Note a margine dell’ordinanza delle Sezioni Unite Civili n. 21661 del 13 Ottobre 2009 sulla competenza ex art. 20 c.p.c. in materia di risarcimento del danno da diffamazione ad opera dei mezzi di comunicazione di massa

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L’ordinanza in commento pone fine, una volta per tutte, all’annosa e dibattuta questione relativa alla determinazione del foro competente in materia di risarcimento del danno da diffamazione online. L’ordinanza delle Ss.Uu., in realtà, pur prendendo le mosse da un caso di diffamazione scaturita dal contenuto lesivo di trasmissioni televisive, giunge a conclusioni generali e applicabili “ …omissis…alla competenza su tutte le domande di risarcimento dei danni derivanti da pregiudizi dei diritti della personalità recati da mezzi di comunicazione di massa…omissis…”. L’esigenza di pervenire ad una soluzione univoca e, in quanto tale, rispettosa dell’articolo 25 della Costituzione, è stata più volte evidenziata dalla Suprema Corte e posta a fondamento della propria statuizione.
L’intervento delle Sezioni Unite si è reso necessario a fronte dei contrapposti orientamenti giurisprudenziali esistenti in materia e meritevoli, in questa sede, di analitico – seppur breve -approfondimento. Al riguardo sembra opportuno segnalare che, entrambe le impostazioni, prendono lo spunto dall’art. 20 c.p.c. in base al quale “…omissis…per le cause relative a diritti di obbligazione è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l’obbligazione dedotta in giudizio…omissis…”.

I primi arresti giurisprudenziali in materia di diffamazione perpetrata a mezzo stampa periodica, con diverse sentenze succedutesi negli anni ’90 (ex multis cfr. Cass. n. 6148/1992[1] e in senso conforme Cass. n. 3733/1995), individuavano il forum commissi delicti nel luogo di pubblicazione del periodico ovvero in quello di collocazione degli studi televisivi di trasmissione. La ratio ispiratrice delle citate sentenze era quella di individuare un criterio oggettivo unico al fine di consentire una lettura dell’art. 20 c.p.c. in senso conforme al principio di precostituzione del giudice naturale.
La considerazionedella maggiore potenzialità lesiva delle forme di diffamazione perpetrate attraverso la stampa e/o il mezzo televisivo, infatti,  avrebbe consentito, ragionando in maniera diversa, di duplicare oltremodo – essendo diversi i luoghi dove l’evento dannoso avrebbe potuto verificarsi – le scelte possibili da parte dell’attore/danneggiato.
A tale impostazione, a partire dal decennio successivo[2], iniziò a contrapporsi il diverso orientamento in base al quale il forum commissi delicti, ex art. 20 c.p.c., doveva essere considerato il luogo di “verificazione dei lamentati danni” e, dunque, il luogo di domicilio della persona danneggiata. In tal modo l’adeguamento all’art. 25 della Costituzione veniva ugualmente garantito e, inoltre, si agevolava il danneggiato consentendo allo stesso di adire il giudice del luogo dove maggiormente la lesione all’onore, la reputazione e la dignità era sentita.
 
Il revirement giurisprudenziale appena descritto imputabile, presumibilmente, allo sviluppo esponenziale della rete come mezzo di comunicazione di massa e alle difficoltà interpretative che ne sono derivate[3], è stato <<premiato>> dall’ordinanza delle Sezioni Unite oggetto del presente commento.
I giudici della Suprema Corte hanno, pertanto, definitivamente sancito la validità dell’orientamento più recente, affermando – dunque – la competenza del giudice del luogo dove il danneggiato ha il proprio domicilio o, in subordine, la residenza. La Corte arriva ad un tale convincimento a seguito della disamina della struttura dell’illecito aquiliano e delle sue differenze rispetto a quello penale.
Osservano le Sezioni Unite che l’obbligazione risarcitoria extracontrattuale non sorge, come in ambito penalistico, a seguito del mero verificarsi dell’evento, ma solo a seguito del prodursi effettivo del danno, sua “conseguenza immediata e diretta”[4]. Alla luce di queste considerazioni è evidente che il diritto al risarcimento sorge non dove potenzialmente si è verificato un fatto lesivo, ma dove il danno si sia verificato con effettività ovvero nei luoghi (domicilio o residenza) dove la lesione della dignità e della reputazione della vittima sono più intensi.
 
Le Sezioni Unite, infine, prendendo le mosse dal caso sottoposto alla loro attenzione, intraprendono uno studio sistematico di diverse leggi nazionali e sovranazionali[5] al fine di enunciare un principio generale, in materia di competenza territoriale sulle domande di natura risarcitoria, di chiara importanza. Secondo la Corte, infatti, si può considerare esistente nel nostro ordinamento “….omissis…un principio generale, che in caso di squilibrio sostanziale delle parti, utilizza il foro del danneggiato o, comunque, della parte debole, come misura riequilibratrice e pertanto autorizza l’interprete, nel caso dubbio a preferire analoga soluzione…omissis…”.
Alla luce di questo importante principio, indipendentemente dalla lettura – pur se ormai pacifica – dell’art. 20 c.p.c, la qualità di vittima di una diffamazione online, ad esempio, sarebbe sufficiente ad ancorare, ratione personae, la competenza nel foro del domicilio del danneggiato. Solo in tal modo, infatti, può essere attenuato lo <<squilibrio delle posizioni>> esistente tra chi utilizza un mezzo di comunicazione di massa per commettere un illecito e chi, invece, non può che subirne passivamente le conseguenze. In tale ottica appare giustificato, dunque, consentire al danneggiato di adire il giudice del luogo del proprio domicilio, in modo da agevolare la sua difesa oltreché da un punto di vista temporale, anche in considerazione di un minore esborso economico.
 
 
 
Avv. *****************
 
 
 
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Corte di Cassazione Sezioni Unite Civile, Ordinanza del 13 ottobre 2009, n. 21661
 
REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONI UNITE CIVILI

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. **************** – Primo Presidente

Dott. GEMELLI Torquato – Presidente Aggiunto

Dott. VITTORIA Paolo – Presidente di sezione

Dott. VIDIRI Guido – Consigliere

Dott. ***************** – Consigliere

Dott. ********* DI *********** – Consigliere

Dott. SALME’ Giuseppe – rel. Consigliere

Dott. ************* – Consigliere

Dott. ***************** – Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

…omissis…

RITENUTO IN DIRITTO

1. Il problema dell’individuazione del giudice del luogo ove e’ sorta l’obbligazione risarcitoria, competente ai sensi dell’articolo 20 c.p.c. in relazione alle domande dirette a far valere la lesione dei diritti della personalita’ mediante l’uso di mezzi di comunicazione di massa, ha formato oggetto di ripetuti interventi di questa corte, inizialmente con riferimento alla stampa, periodica e non (cass. n. 6148/1992, 3733/1995, 5374/1995, 7037/1997, 5299/1999, 13042/1999, 4599/2000, 10120/2000). Dopo aver osservato che l’evento dannoso non puo’ ritenersi localizzato esclusivamente nel luogo in cui il titolare del diritto leso ha il suo domicilio, ma deve considerarsi verificato in tutti i luoghi in cui la pubblicazione viene diffusa, anche se non puo’ disconoscersi che il luogo del domicilio sia quello in cui l’evento dannoso assume maggiore rilevanza, si e’, tuttavia, ritenuto che la diffusione dell’evento su tutto il territorio nazionale impone, in ossequio al principio affermato dall’articolo 25 Cost., di limitare la scelta della competenza ad un luogo certo e individuabile in base a un criterio oggettivo unico che non puo’ che essere quello in cui il periodico e’ pubblicato perche’ in detto luogo la notizia stampata diviene per la prima volta pubblica e percio’ idonea a pregiudicare l’altrui diritto. Tale conclusione e’ stata poi estesa anche all’ipotesi di lesione alla reputazione conseguente alla diffusione di una trasmissione televisiva, individuandosi il luogo nel quale sorge l’obbligazione risarcitoria nella localita’ ove sono situati gli studi televisivi nei quali viene realizzato e diffuso il programma televisivo, poiche’ e’ in tale luogo ed in tale momento che la notizia diviene pubblica e percio’ idonea pregiudicare l’altrui diritto, cosi’ realizzandosi l’illecito nella sua interezza, come fatto costituito dal comportamento e dall’evento dannoso ad esso collegato da nesso di causalita’ non potendosi fare applicazione della Legge 6 agosto 1990, n. 223, articolo 30, comma 5, recante la disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato, secondo la quale, per i reati di diffamazione attraverso trasmissioni consistenti nell’attribuzione di un fatto determinato, il foro competente e’ determinato dal luogo di residenza della persona offesa, trattandosi di norma speciale relativa alla competenza in materia penale in ordine a specifica ipotesi di reato, che non puo’ essere invocata in relazione all’individuazione del giudice competente in materia di controversie civili.

2. L’orientamento ora indicato ha formato oggetto di riesame, in un primo momento, con riferimento all’ipotesi di offesa della reputazione realizzata con l’utilizzazione di un sito o un newgroup internet (Cass. n. 6591/2002), rispetto alla quale, essendo inutilizzabile il criterio del luogo di prima pubblicazione, sono stati anche esclusi sia quello dell’immissione della notizia diffamatoria nella rete (che, fino all’accesso al sito dei visitatori, non costituisce ancora evento dannoso: Cass. 17 novembre 2000, Dulberg), sia quello dell’accesso del primo visitatore (perche’ di difficilissima se non impossibile individuazione), e, per entrambe le ragioni esposte, anche quello del luogo in cui e’ situato il server (che puo’ essere collocato in qualsiasi parte del mondo) in cui il provider alloca la notizia. Non potendosi, inoltre, neppure ritenere che la lesione della reputazione possa verificarsi in tutti i luoghi in cui e’ avvenuta la diffusione della notizia, perche’ l’individuazione del giudice competente sarebbe conseguentemente rimessa all’assoluta liberta’ dell’attore, invece di essere ancorata ad elementi oggettivi predeterminati, come richiesto dall’articolo 25 Cost., l’esigenza di fissazione di un criterio unico e certo di determinazione del luogo ove sorge l’obbligazione risarcitoria conseguente a lesione della reputazione con notizie diffuse in internet e’ soddisfatta con l’indicazione come competente del giudice del luogo di domicilio del soggetto che e’ stato effettivamente (e non solo potenzialmente) danneggiato, perche’, essendo il domicilio la sede principale degli affari e degli interessi, in tale luogo si sono principalmente verificati gli effetti pregiudizievoli dell’offesa alla reputazione. Alla stessa conclusione e’ pervenuta cass. n. 22586/2004 con riferimento alla lesione della reputazione conseguente alla diffusione di una trasmissione televisiva, sulla base di un’argomentazione che recepisce e completa, anche dal punto di vista sistematico, quelle esposte con l’ordinanza n. 6591/2002, nonche’ cass. n. 18665/2005 (avente ad oggetto la diffusione di notizie offensive da parte di un’agenzia di stampa) e n. 22525/2006 (in ipotesi di corrispondenza inviata contemporaneamente a piu’ destinatari).

3. Mentre gli orientamenti riassunti in precedenza, avendo dato luogo, con specifico riferimento alle lesione della reputazione a mezzo trasmissioni televisive (cass. n. 9369/2000 e n. 22586/2004), a un "contrasto" diacronico, potrebbero ritenersi una naturale evoluzione della giurisprudenza, un reale contrasto sincronico, che sollecita l’intervento compositivo di queste sezioni unite, si e’ verificato riguardo alla individuazione della competenza sulle domande risarcitorie per lesione della reputazione a mezzo pubblicazioni a stampa. Infatti, mentre Cass. n. 18544/2007 ha fatto applicazione del criterio del domicilio del danneggiato, estendendo il principio elaborato dalla giurisprudenza piu’ recente al di la’ delle fattispecie concrete in relazioni alle quali e’ stato enunciato, Cass. n. 12234/2007, ritenendo decisiva la diversa natura del mezzo di comunicazione ha riaffermato il tradizionale criterio del luogo ove e’ avvenuta la stampa (nella specie di un quotidiano).

4. Ritengono queste sezioni unite, con riferimento all’ipotesi oggetto del presente ricorso (lesione di diritti della personalita’ per mezzo di trasmissione televisiva), ma sulla base di argomentazioni che rendono il principio estensibile alla competenza su tutte le domande di risarcimento dei danni derivanti da pregiudizi dei diritti della personalita’ recati da mezzi di comunicazione di massa, che la competenza in tali casi debba essere del giudice del luogo di domicilio (o della sede della persona giuridica) o, in caso sia diverso, anche del giudice della residenza del danneggiato.

Si deve, innanzi tutto, condividere il rilievo, comune ad entrambi gli orientamenti in contrasto, che non e’ possibile indicare come criterio di competenza territoriale fondato sull’identificazione del luogo in cui e’ sorta l’obbligazione risarcitoria per lesione di diritti della personalita’ consumata con l’utilizzazione dei mezzi di comunicazione di massa quello che attribuisca all’attore la assoluta liberta’ di convenire il danneggiante in uno qualsiasi dei luoghi in cui la notizia o il giudizio pregiudizievole sono stati diffusi, poiche’ tale conclusione contrasta con la garanzia costituzionale della precostituzione del giudice, di cui all’articolo 25 Cost., la quale richiede che i criteri di competenza siano dettati dalla legge preventivamente e non in vista di singole controversie e abbiano natura generale e oggettiva. Conseguentemente, l’interpretazione dell’articolo 20 c.p.c. deve portare al risultato di ancorare la competenza a un luogo certo e ben individuato, escludendo una competenza "ambulatoria".

Del pari non e’ accettabile la tesi, sostenuta da una parte della giurisprudenza di merito, secondo la quale le difficolta’ di individuazione del luogo in cui sorge l’obbligazione dedotta in giudizio (con riferimento alle offese a mezzo notizie diffuse su internet, per le quali e’ estremamente difficile per il danneggiato individuare dove il primo visitatore abbia effettuato l’accesso alla rete) dovrebbe portare a ritenere inapplicabile il foro facoltativo e cioe’ ad abrogare la norma.

5. L’indispensabile premessa dell’identificazione del luogo ove sorge l’obbligazione risarcitoria e’ l’accertamento della struttura della fattispecie dell’illecito extracontrattuale.

Anche su tale aspetto si e’ verificata un’evoluzione della dottrina e della giurisprudenza che, partendo da una concezione dell’illecito aquiliano sovrapponibile a quella dell’illecito penale, i cui elementi sono rappresentati dalla condotta, dal nesso di causalita’ e dall’evento lesivo, concezione dalla quale derivava l’identificazione del luogo in cui sorgeva l’obbligazione risarcitoria con quello in cui si verifica l’evento, ha successivamente messo in evidenza che la peculiarita’ dell’obbligazione da illecito civile consiste in cio’ che il "fatto" (condotta, nesso di causalita’, evento) e’ condizione necessaria per la nascita dell’obbligazione stessa, ma non e’ anche condizione sufficiente, essendo necessario che dal "fatto" sia derivato come conseguenza immediata e diretta anche un danno.

In particolare, nell’ambito delle lesioni dei diritti della persona, costituzionalmente garantiti, alla concezione del danno risarcibile come danno-evento, consistente nella lesione in se’ del valore costituzionalmente garantito (in tale senso corte cost. n. 184/1986 sul danno alla salute) si e’ sostituita quella di danno-conseguenza nella quale il risarcimento ha ad oggetto il pregiudizio, anche di natura non patrimoniale, conseguente alla lesione (in tal senso v. anche corte cost. n. 233/2003).

Ne deriva che, a differenza da quanto ritenuto dall’orientamento piu’ risalente, l’obbligazione risarcitoria non nasce nel momento e nel luogo in cui si verifichi un fatto potenzialmente idoneo a provocare un danno, ma solo nel momento e nel luogo in cui il danno risarcibile si verifica effettivamente.

6. Ulteriore conseguenza che deriva da una corretta individuazione della struttura dell’obbligazione risarcitoria e’ non solo l’irrilevanza della mera pubblicazione dello stampato, ove dalla stessa non derivi anche un effettivo pregiudizio delle situazioni giuridiche soggettive dedotte, ma anche, del pari, l’irrilevanza della semplice produzione della trasmissione televisiva, essendo necessaria la messa in onda, cosi’ come l’irrilevanza della semplice allocazione della notizia o del giudizio sul server, essendo invece rilevante l’accesso effettivo alla rete.

Rispetto alla televisione e a internet (cosi’ come alla messa in rete delle note di agenzie giornalistiche), media che diffondono le notizie e i giudizi "a raggiera" e, sostanzialmente, in modo contestuale, non puo’ quindi operare la presunzione di priorita’ temporale della pubblicita’ della notizia che si verifica nel luogo di stampa, e si pone, come si e’ effettivamente posta prioritariamente nell’esperienza giurisprudenziale, l’esigenza di identificare un unico luogo certo nel quale si verifichi il pregiudizio effettivo. Tale luogo e’ certamente quello in cui il danneggiato aveva il domicilio al momento della diffusione della notizia o del giudizio lesivi, perche’ la lesione della reputazione e degli altri beni della persona e’ correlata all’ambiente economico e sociale nel quale la persona vive e opera e costruisce la sua immagine, e quindi "svolge la sua personalita’" (articolo 2 Cost.). Pur non potendosi escludere che, in relazione alla notorieta’ della persona, il pregiudizio possa verificarsi anche altrove e’ certo che il domicilio e’ il luogo principale nel quale gli effetti negativi, patrimoniali e non patrimoniale si verificano. Inoltre, nel caso di diversita’ del luogo del domicilio e di quello della residenza, il pregiudizio puo’ verificarsi cumulativamente in entrambi i luoghi con la conseguenze facolta’ dell’attore di adire sia il giudice del domicilio che quello, se diverso, della residenza.

7. La duplice esigenza di attribuire rilievo non alla mera potenzialita’ dannosa, ma al pregiudizio effettivo, e di individuare un unico luogo certo in cui si possa ritenere sorta l’obbligazione risarcitoria, consente di superare l’indirizzo risalente che, nel caso di lesione della reputazione per mezzo della stampa, ha identificato tale luogo con quella di pubblicazione attribuendo valore decisivo anche in tal caso al domicilio (e alla residenza) del danneggiato, come luogo in cui certamente e principalmente si e’ verificato il danno risarcibile (cass. n. 18544/2007).

L’obiezione che alla conclusione raggiunta e’ stata a volte opposta, consistente nel rilievo che il domicilio (come la residenza) al momento in cui la notizia o il giudizio lesivo sono stati diffusi puo’ essere diverso da quello al momento della proposizione della domanda e’ agevolmente superabile con l’osservazione che, indipendentemente dalla natura istantanea o permanente del danno, la relativa obbligazione risarcitoria, il cui oggetto dovra’ tenere presente, appunto, la diversa natura del pregiudizio, comunque nasce nel momento e nel luogo in cui il pregiudizio si e’ consumato o ha iniziato a consumarsi. Ne’ l’individuazione della residenza e del domicilio (o della sede dell’ente collettivo) presenta difficolta’ di accertamento e prova dei fatti maggiore di quelli posti da qualsiasi altro criterio di collegamento.

8. Confortano invece le conclusioni raggiunte alcuni rilievi di ordine sistematico tratti dall’analisi di alcune specifiche norme, non certo per affermarne l’applicabilita’ in via diretta o analogica, ma per enucleare un principio generale in tema di competenza territoriale sulle domande di natura risarcitoria (contrattuali o extracontrattuali) fondato sull’esigenza di riequilibrare sul piano processuale, attraverso la previsione di un foro facoltativo coincidente con il domicilio dell’attore, lo squilibrio tra le parti in causa in favore della parte socialmente piu’ debole.

Puo’ quindi venire in considerazione, innanzi tutto la Legge 6 agosto 1990, n. 223, articolo 30, commi 4 e 5, che individua il giudice territorialmente competente per i reati di diffamazione consistenti nell’attribuzione di un fatto determinato, commessi attraverso l’impiego del mezzo radiotelevisivo, con riferimento al luogo di residenza della persona offesa. Nel dichiarare infondata la questione di costituzionalita’ la corte costituzionale, con sentenza n. 42/1996, osservo’ che la disciplina e’ giustificata dalla "particolare natura, o, se vogliamo, nella particolare forza e diffusivita’ del mezzo impiegato, suscettibile di manifestare, anche in relazione all’ampiezza della platea dei destinatari del messaggio, una potenzialita’ lesiva nei confronti della persona e della sua reputazione di gran lunga superiore a quella di qualsivoglia altro strumento di comunicazione di massa. Da qui l’esigenza di attenuare l’evidente squilibrio delle posizioni che, nell’azione diffamatoria consistente nell’attribuzione di un fatto determinato, e’ dato constatare tra chi, attraverso l’impiego del mezzo radiotelevisivo, commette il reato e chi del reato si trova, invece, a subire le conseguenze lesive. Su questo piano, l’individuazione del giudice competente con riferimento al luogo di residenza della persona offesa, anziche’ al luogo di consumazione del reato, appare, dunque, giustificata, in quanto strumento destinato a rendere piu’ agevole la possibilita’ di reazione del soggetto leso che, presso il giudice del luogo della propria residenza, sara’ in grado di attivarsi a difesa della propria reputazione con minore dispendio di tempo e di risorse economiche". Da tali osservazioni si potrebbe anche dedurre che un’interpretazione dell’articolo 20 c.p.c., diversa da quella accolta, non essendo giustificata dalla diversa natura, civile o penale, dell’oggetto dei processi, potrebbe far sorgere seri di dubbi di legittimita’ costituzionale con riferimento all’articolo 3 Cost. e quindi giustifica un’interpretazione della norma processualcivilistica in senso costituzionalmente orientato. Alla stessa ratio sembrano ispirate, inoltre,: a) varie norme della convenzione di Bruxelles, del 27 settembre 1968, ratificata e resa esecutiva con Legge n. 804 del 1971, riprese nel regolamento CE 22 dicembre 2000, n. 44/2001), in particolare in tema di crediti alimentari (articolo 5, punto 2, conv.), di cause nei confronti dell’assicuratore (articolo 8, punto 2 e 9), di domande risarcitorie (articolo 5, punto 3 conv., come interpretato dalla corte di giustizia delle comunita’ europee, fin dalla sentenza 30 novembre 1976, ***** de potasse d’Alsace e successivamente, con specifico riferimento alle cause di risarcimento del danno da diffamazione a mezzo stampa, con la sentenza 7 marzo 1995, in causa C n. 68/93: sentenze, tuttavia che in alternativa al foro del luogo in cui la vittima assume di avere subito la lesione alla sua reputazione ammettono anche quello del luogo ove e’ stabilito l’editore o dove la pubblicazione e’ stata diffusa); b) Decreto Legislativo n. 50 del 1992, articolo 12, il Decreto Legislativo n. 185 del 1999, articolo 14, l’articolo 1469 c.c., n. 19, in tema di foro del consumatore; c) l’articolo 33 della conv. di Montreal del 28 maggio 1999, ratificata con legge n. 12 del 2004, in tema di azione risarcitoria per morte o lesione conseguenti a disastri aerei.

In conclusione, nell’ordinamento (nel quale accanto alle norme di provenienza nazionale coesistono norme provenienti da fonti normative o negoziali internazionali) appare essere contenuto un principio generale che, in caso di squilibrio delle posizioni sostanziali delle parti, utilizza il foro del danneggiato o, comunque, della parte debole, come misura riequilibratrice e pertanto autorizza l’interprete, nel caso dubbio a preferire analoga soluzione.

In conclusione deve essere dichiarata la competenza del tribunale di Napoli.

Nulla sulle spese non avendo gli intimati svolto attivita’ difensiva.

P.Q.M.

La Corte, pronunciando sul ricorso, dichiara la competenza del tribunale di Napoli.

 



[1]La massima è chiarissima: “…omissis…In tema di risarcimento di danno extracontrattuale, per lesione del diritto alla reputazione conseguente alla pubblicazione di un articolo su stampa periodica, territorialmente competente a decidere la causa a norma dell`art. 20 cod. proc. civ. e`, alternativamente, il giudice del luogo ove il quotidiano e` stampato e dove la notizia diviene per la prima volta pubblica e percio` idonea a pregiudicare l`altrui diritto ("forum commissi delicti"), ovvero il giudice del luogo ove il danneggiante ha la residenza o il domicilio ("forum destinatae solutionis"), essendo l`obbligazione da fatto illecito un debito di valore il cui adempimento va effettuato al domicilio che il debitore aveva al tempo della scadenza…omissis…”.
[2]Cfr. Cass. 6591/2002: “…omissis… In tema di risarcimento del danno extracontrattuale, patrimoniale e morale, per lesione del diritto alla reputazione di una persona giuridica, compiuta mediante l’inserimento nella rete telematica ("internet"), attraverso un "newsgroup", di frasi offensive, il "forum commissi delicti", ai fini della individuazione del giudice territorialmente competente a decidere la causa a norma dell’art. 20 cod. proc. civ., va individuato nel luogo di verificazione dei lamentati danni in conseguenza dell’evento diffamatorio, e quindi coincide con il luogo in cui il soggetto offeso ha il proprio domicilio, atteso che, essendo il domicilio la sede principale degli affari e degli interessi, esso rappresenta il luogo in cui si realizzano le ricadute negative dell’offesa alla reputazione…omissis…”
[3]Diverse pronunce, al fine di individuare la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. per il risarcimento da affermazione diffamatoria contenuta in un sito internet, si riferivano al luogo di collocazione del "server" sul quale le pagine contenenti le dichiarazioni diffamanti erano state caricate, cfr. Tribunale di Lecce 24 febbraio 2001. Tale principio rendeva oltremodo difficile per l’attore individuare il locus commissi delicti, anche in considerazione del fatto che – spesso – il server era collocato oltre i confini nazionali.
[4]In un passaggio fondamentale dell’ordinanza n. 21661/09 la Corte osserva che “…omissis…alla concezione del danno risarcibile come danno-evento, consistente nella lesione in sé del valore costituzionalmente garantito, si è sostituita quella di danno-conseguenza nella quale il risarcimento ha ad oggetto il pregiudizio, anche di natura non patrimoniale, conseguente alla lesione (in tal senso v. anche Corte Costituzionale n. 233/03)…omissis…” .
[5]Cfr. al riguardo art. 30, commi 4 e 5, legge 223/1990; art. 12 d. Lgs. 50/1992; art. 14 D.lgs 185/1999; art. 1469 c.c. n. 19; art. 33 Convenzione di Montreal del 1999.

Salvioni Riccardo

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