Anna Costagliola
La riforma delle circoscrizioni giudiziarie risponde a una necessità da tempo sostenuta dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), la quale ha osservato come le rigidità contenute nella legge delega (in particolare, il necessario collegamento fra Tribunale e città sede di capoluogo di Provincia e il numero minimo di tre Tribunali per ciascuna Corte di appello) hanno impedito interventi più incisivi e razionali. E’ però motivo di soddisfazione per l’Associazione medesima constatare come il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri faccia proprie alcune esigenze sostenute con forza dalla stessa, ovvero:
a) la necessità di conservare il rapporto diretto fra Procure e Tribunali, rapporto effettivamente salvaguardato ad eccezione del solo caso di Napoli Nord, situazione che l’Associazione si riserva di approfondire;
b) l’opportunità di tenere conto di alcune realtà locali, caratterizzate da situazioni di particolare criminalità.
Nella consapevolezza che la riforma non sarà indolore e graverà anzitutto sui magistrati, sul personale ausiliario e sul Foro degli Uffici soppressi, con disagi rilevanti anche di natura personale, l’ANM auspica che sarà cura del Ministero della giustizia e degli enti locali fornire le risorse necessarie e dei Dirigenti degli Uffici «accorpanti» adottare gli schemi organizzativi che consentano, al tempo stesso, di alleviare tali disagi e di conseguire i migliori obiettivi di efficienza. Risorse adeguate e buona organizzazione, insieme con l’individuazione di opportune soluzioni logistiche, sono indispensabili per ottenere la migliore riuscita della riforma e per evitare il protrarsi di un faticoso periodo transitorio.
Peraltro, nell’esprimere, in via generale, parere favorevole al piano approvato dal Governo, l’Anm non esclude la possibilità di suggerire correttivi e miglioramenti; a tale scopo le Giunte sezionali interessate dalla riforma sono già state invitate a collaborare con la Giunta nazionale nella valutazione degli effetti di soppressioni e accorpamenti, allo scopo di formulare, se del caso, le conseguenti proposte correttive. Tali eventuali proposte, peraltro, andranno fondate su dati oggettivi e su esigenze che tengano conto dell’interesse generale, onde evitare di dare spazio a istanze corporative e a resistenze di carattere esclusivamente locale, dirette a paralizzare la riforma.
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