Manovra economica 2011 (D.L. 98/2011): categorie professionali contro le liberalizzazioni selvagge

Redazione 15/07/11
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Critiche al Governo sono arrivate da tutte le categorie per l’inserimento, in seno alla manovra correttiva attualmente all’esame delle Camere per la conversione in legge, del contestatissimo emendamento che introduceva nel testo della manovra un importante articolo 39bis intitolato «Liberalizzazioni delle attività professionali e d’impresa» che, in virtù di una politica di tagli, imponeva modifiche allo stato attuale della disciplina dell’accesso alle professioni, prevedendo la soppressione dell’esame di Stato e la sua sostituzione con tirocini formativi e praticantato. La liberalizzazione delle professioni era contenuta nelle bozza del decreto prima della sua approvazione dal Consiglio dei Ministri, ma poi è stata stralciata pensandosi ad un disegno di legge delega e il testo approvato non la contiene. Il tentativo operato dal Governo è stato ora quello di reinserire in extremis detta liberalizzazione nel testo della manovra oggetto di conversione, suscitando però le critiche dei vari Ordini professionali e di una stessa parte della maggioranza, che ha minacciato di non votare il provvedimento in aula se la norma non fosse stata ritirata.

Il primo comma dell’art. 39bis stabiliva che l’accesso alle professioni e il relativo esercizio si fondassero sul principio della libera impresa; il secondo comma prevedeva che le limitazioni all’accesso e all’esercizio della professione dovessero essere intese in senso “restrittivo” mentre di tutta una serie di “restrizioni” vigenti (es. numero chiuso limitazione da parte dell’amministrazione di licenze e autorizzazioni, limitazioni geografiche; regolamentazione sulle quote societarie; imposizione di minimi tariffari ecc.) veniva sancita l’abrogazione in via automatica entro 6 mesi dall’approvazione della Manovra.

I fautori del mantenimento degli Ordini adducono tra le motivazioni principali la necessità di una barriera per evitare la sovra-rappresentazione di una professione e la necessità di assicurare un certo reddito attraverso l’imposizione di tariffe minime che senza l’ordine non sarebbe possibile istituire. Oltretutto, l’abolizione dell’esame di Stato per alcune professioni e degli Ordini causerebbe una perdita di qualità nei servizi professionali che, insieme all’etica, costituisce il presupposto per la tutela del consumatore e dei beni comuni.

Dure critiche sono pervenute anche dal Consiglio nazionale forense (Cnf) agli emendamenti apportati al D.L. 98/2011, il quale sottolinea come l’equiparazione della libertà professionale a quella d’impresa sarebbe contraria alla Costituzione e alla Carta europea dei diritti fondamentali. Il testo della manovra, peraltro, assolve a finalità del tutto diverse, mirando alla stabilità economica del Paese. Con l’inserimento di previsioni relative alla liberalizzazione delle professioni, le quali andrebbero più approfonditamente discusse in Parlamento, si rischia di concretizzare un abuso della decretazione d’urgenza.

Sulle stesse posizioni del Cnf è anche L’Organismo unitario dell’Avvocatura (Oua), che ha attaccato duramente la presentazione, all’interno della manovra economica, dell’emendamento che prevede un processo di demolizione del sistema libero professionale.

L’effetto della levata scudi contro il Governo è stato quello di una rettifica del testo originario dell’emendamento, formulandosi una sorta di differenziazione tra le professioni e gli ordini che prevedono l’esame di Stato (medici, avvocati, architetti, farmacisti, agronomi laureati, dottori commercialisti, notai ecc.) da «salvare» e gli altri albi minori. Le categorie interessate avranno 8 mesi di tempo per concordare con il Governo delle proposte di liberalizzazione; trascorso invano detto periodo, tutto ciò che non sarà regolamentato sarà «libero».

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