Pensione anticipata, l’Ape volontaria a fine settembre

Redazione 04/09/17
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L’Ape volontaria dovrebbe entrare finalmente in vigore entro la fine di settembre. Sono queste le ultime notizie che filtrano dal Governo, dopo che durante l’estate si era parlato insistentemente dell’inizio del mese. Salvo ulteriori intoppi, ovviamente, dato che l’anticipo pensionistico voluto da Renzi avrebbe dovuto essere la grande novità per i lavoratori del 2017 e si è invece rivelato pieno di problemi. E restano ancora diversi dubbi sull’innalzamento dell’età pensionabile e il mutamento dei tassi di interesse.

Vediamo allora che cosa bisogna aspettarsi dall’Ape volontaria e per quali lavoratori può essere davvero conveniente l’anticipo pensionistico.

 

Ape volontaria entro la fine del mese?

La data definitiva di lancio dell’anticipo pensionistico volontario, dunque, dovrebbe essere la fine di settembre. Quindi cinque mesi di ritardo rispetto a quanto annunciato dalla Legge di Stabilità, che ne fissava la partenza al 1° maggio. Un ritardo addirittura molto più lungo rispetto a quello dell’Ape social, arrivata a giugno. Stavolta, però, dovremmo esserci davvero: d’altronde, il decreto attuativo è già stato approvato dal Consiglio di Stato sin dal 21 luglio.

Nel frattempo, il testo è stato modificato per raccogliere alcune delle osservazioni di Palazzo Spada, inclusa l’importante misura che determina la retroattività dell’Ape volontaria: come per l’Ape social, in altre parole, gli aventi diritto potranno beneficiare anche delle rate arretrate a partire dal 1° maggio 2017.

 

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Come funziona l’Ape volontaria?

Ricordiamo che l’Ape volontaria è una misura che permette a tutti i lavoratori di andare in pensione fino a 3 anni e 7 mesi prima del tempo (e dunque fin dall’età di 63 anni) richiedendo un prestito alle banche. Gli istituti di credito anticipano al lavoratore, in sostanza, l’importo pensionistico che manca al raggiungimento della pensione di vecchiaia. La somma anticipata dovrà poi essere restituita a rate nell’arco di 20 anni, sotto la forma di trattenute mensili sull’assegno pensionistico.

L’Ape volontaria dunque non è gratuita, a differenza dell’Ape social, né è riservata a specifiche categorie di lavoratori “svantaggiati”. A ben vedere, però, una limitazione c’è: per poter usufruire dell’anticipo, bisognerà necessariamente aver maturato una pensione non inferiore a 1,4 volte il minimo Inps.

L’Ape e l’innalzamento dell’età pensionabile

Quello che preoccupa molti lavoratori, e che i sindacati stanno dibattendo con il Governo, è il prossimo innalzamento dell’età pensionabile. Nel 2018 l’età per la pensione per tutte le categorie di lavoratori passerà a 66 anni e 7 mesi; nel 2019, però, è previsto uno scatto a 67 anni, e negli anni successivi la soglia dovrebbe aumentare ancora in relazione al cambiamento dell’aspettativa di vita.

Questo potrebbe comportare problemi per l’Ape. La prima fase “di sperimentazione” della misura scadrà nel 2018, ma nel 2019 –come visto– i lavoratori andranno in pensione 5 mesi più tardi. Se quindi l’Ape volontaria, come auspicabile, ripartirà dopo il periodo di prova i lavoratori potrebbero trovarsi costretti a richiederla con un minimo di 63 anni e 5 mesi di età.

Chiedere l’Ape prima conviene di più

Il secondo problema è di più difficile soluzione: il tasso di interesse dell’anticipo Ape è già più alto rispetto a quello previsto per maggio, e con ogni probabilità continuerà ad alzarsi. Col risultato paradossale che chi potrà chiedere l’Ape volontaria prima pagherà meno.

Il tasso di interesse per i contratti con banche e assicurazioni necessari per l’Ape era stato calcolato dal Governo al 2,5% per maggio. Questa condizione non sarà rispettata, e probabilmente diventerà sempre più svantaggiosa nei prossimi mesi. Vero è che si tratta di un tasso fisso, e che quindi non cambierà nel corso dei 20 anni previsti per la restituzione: ma bisogna anche considerare il fatto che l’anno prossimo l’Ape potrebbe convenire molto meno di quanto conviene oggi.

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