Manovra bis verso la fiducia

Redazione 31/08/11
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Decisione domani in Consiglio dei Ministri, in arrivo il maxiemendamento di maggioranza. Ancora in discussione le modalità di intervento sugli enti locali. E le autonomie in coro chiedono più coraggio sugli interventi

 

Articolo di Fortunato Laurendi tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it

 

Manovra bis, domani è il giorno decisivo. Sarà infatti il Consiglio dei Ministri convocato alle 9,30 a decidere se autorizzare il ricorso alla fiducia sul decreto-legge n. 138 del 2011. L’intenzione dell’Esecutivo è di percorrere questa strada, garantendo il dibattito in Commissione al Senato sulla manovra e arrivando in Aula poi con un testo blindato. Sono ancora diversi i nodi da sciogliere. Non tutte le decisioni prese lunedì nel vertice ad Arcore sono state digerite nella maggioranza. La Lega intende modificare se non cancellare la norma sul riscatto degli anni della laurea e del militare: un compromesso potrebbe essere trovato eliminando dalla platea chi ha fatto il servizio di leva e lasciando la misura sul tavolo, con alcune modifiche studiate da Sacconi per evitare che la norma sia incostituzionale. Oggi il relatore del provvedimento, Antonio Azzollini (in mattinata è prevista una riunione tra Sacconi e Calderoli) dovrebbe presentare il maxiemendamento e si capiranno meglio le intenzioni del Governo. Berlusconi, riferiscono fonti parlamentari, non è disposto ad arretrare sulla linea tenuta ieri nell’incontro di maggioranza. “Ora la manovra è più equa”, ha spiegato il Cavaliere, resistendo alle insistenze del Carroccio. Non possiamo tornare indietro sulla norma sulle pensioni, è un primo passo importante, è stato il ragionamento del premier che in ogni caso al vertice aveva chiesto un altro tipo di intervento: ovvero l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne e gli uomini. Nonostante le proteste di categorie e anche dei parlamentari della maggioranza (c’è perfino chi non è d’accordo sull’eliminazione delle agevolazioni fiscali per le cooperative e sul fatto di lasciare il contributo di solidarietà solo ai dipendenti pubblici, ovvero ai dirigenti di Stato) il Cavaliere tira dritto. I tecnici stanno lavorando su come trovare le coperture: fonti parlamentari sostengono che mancano all’appello 3 miliardi, Casini dice che ne mancano 5, e anche ieri durante il dibattito in Commissione bilancio del Senato sono emersi dubbi e perplessità in merito. Ecco perché c’è chi riferisce di un ritorno in campo dell’ipotesi di un punto di aumento dell’Iva. Il Cavaliere non avrebbe completamente abbandonato l’idea. Con il Carroccio che preme sulle pensioni e altri settori della  maggioranza che vogliono ulteriori modifiche (non è chiaro, si riflette, neanche come si intende agire sui tagli agli enti locali) Tremonti resta in silenzio. “Il professor Tremonti non è a Roma e il suo telefono non ha campo, per cui non prende”, riferisce il portavoce del ministro dell’Economia.

 

LE ASPETTATIVE DELLE AUTONOMIE
“La soddisfazione è un’altra cosa”, ma quello del Governo “è un primo passo che va incontro alle esigenze dei comuni”, ha detto il presidente facente funzioni dell’Anci, Osvaldo Napoli, commentando le ultime modifiche alla manovra economica. Parlando poco prima dell’inizio del direttivo dell’associazione dei comuni, Napoli ha spiegato che “si prospetta una riduzione della metà dei tagli agli enti locali previsti dalla manovra, e ci auguriamo che la commissione al Senato faccia un ulteriore miglioramento per ridurli del 60-70%”. Considerando che “rimane intatto il taglio ai ministeri mentre è stato ridotto del 50% per i comuni – ha aggiunto il presidente dell’Anci – credo che il Governo abbia comunque già dimostrato attenzione nei confronti degli enti locali”. “Non conosciamo nel merito gli emendamenti che il Governo intende presentare per modificare il decreto-legge 138, ma nel complesso quanto anticipato non risponde alla necessità di riequilibrare la manovra che per effetto del combinato disposto degli interventi finanziari degli ultimi due anni pesa per oltre il 50% sulle regioni e sulle autonomie locali”, ha dichiarato il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani preannunciando che le Regioni hanno già inviato ai presidenti delle Commissioni bilancio di Camera e Senato prime proposte emendative e che la Conferenza delle regioni, in programma domani a Roma, formalizzerà un ulteriore documento per riequilibrare una manovra che presenta tagli insostenibili per il sistema delle autonomie. “I tagli – spiega Errani – prefigurano una situazione che non consentirà di garantire servizi fondamentali per i cittadini. Le Regioni intendono fare la loro parte in un momento in cui il Paese richiede una forte assunzione di responsabilità, ma chiedono un riequilibrio degli interventi finanziari e chiarezza sulle conseguenze delle scelte effettuate dal Governo. I nostri emendamenti, di cui torneremo a discutere anche nel corso della Conferenza delle regioni, riguardano le necessità di assicurare i servizi per il trasporto pubblico locale, la cancellazione dei ticket sanitari, il confronto sul futuro Patto per la salute (2012-2014), dove sia precisata la corrispondenza fra le risorse e i livelli essenziali di assistenza (Lea), il sostegno alle politiche sociali che garantiscono servizi importanti per le fasce più deboli della popolazione, il Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas). Infine servono scelte chiare per lo sviluppo e la crescita, incidendo anche sugli eccessivi vincoli del Patto di stabilità. Su questi temi chiediamo un confronto aperto e urgente con il Governo. Qui non è in discussione la necessità della manovra, ma occorre – conclude Errani – un impianto che la renda sostenibile sul territorio”. La possibilità per i comuni di incassare quanto recuperato dalla lotta all’evasione fiscale “è un fatto positivo ma non basta: serve l’azzeramento dei tagli ai comuni”, sottolinea il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. L’eliminazione dei tagli, secondo il sindaco della capitale, è necessaria per dare agli enti locali “maggiore autonomia per decidere la propria politica, altrimenti ci ritroveremo a essere l’anello più debole della catena istituzionale, ovvero quelli che non riescono a dare risposte ai cittadini perché subiscono i tagli del Governo e delle regioni”. Il dimezzamento dei tagli a regioni e comuni è un segnale positivo ma non è sufficiente, rileva invece il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervistato nella trasmissione “Radio anch’io”. “Indubbiamente – ha detto il governatore – ci sono passi avanti, è stata annullata una norma sciocca che cancellava i piccoli comuni e, invece, questi vengono spinti ad accorpare le funzioni, perché lì sta il vero risparmio”. Sul dimezzamento dei tagli agli enti locali rispetto alla manovra presentata prima di ferragosto, Formigoni spiega: “Questa è la terza manovra che si abbatte su di noi in 13 mesi, con tagli che pesano per 60 miliardi sulle regioni e 15 sui comuni, anche se ci vengono tolti 3 miliardi, siamo sempre in presenza di tagli molto pesanti a fronte del fatto che lo Stato vede quasi inalterata la sua situazione”. Insomma, “bene il dimezzamento, ma molto probabilmente non è sufficiente. Mi sarei aspettato qualcosa di più coraggioso, come la messa in vendita di parte del patrimonio statale che non è strategico”. Il governatore è quindi tornato sulla sua proposta di “riordino complessivo” delle istituzioni: “Benissimo l’accorpamento delle funzioni dei comuni, bene l’eliminazione delle Province, si devono anche accorpare le Regioni. Facciamo regioni più grandi, dotate di più poteri e più concorrenziali”.

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