Minniti, in audizione alla Camera, parla della sua idea di sicurezza e delle quattro ragioni che impongono la cooperazione con la polizia locale.

Costa Cosimo 01/11/17
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Il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, nel corso dell’audizione del 19 settembre 2017 a Palazzo San Macuto, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta esprime la sua idea “sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie”.

Il Ministro non si sofferma sui contenuti del “decreto sulla sicurezza urbana”, piuttosto gli preme sottolineare quale filosofia abbia portato il Governo a presentare un decreto su tali questioni e quali siano le ragioni che la sostengono.

La prima ragione. L’idea è “quella di cercare di costruire e di mettere in campo un nuovo modello di sicurezza per il nostro Paese, che fosse fondato su un asse strategico tra lo Stato e i poteri locali”.

Per Minniti è questo il cuore della questione, perché se davvero si vuole affrontare il tema della sicurezza dell’Italia, lo si deve fare attraverso una forte cooperazione tra gli organismi e le istituzioni di carattere nazionale e i poteri locali, non essendo possibile stabilire un unico modello di intervento tra realtà territoriali differenti. “Per avere un sistema che funzioni”- spiega Minniti- “abbiamo bisogno che il Ministero dell’interno gestisca e fornisca le linee-guida dell’attività di sicurezza nazionale, come è previsto per legge, e che, contemporaneamente, tutto ciò possa tradursi in una cooperazione concreta con chi il territorio lo conosce meglio e con chi ha le responsabilità di governo di quel territorio”.

Da tali considerazioni nasce l’idea di un progetto che abbia quale fondamento una forte alleanza strategica tra Stato, sindaci e polizia locale.

La seconda ragione per cui è fondamentale questo tipo di rapporto collaborativo, sta in una visione  illuminata di sicurezza, che non guarda solo all’ordine pubblico.

Garantire la sicurezza del territorio vuol dire, infatti, “utilizzare e praticare più politica”. Per garantire la sicurezza di una piazza- spiega il Ministro– “è importante che quella piazza sia presidiata dalle forze di polizia. Tuttavia, è altrettanto importante che essa sia illuminata, che sia dentro un sistema di sviluppo urbanistico equilibrato, che sia al centro anche di un progetto di integrazione sociale. Tutte queste cose, come voi comprendete, sono cose che non può fare da solo il Ministero dell’interno. Nascono invece dalla cooperazione tra le istituzioni nazionali e territoriali”.

La terza ragione che ha portato il Governo a ideare un nuovo modello di sicurezza per l’Italia, fondato sulla cooperazione con la polizia locale, sta nel superamento di un modello di sicurezza incentrato solo sui centri urbani: l’Italia è profondamente cambiata ed è cambiato anche fisicamente il paesaggio abitativo del nostro Paese. “Abbiamo una diffusione sul territorio di nuove sedi abitative e abbiamo lo straordinario problema delle periferie”- evidenzia  Minniti- “sulle quali il Ministero dell’interno ha posto e intende porre un elemento di fortissima attenzione”.

La quarta ragione per cooperare sta nel bisogno di rafforzare il controllo del territorio per far fronte alle minacce per la sicurezza (“minaccia terroristica, ma anche ad altri tipi di minacce”). E a tale proposito il Ministro- per far capire come anche l’attività più complessa di carattere terroristico possa impigliarsi in una normale attività di controllo del territorio- ricorda la vicenda avvenuta nel dicembre scorso a Sesto San Giovanni, con la neutralizzazione di Anis Amri, da parte di una normale pattuglia della Polizia di Stato in servizio di controllo del territorio.

Il Ministro ritiene particolarmente importante che tale controllo avvenga nel rispetto di due “princìpi”: il massimo livello di complementarità tra le varie forze di polizia, e la cooperazione tra le forze di polizia nazionale e le polizie locali.

Queste le sue parole: La cooperazione fra le forze di polizia nazionali e quelle locali è un elemento cruciale per il controllo del territorio. Abbiamo molto sensibilizzato i prefetti, perché nel rapporto con i sindaci e nel rapporto con i comitati provinciali e metropolitani per la sicurezza pubblica, si ragionasse insieme per avere misure di controllo del territorio che fossero compatibili con la vivibilità delle città”.

A proposito della necessaria collaborazione fra il livello nazionale e il livello locale, degna di rilievo è la domanda posta dall’on.le Vincenzo Piso al Ministro a margine del suo intervento: le chiedo se può fornire dati più precisi e puntuali rispetto a quest’operatività: in quale modo si può cercare di far collaborare e su quali temi i diversi livelli di polizia? Glielo chiedo fermo restando che, secondo me, bisognerebbe operare specialmente a livello locale…  con un riordino che vada verso una razionalizzazione con competenze e investimenti per una maggiore qualità”.

Il Ministro, in merito al rapporto con la polizia locale, informa che il Governo ha già elaborato le linee guida, che la Conferenza unificata sta valutando, con le quali ha posto tre rilevantissime questioni: scambio informativo tra forze di polizia nazionale e forze di polizia locale, cuore della questione; interconnessione delle sale operative tra polizie locali e polizia nazionale;  lavorare intorno alla gestione comune degli impianti tecnologici e, in particolare, della videosorveglianza, prevedendo anche elementi di formazione comune tra forze di polizia nazionale e forze di polizia locale. “Se in quest’ambito”- afferma Minniti- “il Parlamento dovesse decidere di andare avanti sulla legge nazionale per le polizie locali, per quanto ci riguarda, non solo non la consideriamo un ostacolo, ma la guardiamo con favore”.

 

 

Dott. Cosimo Costa

Comandante della Polizia municipale del comune di Vittoria (RG)

 

 

 

Costa Cosimo

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