Riciclaggio: basta impedire l’accertamento della provenienza?

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Integra il reato di riciclaggio il compimento delle sole operazioni volte a impedire in modo definitivo l’accertamento della provenienza del denaro, dei beni o delle altre utilità? Per approfondire sul tema del riciclaggio consigliamo il volume Antiriciclaggio e professionisti

Corte di Cassazione -sez. II pen.- sentenza n. 10927 del 5-03-2024

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Indice

1. La questione: impedire l’accertamento è riciclaggio?


Il Tribunale di Milano, rigettando la richiesta di riesame, confermava un’ordinanza con la quale il G.i.p. del Tribunale della medesima città aveva disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari, poi sostituita con quella dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di una persona indagata per il reato di riciclaggio.
Ciò posto, avverso questo provvedimento il difensore proponeva ricorso per Cassazione e, tra i motivi ivi addotti, costui deduceva violazione di legge e vizio motivazionale in ordine alla ritenuta gravità indiziaria e in relazione alla mancata riqualificazione giuridica del fatto nella ipotesi del favoreggiamento reale. Per approfondire sul tema del riciclaggio consigliamo il volume Antiriciclaggio e professionisti

FORMATO CARTACEO

Antiriciclaggio e professionisti

La normativa antiriciclaggio è stata recentemente modificata dalla V Direttiva europea (Direttiva UE 2018/843), recepita in Italia dal D.Lgs. 4 ottobre 2019, n. 125.Il legislatore nazionale è intervenuto anche con il Decreto fiscale 2020 a fissare nuovi limiti al contante, con aggiornamento delle sanzioni in caso di violazione delle soglie.In questa edizione, l’Autore presenta le novità più rilevanti in materia, indirizzate ai professionisti, in modo schematico e operativo.Sono presenti altresì modelli di estratti di verbali di contestazione elevati contro alcuni professionisti, per violazioni degli obblighi di adeguata verifica, conservazione e segnalazione di operazioni sospette, con relative ipotesi di risposta e difesa.Il testo è corredato da utili rimandi alle Regole tecniche emanate dagli Ordini professionali nel corso del 2019 (e in vigore dal 1° gennaio 2020 per i commercialisti), nonché agli orientamenti della Guardia di Finanza.Ranieri RazzanteProfessore e Avvocato, Dottore Commercialista e Revisore dei Conti, insegna “Legislazione antiriciclaggio” e “Sociologia e Politica dei Mercati illegali” nell’Università di Bologna. È consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e Presidente dell’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio (www.airant.it). Direttore del Centro di Ricerca su Sicurezza e Terrorismo di Roma (www.crstitaly.org). Ha fondato e presiede la società Ius Consulting srl in Roma (www.iusconsulting.it). È autore di numerosi volumi, articoli e saggi in materia di diritto dei mercati e degli intermediari finanziari, legislazione antiriciclaggio e antimafia (ranierirazzante.it).

Ranieri Razzante | Maggioli Editore 2020

2. La soluzione adottata dalla Cassazione


La Suprema Corte riteneva la doglianza summenzionata infondata.
In particolare, gli Ermellini reputavano come l’ipotesi delittuosa su indicata fosse stata correttamente ravvisata a carico del ricorrente, in conformità a quell’orientamento nomofilattico secondo il quale integra il reato di riciclaggio il compimento di operazioni volte non solo a impedire in modo definitivo, ma anche a rendere difficile l’accertamento della provenienza del denaro, dei beni o delle altre utilità, in quanto l’obiettivo illecito ben può essere realizzato anche attraverso condotte che non escludono affatto l’accertamento o l’astratta individuabilità dell’origine delittuosa del bene, dal momento che queste ultime evenienze non costituiscono l’evento del reato (cfr., ex plurimis, Sez. 2, n. 23774 del 13/07/2020; Sez. 5, n. 21925 del 17/04/2018; Sez. 2, n. 26208 del 09/03/2015; Sez. 2, n. 1422 del 14/12/2012; Sez. 2, n. 3397 del 16/11/2012).

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3. Conclusioni


Con la decisione in esame, la Cassazione fornisce una risposta negativa al quesito indicato nel titolo di questo articolo, affermando, sulla scorta di un consolidato indirizzo interpretativo, che il reato di riciclaggio si configura non solo quando si tenta di impedire definitivamente l’accertamento dell’origine del denaro o di altri beni, ma anche quando si compiono azioni volte a rendere difficile tale accertamento, e questo perché l’obiettivo illecito del riciclaggio può essere raggiunto anche tramite azioni che non escludono del tutto la possibilità di individuare l’origine criminale del bene, così come le azioni, che non rendono impossibile l’accertamento dell’origine del denaro, non costituiscono l’evento del reato di riciclaggio.
E’ dunque sconsigliabile, perlomeno alla stregua di tale approdo ermeneutico, sostenere l’insussistenza di questo illecito penale solo perché non risulta che il suo autore non abbia tentato di impedire definitivamente l’accertamento dell’origine del denaro o di altri beni, laddove siano compiute delle azioni con l’intento di rendere difficile tale accertamento.
Ad ogni modo, il giudizio in ordine a quanto statuito in codesta sentenza, poiché contribuisce a fare chiarezza su siffatta tematica giuridica sotto il versante giurisprudenziale, non può che essere positivo.

Avv. Di Tullio D’Elisiis Antonio

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