Il Parlamento Europeo ha approvato la nuova direttiva U.E. in relazione all’utilizzo online di contenuti coperti dal diritto d’autore

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Pochi giorni fa, precisamente il 12 Settembre, il Parlamento Europeo ha approvato la nuova direttiva europea sul diritto d’autore. È opportuno specificare che la direttiva non ha terminato il suo iter, infatti, in seguito all’approvazione del Parlamento Europeo si avvierà il dialogo tra i vari organi dell’Unione che, dovrebbe, portare all’emanazione definitiva del testo. La proposta, come i più ricorderanno, era stata già discussa nelle aule parlamentari nel mese di luglio dove era stata bocciata. Il testo, successivamente, è stato ampiamente emendato ed è stato ripresentato al Parlamento U.E. che, come sopra esposto, ha proceduto con l’approvazione. La nuova proposta di direttiva è stata accompagnata da un intenso dibatitto e molti personaggi noti, politici e non, si sono schierati contro la normativa ritenendo che vi fosse il rischio di una censura del web. Tuttavia, ad avviso dello scrivente, questa interpretazione è del tutto fuorviante ed errata. Per approfondire il tema delle sfide sul diritto d’autore consigliamo il volume: “Il nuovo diritto d’autore -La tutela della proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale”

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I detrattori più accaniti della Direttiva (tra cui il Vicepremier Italiano Luigi Di Maio) hanno attaccato in modo particolare l’articolo 11 e l’articolo 13 della direttiva. Il primo articolo, denominato anche – in modo improprio – link tax, prevede l’onere a carico dei provider digitali (Google, Facebook, Twitter, ecc…) di remunerare gli editori per l’uso delle loro pubblicazioni. Sarà sempre concesso ai provider di internet di pubblicare, senza alcun costo, il link con una breve descrizione del contenuto ma, se la normativa verrà definitivamente approvata, non sarà più possibile pubblicare gratuitamente il link accompagnato da un breve trafiletto. Il cittadino, invece, non subirà alcuna limitazione o divieto essendo sempre possibile la condivisione di hyperlink per l’utente. La scelta mira ad evitare che Google News, Facebook e altri aggregatori di contenuti possano sfruttare l’enorme forza contrattuale per poter “obbligare” gli editori a fornire gratuitamente i loro contenuti. Una normativa simile è stata introdotta negli anni scorsi in Spagna, tuttavia, in quel caso Google News preferì porre fine alla propria attività nel paese iberico. Appare improbabile che Google possa rinunciare invece all’intero mercato unico europeo. Per approfondire il tema delle sfide sul diritto d’autore consigliamo il volume: “Il nuovo diritto d’autore -La tutela della proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale”

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Da qui la scelta di intervenire a livello comunitario. L’eventuale remunerazione avrà ricadute dirette sugli autori che avranno il diritto di rivedere i compensi che l’editore gli corrisponderà in particolar modo nel caso in cui il compenso iniziale sia oggettivamente sproporzionato rispetto all’introito incassato grazie all’opera. L’articolo 13, invece, prevedere che i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online svolgono un atto di comunicazione al pubblico. Essi concludono pertanto accordi equi e adeguati di licenza con i titolari dei diritti. In concreto, le piattaforme come Google, Facebook, Twitter, Youtube ecc. per poter utilizzare contenuti protetti dal diritto d’autore avranno l’onere di ottenere o una licenza dai titolari dei diritti o, comunque, prevedere un equo compenso per l’uso delle opere protette dal diritto d’autore. Al fine di evitare la pubblicazione di contenuti protetti dal diritto d’autore (oggetto di copyright) e sprovvisti di licenza/accordo con l’autore queste piattaforme dovranno dotarsi di un sistema di filtro, simile a quello già utilizzato da Youtube, che permetterà di selezionare e monitorare i contenuti. Inoltre, la normativa prevede la possibilità per l’utente di un meccanismo di garanzia essendo il prestatore di servizio obbligato ad organizzare un sistema di reclamo rapido ed efficiente cui l’utente potrà rivolgersi per ottenere la pubblicazione del contenuto, non protetto dal diritto d’autore, ed erroneamente censurato. Inoltre, tutte le organizzazioni aventi natura non commerciale (ad esempio Wikipedia) e gli open source (GitHub) saranno esclusi dagli obblighi sopra esposti al pari dei meme quali, ad esempio, le parodie. Come sopra anticipato gli artisti titolari del diritto d’autore avranno la facoltà di richiedere una corretta remunerazione all’editore e, nel caso di inattività dello stesso, di recedere dal contratto (art. 14). In concreto, la ratio della nuova direttiva sul diritto d’autore, sommariamente sopra analizzata, mira a tutelare giornalisti e artisti europei che, sempre più frequentemente, vengono remunerati in maniera oggettivamente poco soddisfacente. Il rischio di censura da più parti paventate è escluso in radice tenuto conto che, non soltanto il cittadino è – più che comprensibilmente – libero di condividere hyperlink ma che sono escluse dagli obblighi sopra esposti tutte le attività non lucrative, gli Open Source e, soprattutto, le piccole e medie imprese ivi comprese le start up. In sostanza, la norma – sicuramente perfettibile – tenta di colpire i grandi colossi americani che negli anni hanno potuto realizzare enormi profitti nel mercato comunitario, peraltro godendo di tassazione minime attraverso meccanismi di tax planning, erodendo il margine degli editori e degli artisti europei.

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