema di potere, circostanza che può avvenire per perdita della capacità di recezione, di coordinamento e guida, nonché  per il venire meno della profondità della memoria.

Relativamente al potere politico Luhman osserva che una delle sue funzioni è la “riduzione della complessità” sociale con la produzione di decisioni collettive, questo però rientra in una modalità peculiare della razionalità politica che è quella di occupare le cariche pubbliche mediante la vittoria elettorale, si che tutto viene letto in funzione di tale scopo, al contrario la razionalità amministrativa è di tipo decisionale in funzione di un risultato gestionale che mantenga un rapporto accettabile tra risultati richiesti e obiettivi raggiunti.

Se una delle funzioni principali è la riduzione della complessità sociale il sistema politico per non avvitarsi non può essere più complesso dell’ambiente sociale di riferimento, dovendo essere in grado di selezionare le risposte e non di ulteriormente complicare il sistema.

Il potere è tuttavia, come riconosce lo stesso Luhman, un mezzo di comunicazione sociale con cui si creano codici simbolici generalizzanti che presiedono al trasferimento delle prestazioni selezionate, in altri termini le interazioni politiche selezionano e creano valori in un determinato ambito territoriale, deprimendo i valori espressi da gruppi politicamente minoritari ed assegnando l’accesso a beni e valori a gruppi di persone piuttosto che ad altri, questo tuttavia crea interdipendenza tra i vari componenti valoriali del sistema (Easton).

La politica è anche un sistema rapido di ascesa sociale e di arricchimento, questo può portare a sistemi latenti che Merton definisce di “bossismo”, con ampia corruzione, estorsione e ricatti, si crea l’alterazione delle regole del gioco, circostanza che può sempre realizzarsi in presenza di una mancanza di attenzione da parte dei vari gruppi sociali, visto l’interesse all’occupazione del potere, in questo rientra il possibile rapporto distorto del potere politico con il controllo amministrativo-gestionale.

Friedrich considera il potere sia come un possesso che come un rapporto da cui ne deriva per Dahl  il suo carattere relazionale, questi può quindi essere più o meno disperso in una comunità di élite, ma quello che è certo è il fatto di essere ancorato al controllo delle risorse economiche e all’occupazione dei vertici istituzionali e organizzativi, nel quale si crea un rapporto di scambio diseguale, all’interno delle élite Mills ha individuato ulteriori élite più ristrette, i cui membri a rotazione occupano disinvoltamente le posizioni di comando nelle diverse organizzazioni che siano politiche, finanziarie o amministrative.

Altra distinzione, che si affianca al comportamento razionale rispetto allo scopo e al comportamento razionale rispetto al valore, è quella tra razionalità formale, ossia grado di calcolabilità, e razionalità materiale, presenza di esigenze di vario genere da soddisfare, nel primo caso il massimo grado di calcolabilità formale risiede economicamente in una forma monetaria, mentre nel secondo caso si indica lo scopo materiale o il valore verso cui è diretto l’agire economico, Weber vede la peculiarità del sistema Occidentale nell’esistenza di un mercato entro cui effettuare le transazioni economiche e speculative mediante imprese continuative di produzione di beni e servizi basate sulla calcolabilità del capitale e degli utili, in questo contando sul potere razionale sia delle istituzioni politiche che di quella legale, che diventa pertanto calcolabile in quanto prevedibile secondo precise regole e procedure, una calcolabilità che deve essere essenza del moderno Stato amministrativo al fine di un controllo razionale della realtà.

In questo il sistema dei controlli nel pubblico può avere diversi approcci da quello macroeconomico, nel quale prevale l’interesse sull’andamento dei flussi economici in termini aggregati, all’approccio socio-politico, nel quale al contrario vi è un’analisi esclusiva sui bisogni espressi dalla cittadinanza di riferimento, da quello giuridico,  in cui ci si concentra sulla correttezza procedurale sia giuridica che contabile a discapito dell’aspetto finanziario e dei risultati conseguiti, fino all’approccio economico-aziendale, dove l’apparato pubblico viene scorporato nelle singole amministrazioni le quali sono viste sotto l’aspetto della gestione economica come un continuo confronto tra obiettivi e risultati.

La complementarietà tra i vari approcci è nella visione unitaria e indistinta dei primi tre, quale sistema unitario, rispetto all’ultima in cui si individuano realtà autonome che nell’insieme costituiscono l’amministrazione pubblica (Borgonovi), circostanza che impone un uso calibrato e prudente di tutti e quattro i sistemi.

L’amministrazione nella sua storia ha sviluppato un sistema di controllo detto burocratico in cui i cardini logici fondamentali sono:

  • La separazione tra sfera politica e amministrativa;
  • L’autonomia e la neutralità dell’apparato amministrativo.

Il sistema è diretto al controllo procedurale dell’apparato secondo le direttive normativamente imposte dalla politica, questo indipendentemente dal raggiungimento dei risultati rispetto alla domanda sociale accolta dalla politica stessa, i risultati tendono alla frammentazione per singoli atti degli interventi, nonché ad interpretare la normativa in termini di potere di veto e di garanzia dalle responsabilità, d’altronde il controllo manageriale soffre di problemi applicativi, nonostante i sempre più potenti mezzi informatici per l’elaborazione delle informazioni (Borgonovi).

La conflittualità competitiva della vita economica, le libertà di mercato, i poteri di acquisto propri dell’agire economico, si tramutano in significati politici definendo la società e lo Stato, il profitto acquista un valore in sé, diventa soddisfacimento edonistico, manifestazione di potere nell’accrescersi continuo delle possibilità burocratiche, vi è un orientamento continuo all’agire dove la ricercata prevedibilità dell’apparato amministrativo e della astrattezza giuridica acquista il senso di una “probabilità”, di una percentuale di certezza all’agire, l’apparente irrazionalità acquista un forte senso di razionalità nella definizione dell’utile che dà il valore allo scopo, ma non è né la politica, né l’amministrazione che dà un senso unitario, bensì l’affermarsi di una leadership che Weber definisce come carismatica.

La raccolta dei dati nonché la loro elaborazione per l’estrapolazione delle informazioni crea problemi all’élite politica ed amministrativa, in quanto se da una parte permette di seguire il sistema ed intervenire tempestivamente, almeno nel breve periodo, sull’emergere dei punti critici, dall’altro può evidenziare fallimenti o distorsioni gestionali rientranti come conseguenze implicite e accettabili per obiettivi inespressi ma voluti quali collaterali rispetto a quelli ufficiali, né può negarsi la frammentazione gestionale che l’esplodere non razionale della tecnologia crea, la stanchezza che in essa si vive di un preteso controllo assoluto che nella gabbia materiale rispecchia una riduzione progressiva della psiche, la conflittualità permanente con cui il risentimento pervade le strutture.

Emerge la necessità per l’élite interessata di controllare i flussi informativi, non solo verso l’esterno, ossia il potenziale elettorato, ma anche all’interno dell’apparato stesso verso il gruppo ristretto di comando.

Si crea quella che Williamson definisce “informazione nascosta” che si ricollega alla “azione nascosta” in una asimmetria informativa che da amministrativa diventa politica ed economica, si possono così distinguere organizzazioni formali e stabilizzate accanto ad organizzazioni apparentemente formalizzate normativamente, ma in sostanza informali, vi sono comunque intorno all’essere umano quelle che Geiger definisce come “gabbie d’acciaio”, strutture che in cambio di certezze e servizi vincolano l’essere stesso.

Selzuick  suggerisce di distinguere fra semplici organizzazioni intese come insieme di attività coscientemente coordinate e organizzazioni istituzionali quali organismi reattivi e adattivi fornite di propri valori e identità distintive, ora non sempre una organizzazione è fornita di una capacità istituzionale come è altrettanto vero che non tutta una organizzazione può avere una propria stabile identità, nascono strutture interne che pur intervenendo nel sistema possono venire deviate dalle proprie finalità con “missioni” non integrate ma esternamente controllate.

Partendo da queste premesse l’indipendenza di qualsiasi valutatore non può fare a meno dall’evitare l’inquinamento derivante dall’affidamento di incarichi incrociati, né dal vissuto personale delle relazioni intrattenute tanto nel passato che nel presente ed oggettivamente incompatibili, infatti ogni protezione giuridica e automatismo è inutile se inficiato da tali premesse, né può sottacersi la difficoltà di valutazione per lo sfaldarsi della compattezza organizzativa su più aree e livelli, che rendono il sistema calcolabile in termini di aree ma al contempo non collaborativo all’interno, deprivato di una propria identità omogenea, nella confusione di valori e di scopi.

 

Bibliografia

  • K. W. Deutch, I nervi del potere, Etas Kompass 1972;
  • D. Eaton, L’analisi sistematica della politica, Ed. Marietti 1984;
  • R. A. Dahl, Governo del leader e regime dei partiti, Il Mulino 1992;
  • N. Luhmann, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, Il Mulino 1990;
  • E. Borgonovi, Principi e sistemi aziendali per le amministrazioni pubbliche, Egea 2005;
  • C. J. Friedrich, Governo costituzionale e democrazia, Neri Pozza 1963;
  • R. K. Merton, Teoria e struttura sociale, Il Mulino 1959;
  • W. C. Mills, L’élite del potere, Feltrinelli 1959;
  • P. Selznick, La Leadership nelle organizzazioni, Angeli ed. 1976;
  • O. E. Williamson, Organizzazione e mercato, Il Mulino 1985;
  • P. Rossi, La teoria della razionalità, 115-142, in Max Weber. Una idea di Occidente di P. Rossi, Donzelli ed. 2007.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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