Riconoscimento dei figli in una coppia non sposata

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SOMMARIO :

  1. Introduzione
  2. In che cosa consiste il riconoscimento di un figlio?
  3. Che cosa comporta il riconoscimento di un figlio?
  4. Un figlio può essere riconosciuto prima della nascita?
  5. Si può contestare il riconoscimento di un figlio?

Introduzione

In una coppia di conviventi la ragazza aspetta una bambina e tra un mese dovrà partorire.

Il ragazzo non vede l’ora di diventare papà, nonostante un suo amico avvocato gli abbia detto che dopo la nascita dovrà dichiarare di essere il padre della piccolina.

Quando una coppia non è sposata è necessario attestare di persona di essere i genitori del bambino che nasce.

In questo modo il rapporto di filiazione ha una valenza giuridica e si produrranno gli effetti che la legge prevede come, ad esempio, il diritto di assumere il cognome paterno oppure di essere mantenuto, educato e istruito.

In questa sede scriveremo sull’argomento.

In che cosa consiste il riconoscimento di un figlio?

Prima di scrivere quali siano gli effetti, cerchiamo di vedere che cosa s’intende per riconoscimento del figlio.

La riforma della filiazione (L.10/12/2012 n.219/2020) ha stabilito che i figli sono uguali, indipendentemente dal fatto che siano nati da genitori sposati o conviventi.

Di conseguenza, oggi non ha senso parlare di figli legittimi o naturali.

Nonostante questo, esclusivamente per i bambini nati da coppie coniugate, vige la presunzione di paternità.

Questo significa che il marito si considera il padre del figlio concepito nel matrimonio.

In questo caso, è sufficiente che la madre o il padre presentino l’attestazione di nascita presso la struttura dove è avvenuto il parto.

I genitori che non sono sposati, per fare in modo che la filiazione abbia effetto, devono riconoscere il bambino come proprio.

In che modo si riconosce un figlio?

Il papà e la mamma possono riconoscere il figlio in qualsiasi momento, in modo congiunto o disgiunto, a condizione che entrambi abbiano compiuto almeno 14 anni, non siano interdetti, non siano costretti con violenza.

Il riconoscimento del figlio, come atto volontario, personale ed irrevocabile, può avvenire nell’atto di nascita, in una dichiarazione davanti all’ufficiale dello Stato civile, in presenza del notaio, in un testamento.

Se uno dei genitori si oppone al riconoscimento, l’altro si può rivolgere al giudice tutelare per ottenere l’autorizzazione.

Esempio

Tizio e Caia sono fidanzati.

Quando viene a sapere dello stato di gravidanza della compagna, Tizio decide di lasciarla e di non prendersi nessuna responsabilità.

Dopo qualche anno, però, l’uomo ci ripensa e vuole riconoscere il figlio, ma Caia si oppone.

Nell’esempio riportato, Tizio deve ottenere il consenso di Caia per riconoscere il figlio.

Se lei dovesse rifiutare, dovrà presentare una domanda al giudice tutelare, che dovrà assumere le informazioni necessarie per potere valutare se il riconoscimento corrisponda all’interesse del figlio, che potrebbe anche essere ascoltato purché abbia compiuto dodici anni oppure abbia capacità di discernimento se di età inferiore.

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Che cosa comporta il riconoscimento di un figlio?

Attraverso il riconoscimento si producono gli effetti che seguono:

Il figlio assume il cognome del padre, se sia stato riconosciuto contemporaneamente da entrambi i genitori.

Se è stato riconosciuto da un genitore, assumerà il cognome di chi lo ha riconosciuto per primo.

Il bambino prenderà il cognome materno se la mamma lo ha riconosciuto per primo, ma potrà poi aggiungere, anteporre o sostituire quello paterno (in caso di riconoscimento del padre).

Se nessuno dei due lo riconosce, spetterà all’ufficiale di Stato civile attribuire un cognome al minore.

La responsabilità genitoriale, vale a dire, il complesso di poteri da esercitare nell’interesse del figlio, spetta alla madre e al padre.

Il figlio ha il diritto di essere mantenuto, educato e istruito dai genitori che lo hanno riconosciuto e di avere un rapporto con i rispettivi parenti.

Un figlio può essere riconosciuto prima della nascita?

Un genitore può riconoscere un figlio in qualsiasi momento, anche prima della nascita.

In questo caso, in modo tecnico si parla di riconoscimento del nascituro perché avviene dopo il concepimento e prima del parto.

Al fine di procedere in una simile direzione, è sufficiente che la madre, per conto suo oppure insieme al presunto padre, si rechi all’ufficio Anagrafe del Comune di residenza con un documento di riconoscimento e il certificato medico dal quale risultano lo stato di gravidanza, le settimane di gestazione e la data presunta del parto.

Questo adempimento autorizza il papà a registrare la nascita del neonato in completa autonomia anche per conto della mamma.

Si può contestare il riconoscimento di un figlio?

Il riconoscimento del figlio può essere impugnato:

Per difetto di veridicità, quando il bambino è stato concepito da una persona diversa da quella che ha effettuato il riconoscimento.

Ad esempio, Tizio che ha riconosciuto la figlia come propria, ma in realtà il vero padre è Caio.

Quando chi lo effettua è stato dichiarato interdetto per infermità di mente, perché si è privi della capacità di valutare le conseguenze del riconoscimento.

Quando è avvenuto con violenza, ad esempio, Tizio viene costretto al riconoscimento dal fratello dell’ex compagna.

I soggetti legittimati all’impugnazione del riconoscimento sono:

  • L’autore, entro un anno dall’annotazione sull’atto di nascita oppure da quando ha scoperto di essere impotente.
  • La madre, entro un anno dalla conoscenza dell’impotenza del presunto padre.
  • Il figlio senza limiti di tempo.
  • Chiunque altro abbia interesse entro cinque anni dall’annotazione del riconoscimento sull’atto di nascita.

Il giudice negherebbe l’autorizzazione se dovessero sussistere circostanze gravi, come ad esempio questioni di alcolismo, violenza o tossicodipendenza dell’istante.

Se il figlio ha compiuto 16 anni, è necessario anche il suo assenso.

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