Pensione anticipata: arriva l’Opzione donna con il cumulo gratuito?

Redazione 20/01/17
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La pensione anticipata a 57 anni tramite Opzione donna potrebbe essere estesa nei prossimi giorni a chi ha versato contributi in casse previdenziali diverse. Questa una delle novità più importanti che ci si aspetta dal decreto Milleproroghe 2017, che in questi giorni è all’esame della Commissione del Senato. Se confermato, l’estensione del cumulo gratuito all’Opzione donna porterebbe all’inclusione nella pensione anticipata di gran parte delle lavoratrici rimaste escluse dalla Legge di Stabilità 2017.

Vediamo allora in che modo le lavoratrici potranno andare in pensione anticipata nel 2017.

 

Come funziona l’Opzione donna?

L’Opzione donna è una misura, introdotta dalla Legge n. 243/2004, che consente alle lavoratrici, sia dipendenti sia autonome, di andare in pensione anticipata rispettivamente a 57 e 58 anni se possiedono almeno 35 anni di contributi.

L’adeguamento alla speranza di vita ha fatto progressivamente salire l’età pensionabile tramite opzione donna a 57 anni e 7 mesi per le dipendenti e a 58 anni e 7 mesi per le autonome.

 

Chi può godere dell’Opzione donna oggi?

La recente Legge di Stabilità 2017 ha già esteso la data entro la quale si devono maturare i requisiti di età e di contributi richiesti dal 31 dicembre 2015 al 31 luglio 2016.

Oggi, quindi, il beneficio include le donne nate fino al 31 dicembre del 1957 (se dipendenti) o al 31 dicembre del 1958 (se autonome). Restano invece escluse, come accennato, le lavoratrici che hanno maturato i 35 anni di contributi presso gestioni diverse.

Resta inoltre fermo il fatto che, una volta maturati i requisiti, le lavoratrici dovranno attendere un ulteriore periodo, detto finestra, pari a 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.

 

L’estensione del cumulo gratuito

Le lavoratrici che vogliono andare in pensione anticipata ma hanno maturato contributi presso diverse gestioni possono quindi utilizzare solo la ricongiunzione, che però spesso non conviene perché ha costi molto altri. Inoltre, la ricongiunzione non può essere utilizzata per i contributi maturati presso la Gestione separata dell’Inps: rimarrebbero fuori, in altre parole, gli anni di lavoro come libera professionista, co.co.co e con i voucher.

Se il nuovo decreto dovesse confermare l’estensione del cumulo gratuito all’Opzione donna, la situazione cambierebbe radicalmente. La misura consentirebbe infatti di riunire gratuitamente tutti i contributi, anche quelli maturati preso la Gestione separata. E di arrivare quindi molto più facilmente ai 35 anni richiesti dall’Opzione.

 

Gli svantaggi dell’Opzione donna

La misura, però, presenta anche degli svantaggi per le lavoratrici.

Chi decide di avvalersi dell’Opzione donna si vede infatti calcolare l’importo della pensione interamente con le regole del sistema contributivo. Questo porterà a una decurtazione dell’assegno piuttosto rilevante: le stime ufficiali parlano di tagli fino al 27%. Non è chiaro se questo requisito si estenderà anche a tutti gli anni di contributi maturati nelle varie gestioni separate e poi riuniti.

Non solo: il cumulo gratuito dei contributi prevede che i nuovi requisiti per accedere alla pensione debbano essere i più elevati tra tutti quelli previsti dalle varie gestioni. In altre parole, se la cassa per i dipendenti prevede la pensione a 66 anni e 7 mesi e le altre gestioni permettono il pensionamento a un’età meno avanzata, con il cumulo il lavoratore sarà tenuto ad andare in pensione a 66 anni.

Tutti nodi che il governo dovrà sciogliere se vorrà approvare l’estensione dell’Opzione donna anche alle lavoratrici che hanno maturato contributi presso casse diverse.

Redazione

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